Bossi insiste: «Si Lavori», Borghezio: «Si abolisca il 25 aprile»

ROMA – La festa che doveva servire all’Italia a sentirsi unita continua a dividere e, dopo giornate di dibattito, ancora non è deciso se la celebrazione dell’Unità del 17 marzo sarà un giorno festivo o meno. Dopo le proteste del ministro leghista Roberto Calderoli anche il leader dei lumbard, Umberto Bossi, si è infatti schierato contro la chiusura degli uffici.
– Si deve lavorare – sostiene senza mezzi termini il Senatur che argomenta:
– La festa sarà percepita in modo diverso e diversa intensità a seconda dei luoghi.

Sempre delle fila dei lumbard, incalza l’europarlamentare Mario Borghezio: se si decide di festeggiare il 17 marzo allora bisognerà abolire il 25 aprile, dice.
– Se la festa per l’Unitàs d’Italia – sostiene – servirà a rappresentare anche la riconciliazione fra vincitori e vinti delle guerre del Risorgimento, in questo caso potrà venire riconosciuta e rispettata da tutti. Ma se diventerà la nostra festa nazionale, sarà indispensabile abolirne un’altra, quella del 25 Aprile, che è e resta tutt’oggi una ricorrenza di parte.

Se il fronte della Lega avversa la giornata di festa, al contrario sono gli ex esponenti di Alleanza Nazionale che nel governo spingono per una celebrazione a tutto tondo. E lo scontro, tra le due anime della maggioranza, si evidenzia nel consiglio dei ministri che oggi avrebbe dovuto decidere definitivamente su come risolvere la questione. Nel corso della riunione di governo, secondo quanto riferito da alcuni presenti, sarebbero stati infatti Ignazio La Russa e Giorgia Meloni a difendere l’opzione della chiusura di scuole e uffici pubblici. Tra le due fazioni avrebbero cercato di mediare altri ministri e soprattutto il sottosegretario Gianni Letta apparso, secondo quanto riferito, meno persuaso dell’opportunità di chiudere scuole e uffici, e lo stesso premier, Silvio Berlusconi. Entrambi avrebbero infatti sottolineato la necessità di una maggiore riflessione, anche in considerazione delle posizioni non solo delle parti sociali, ma anche dello stesso Giuliano Amato, presidente del comitato organizzatore, secondo il quale si può festeggiare la ricorrenza anche lavorando. Il Consiglio si è chiuso con un rinvio della decisione.