Fiat: Torino teme l’addio. Chiamparino: «Serve il tavolo»

TORINO – L’ipotesi delle quattro teste e le rassicurazioni di Sergio Marchionne al ministro Sacconi non tranquillizzano Torino, che continua a temere l’ipotesi di un trasferimento a Detroit del quartiere generale del gruppo. Il timore è che negli Usa vengano spostate le funzioni strategiche e direzionali dell’azienda, mentre è più diffusa la convinzione che non vengano toccati il Centro Stile e il Centro Ricerche.


Secondo stime circolate a Torino, la Regione perderebbe tra i 180 e i 200 milioni di Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. In pratica il 7-8% degli introiti dell’amministrazione regionale.
– Occorre che venga fatta chiarezza a un tavolo istituzionale – ribadisce il sindaco Sergio Chiamparino, al quale i vertici del Lingotto hanno promesso un incontro fra una decina di giorni – sugli obiettivi di Fabbrica Italia e sui passaggi successivi. Sarebbe inaccettabile che la sede legale della Fiat si spostasse da Torino. Perchè l’azienda si chiama Fabbrica Italiana Automobili Torino e quindi deve restare a Torino, altrimenti non sarebbe più Fiat.


L’ipotesi del tavolo istituzionale non piace però alla Regione.
– Non si può aprire un tavolo su ogni cosa, molte volte i tavoli fanno solo perdere tempo – osserva Massimo Giordano, assessore alle Attività Produttive.


Gravi le ripercussioni che lo spostamento della sede negli Usa avrebbe sull’indotto. La Cna, in un convegno organizzato ieri sul tema, lo afferma con decisione: significherebbe ”un declino inesorabile” per il sistema industriale dell’automotive che in regione conta circa 1.600 imprese, con 16 mila addetti. Piero Fassino, che parteciperà alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato a sindaco della città, parla di ”sconcerto per le dichiarazioni di Marchionne, perchè smentiscono quanto sostenuto nelle settimane precedenti”.


Il centrodestra continua ad avere un atteggiamento diverso: per l’assessore Giordano ”sta a noi creare il clima perchè la Fiat mantenga a Torino il braccio, oltre che la mente”, mentre Agostino Ghiglia, vice coordinatore del Pdl piemontese osserva che ”l’unica arma è la competitività e non si ha speranza se si gioca solo sullo spirito di appartenenza al territorio”. La Uilm torinese chiede un incontro urgente tra i sindacati firmatari dell’accorso su Mirafiori e la Fiat, ”per dissipare qualsiasi dubbio sulla possibilità che sposti in America testa e cuore dell’auto”.