Mubarak non se ne va. A piazza Tahir i manifestanti montano le tende

IL CAIRO – Il governo del presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha tenuto ieri la sua prima riunione, in una situazione di permanente stallo del dialogo e mentre i manifestanti di piazza Tahrir insistono nel chiedere che il rais se ne vada e si prepararono a una lunga resistenza. Hanno piantato le tende e non andranno via fino alle dimissioni del presidente.


«Resteremo qui fino a quando non se ne andrà». L’82enne Mubarak, che finora ha bocciato la richiesta di mettersi da parte sostenendo che le sue dimissioni potrebbero provocare il caos, ha provato a concentrarsi sul ripristino dell’ordine. Ma si sono visti ben pochi progressi.


Intanto il presidente Usa Barak Obama è convinto che una transizione politica ordinata in Egitto porterà a un governo che resterà amico degli Stati Uniti. In una rara intervista a Fox News Obama ha ammesso che tra i Fratelli Musulmani, il maggior gruppo di opposizione al Cairo bandito dal presidente Hosni Mubarak, ci sono pulsioni anti americane. Ma i Fratelli Musulmani, ha detto, non hanno il sostegno della maggior parte della popolazione egiziana.


“Per questo è importante che non crediamo che le uniche due opzioni siano i Fratelli
Musulmani o un popolo egiziano oppresso” ha detto.
“Quello che voglio è un governo rappresentativo in Egitto e ho fiducia che se si verifica un processo di transizione ordinato, allora avremo un governo con il quale poter lavorare come partner”, ha detto Obama, sottolineando come solo Mubarak, salito al potere nel 1981, possa dire se lascerà presto la presidenza. “Ma quello che noi sappiamo è che l’Egitto non tornerà indietro – ha detto Obama – Il popolo egiziano vuole la libertà, elezioni libere, un governo rappresentativo, un governo responsabile. Per questo quello che diciamo è che bisogna iniziare la transizione ora”.


Il quotidiano inglese Independent ha scritto che Frank Wisner, l’inviato del presidente Barack Obama silurato dalla Casa Bianca dopo aver sostenuto che Hosni Mubarak deve rimanere presidente egiziano, lavora per uno studio legale di New York e Washington che ha legami d’affari con il governo dello stesso rais.
L’Amministrazione Usa fatica intanto a elaborare un’azione coerente per la crisi in Egitto anche se gli eventi vengono seguiti puntualmente, a partire da una prima riunione alla Casa Bianca alle 8.30 di ogni mattina in cui viene definito il ‘canovaccio della giornata’.
Perfino Hillary Clinton e la sua “falange di consiglieri armati di BlackBerry” sono stati sorpassati dagli eventi al Cairo, in modo particolare dall’esplosione di violenza nelle strade della citta’ la scorsa settimana. La Casa Bianca infatti e’ stata costretta ancora una
volta durante questa crisi a rimodulare la sua posizione, dopo che il Presidente Hosny Mubarak ha rifiutato di lasciare il Paese e nelle strade sono arrivati i suoi sostenitori armati di spranghe.


Il popolo di Facebook ha scelto: sarà il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa il candidato di Internet alle prossime elezioni presidenziali egiziane. Dopo la sua visita a piazza Tahrir e l’incontro con i giovani manifestanti venerdì scorso, sul social netwoork compare una pagina dedicata al politico che lo propone come papabile successore di Hosni Mubarak.


In Egitto verrà costituito un comitato congiunto governo-opposizione per le riforme costituzionali entro marzo. L’iniziativa e’ stata decisa nell’incontro tra il vicepresidente Omar Suleiman e i rappresentanti dell’opposizione, ma i Fratelli Musulmani l’hanno bocciata.