Nel futuro quattro poli: Torino, Detroit, Betim e Changsha

ROMA – Torino per l’Europa, con Polonia, Serbia, Turchia e Russia; la Detroit di Chrysler per il mercato del Nord Europa, con Canada e Messico; Betim in Brasile per il Sud America, con l’Argentina; la sede di Pechino e lo stabilimento che sta nascendo in Cina a Changsha per l’Asia, con l’India. Sono i quattro nodi strategici su cui potrebbe essere articolata la presenza di Fiat nel mondo, in futuro, dopo una integrazione con la statunitense Chrysler.


— Il Lingotto al centro dell’Europa — E’ Torino il naturale punto di riferimento per le attività di Fiat in Europa. Dove la produzione di auto è negli stabilimenti italiani di Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano e Val di Sangro in jv con Psa (con Termini Imerese destinato a fermare l’attività a fine 2011); Tychy in Polonia; lo stabilimento Tofas a Bursa in Turchia (jv con Ko‡); mentre in Serbia si lavora alla realizzazione dello stabilimento di Kragujevac (jv con il governo serbo). E’ in questo scenario che si colloca anche la joint venture in Russia prevista da una lettera di intenti con Sollers. Fiat nel suo complesso, (con Fiatgroup Automobiles, Maserati e Ferrari per la produzione di auto; e Fiat Powertrain, Magneti Marelli, Teksid e Comau per componenti e sistemi di produzione) dopo lo scorporo di Fiat Industrial ha (dati a fine 2009) in Italia 48 stabilimenti ed il 48% dei 130mila dipendenti del gruppo mentre negli altri Paesi europei conta 32 stabilimenti ed il 17,8% dei dipendenti.


— Detroit capitale per Usa, Canada e Messico — Guardando ad una integrazione con Chrysler saranno gli stabilimenti della casa americana, con il suo quartier generale di Auburn Hills, il punto di forza nell’area. Dove Chrysler ha 53mila dipendenti, e produce auto negli Stai Uniti a Detroit nel Michigan, Toledo nell’Ohio, Belvidere nell’Illinois; Brompton e Windsor in Canada; Toluca in Messico. Fiat ha oggi nel Nord America cinque impianti per componenti, e l’1,1% dei dipendenti.


— Betim per il sudamerica — E’ lo stabilimento di Betim il punto di forza di Fiat in Sud America, in Brasile, dove dal 2013 sarà operativo anche il nuovo stabilimento di Pernambuco. Nell’area anche lo stabilimento di Cordoba in Argentina. Complessivamente, con la componentistica, Fiat ha nell’area Mercosur 19 stabilimenti ed il 27,9% dei dipendenti.


— Changsa cuore produttivo per l’Asia — Lo stabilimento cinese di Changsa, che entrerà in attività nel 2012 in jv con il cinese Guangzhou Automobile Group, sarà il punto di riferimento forte sul mercato dell’Asia. Il fulcro sarà dunque la Cina, e probabilmente la sede di Pechino. Mentre nell’area ha un ruolo forte anche l’India con lo stabilimento in jv con Tata a Ranjangaon. Fiat ha complessivamente in Asia il 5,2% dei dipendenti e 16 stabilimenti.

LE IPOTESI


Dalla salita al 51% di Chrysler all’ipotesi di fusione


TORINO – L’eventuale spostamento della ‘testa’ del gruppo Fiat a Detroit potrebbe avvenire solo dopo la fusione tra il Lingotto e la Chrysler. L’accordo del 30 aprile 2009 che sancisce l’alleanza tra la casa torinese e quella Usa non prevede la fusione, ma Sergio Marchionne ha parlato della questione più volte. I tempi li ha indicati lo stesso ad della Fiat quando ha ipotizzato ”un’entità unica nei prossimi due o tre anni”. Tre anni vuol dire 2014, anno in cui termina il piano Fabbrica Italia.


— Gkli step dell’accordo — Si è partiti dal 20% iniziale con la possibilità di arrivare fino al 35% attraverso tre acquisizioni successive a titolo gratuito del 5%, legate al raggiungimento di precisi obiettivi aziendali. E’ poi possibile una ulteriore acquisizione, a pagamento, del 16%, opzione esercitabile solo dopo il rimborso del debito al Tesoro Usa. La prima acquisizione è stata annunciata a Detroit il 10 gennaio, ed è quella legata alle approvazioni regolamentari per la produzione negli Stati Uniti della famiglia del motore Fire. La quota detenuta oggi è quindi pari al 25%.


— Prossimi traguardi — Gli obiettivi aziendali per conquistare le altre due quote del 5% (gratuite) sono il raggiungimento dei target di vendita dei veicoli Chrysler al di fuori dell’area Nafta, e alle approvazioni regolamentari per la produzione di un modello Chrysler basato su tecnologia Fiat. Entrambi dovrebbero essere raggiunti nei prossimi mesi. Marchionne non ha escluso che, già entro quest’anno, la quota possa essere portata al 51% acquisendo quindi anche l’altro 16% (a pagamento), ”perchè le risorse ci sono”.


— Quotazioni — L’Ipo, secondo gli analisti, potrebbe essere a novembre. Per la Fiat è importante completare la scalata prima della quotazione, perchè le azioni Chrysler potrebbero poi diventare più care.


— Fusione — Alla presentazione del piano Fabbrica Italia, Marchionne ha detto che ”nel piano l’eventualità di una fusione non esiste, se poi diventerà necessaria nel futuro si analizzerà al momento opportuno”. Il 3 gennaio, giorno della quotazione in Borsa di Fiat Industrial, Marchionne ha affermato: ”non è in programma, ma non cambierebbe le nostre vite”. Le ultime dichiarazioni a San Francisco, nell’incontro con concessionari e consulenti nordamericani.


– Nei prossimi due o tre anni – ha detto – potremmo guardare a un’entità unica, prima dobbiamo integrarle dal punto di vista operativo e poi ci occuperemo della governance. Potrebbe avere qui il quartiere generale.