Cresce il Pil ma solo dell’1 per cento

ROMA – L’economia italiana rallenta nell’ultima parte del 2010 e chiude l’anno con una crescita dell’1,1%, appena al di sotto delle stime del governo, che indicavano un +1,2%. Rispetto all’annus horribilis della crisi, il 2009, chiusosi con crollo del 5,1%, il 2010 ha segnato una ripresa, anche se il ritmo di crescita italiano appare estremamente debole rispetto ai più vigorosi esempi che arrivano dall’Europa.
– Siamo contenti, ma vogliamo e dobbiamo fare di più – ha commentato da Bruxelles il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti -. Ad aprile presenteremo il piano per la crescita, tenendo conto che il problema dell’Italia è quello del Sud. Più cresci e meglio è. E noi – ha sottolineato – contiamo di raggiungere obiettivi più ambiziosi.
Il +1,1% stride in particolare con il +3,6% della Germania, pur colpita nell’ultima parte dell’anno dalle conseguenze negative del gelo che ha paralizzato il Paese, ed è inferiore anche al +1,7% dell’Eurozona e della Ue-27 e al +1,5% della Francia, penalizzata in questo caso dagli scioperi contro la riforma previdenziale. Una crescita che poco si discosta dall’1%, così come aveva previsto ad ottobre scorso dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, era del resto già stata bollata come ”deludente” da Confindustria, che nell’ultimo rapporto sull’economia italiana aveva tagliato a malincuore le proprie stime, parlando di un Paese che ”ancora una volta rimane indietro”.
Il rallentamento è stato evidente nell’ultimo trimestre dell’anno. Tra ottobre e dicembre 2010 il pil è stato quasi stagnante: l’aumento è stato minimo e pari appena allo 0,1% contro il +0,3% del trimestre precedente. Nello stesso periodo la zona euro è cresciuta dello 0,3% e l’intera Ue dello 0,2%. Persino la Spagna ha fatto meglio dell’Italia, con un +0,2%. Risultati non esaltanti ma comunque superiori a quello italiano. Peggio di noi si sono comportati Grecia (-1,4%), Portogallo (-0,3%) e Regno Unito (-0,5%), anche in questo caso a causa soprattutto del maltempo. A sorpresa negli ultimi mesi dell’anno, è stata l’industria a segnare il passo. Secondo le rilevazioni dell’Istat, infatti, l’aumento congiunturale e’ il risultato di un aumento del valore aggiunto dell’agricoltura (dopo il crollo del 3,1% del 2009, rileva la Coldiretti) e dei servizi e di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria.
– Chiudere il quarto trimestre positivamente non era facile dopo il calo della produzione industriale -ha spiegato il presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini, sottolineando però anche che ”la strada per riportarci sui livelli pre-crisi è lunga”.