Egitto, al via la transizione i manifestanti non abbandonano la piazza

IL CAIRO – A due giorni dalla fine dell’era Mubarak i militari avviano di fatto la transizione. Con una ”dichiarazione costituzionale” e non un semplice comunicato come nei giorni scorsi, il Consiglio supremo delle forze armate ha dato avvio al percorso che da qui a settembre dovrebbe portare alla riforma della Costituzione e a nuove elezioni legislative e presidenziali. Dando seguito ad una delle richieste più pressanti della piazza, i militari hanno sciolto i due rami del Parlamento, nel mirino della contestazione dopo le elezioni di fine novembre dell’anno scorso quando migliaia di ricorsi furono presentati contro brogli e frodi elettorali.

Il Consiglio supremo ha indicato che rimarrà in carica per sei mesi o fino alle nuove elezioni, per gestire il paese. I militari hanno ‘messo nel surgelatore’ la Costituzione dando vita contemporaneamente ad una apposita commissione con il compito di riscrivere alcuni articoli, in particolare quelli che regolano le candidature per la presidenza della Repubblica. Il Consiglio supremo ha anche fatto sapere che le proposte di modifica costituzionale saranno sottoposte a referendum popolare.

Le prime mosse dei militari non ha convinto pienamente le opposizioni, in particolare il leader del movimento per il cambiamento Mohamed el Baradei che vuole la creazione di un governo di tecnocrati e di un comitato presidenziale composto da un militare, un politico e un giudice. Anche la piazza non molla. Pur in gran parte riaperta al caotico traffico del Cairo, piazza Tahrir non si è completamente svuotata, malgrado i tentativi decisi dell’esercito che ha cercato di allontanare tutti i manifestanti. Un gruppetto è rimasto e una nuova mega-manifestazione ”della vittoria” è stata convocata per venerdì prossimo.

Anche i i poliziotti sono scesi in piazza per protestare. Sono rimasti per tutta la giornata a manifestare davanti al ministero dell’Interno per chiedere salari più alti e migliori condizioni di vita, sostenendo che il trattamento violento usato nei confronti dei manifestanti, con il quale si sono giocati il sostegno della popolazione, sia da imputare agli ordini impartiti dai responsabili dell’allora ministero dell’Interno.