Gip, sì al rito immediato, processo al premier ad aprile

MILANO – Le accuse sono fondate, i fatti sono dimostrati e la prova è evidente. E così Silvio Berlusconi, imputato a Milano per concussione e prostituzione minorile per lo scandalo Ruby, finisce a processo direttamente davanti al Tribunale senza passare attraverso l’udienza preliminare. E, destino ha voluto, che a giudicarlo a partire dal prossimo 6 aprile sarà un collegio composto da sole donne: Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro.

Mentre in Procura c’è un clima di soddisfazione, di segno opposto è la reazione dei difensori.
– Me l’aspettavo – e’ il commento di Piero Longo.
– Siamo a Milano e quindi ci aspettiamo tutto e di più – ha aggiunto Niccolò Ghedini, che ha sostenuto l’innocenza del suo assistito.

E’ arrivata ieri a metà mattina la decisione del gip Cristina Di Censo che, dopo sei giorni trascorsi a valutare le carte e a un anno di distanza dal primo ‘esordio’ di Ruby ad Arcore, ha accolto la richiesta dei procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e del pm Antonio Sangermano e ha disposto di mandare a giudizio con rito immediato il premier. E non solo: il giudice nel suo provvedimento ha stabilito, in linea con i pm e con il Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, che i titolari del fascicolo sono gli inquirenti milanesi e non, come sostiene la difesa del capo del Governo, il Tribunale dei Ministri per la concussione e quello di Monza per la prostituzione minorile. Una questione questa, che i legali del Presidente del Consiglio riproporranno in aula già alla prima udienza quando, si suppone, presenteranno fin da subito un’istanza di legittimo impedimento in quanto il processo comincerà di mercoledì.

Linea difensiva a parte, il giudice ha poi ritenuto che i due reati contestati a Berlusconi siano connessi. Infatti, come recita in sostanza la richiesta di giudizio dei pm, avrebbe esercitato pressioni sui funzionari di polizia quando, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, chiamò in Questura per ottenere il ‘rilascio’ di Ruby trattenuta negli uffici per via di un furto. Pressioni che il premier avrebbe esercitato, ‘’abusando della sua qualità’’ di primo ministro, ‘’al fine di occultare’’ il reato di prostituzione minorile e ‘’di assicurarsi per esso l’impunità’’ e di nascondere ‘’altri fatti anche di rilevanza penale non a lui ascrivibili’’, cioè i presunti festini hard ad Arcore, ‘’ ma comunque suscettibili di arrecare nocumento alla sua immagine di uomo pubblico’’.

Proprio sulla base della ricostruzione della Procura, il gip nel suo provvedimento – una trentina di pagine – sostiene che i fatti storici imputati a Berlusconi siano dimostrati e testimoniano la fondatezza delle accuse e quindi l’evidenza della prova. In sostanza il giudice ha ritenuto che le indagini finora svolte abbiano raccolto tutti gli elementi necessari e sufficienti per poter mandare Berlusconi alla sbarra anche se poi toccherà al Tribunale – al termine di un dibattimento che si preannuncia un ‘’corpo a corpo’’ tra accusa e difesa, senza dimenticare i probabili bracci di ferro sul legittimo impedimento – decidere sulla responsabilità penale di Berlusconi.

In questo quadro poi ci sono le parti offese, indicate anche nel decreto del gip. Innanzitutto Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, la marocchina che tra il 14 febbraio e il 2 maggio dell’anno scorso, quando era ancora minorenne, avrebbe avuto rapporti sessuali con il premier dietro una ricompensa in denaro o sotto forma di altre utilità. E poi i tre funzionari della Questura, il capo di gabinetto Pietro Ostuni, Giorgia Iafrate e Ivo Morelli, e il ministero dell’Interno da cui dipende la Polizia. Parti offese che difficilmente si costituiranno come parti civili in giudizio davanti al collegio ‘tutto al femminile’.

Nelle prossime ore, probabilmente già a partire da oggi, verranno notificate a difesa e parti lese dalla cancelleria dell’ufficio gip, come prevede il codice, la richiesta di processo per Berlusconi e il decreto del giudice. Carte in cui ci sono anche i cinque verbali di interrogatorio di Ruby, tra cui i due datati 3 agosto scorso e decisivi per l’inchiesta, nei quali la giovane marocchina, a quanto si è appreso, entra nel merito della vicenda. In generale la ragazza, pur sostenendo di non aver mai avuto rapporti con il premier, avrebbe raccontato di quanto accadeva nei dopo cena a villa San Martino a base di ‘bunga-bunga’ e di performance hard. E poi ancora ci sono una serie di testimonianze inedite, tra le quali quelle dei genitori di Ruby sentiti dalla pg a Letojanni, il piccolo centro in provincia di Messina da dove ‘Rubacuori’ è fuggita in cerca di una nuova vita ‘scintillante’ a Milano. A tutto ciò si aggiungono l’interrogatorio di Nicole Minetti e alcune intercettazioni mai rese note, nelle quali Emilio Fede e Lele Mora farebbero riferimento all’organizzazione delle feste oppure commenterebbero le serate ad Arcore.

Che ironia! Tre donne per giudicare Berlusconi

MILANO – A decidere su Silvio Berlusconi saranno tre donne. Sono Giulia Turri, Carmen D’Elia e Orsolina De Cristofaro, infatti, le componenti del collegio della quarta sezione penale di Milano che giudicherà, a partire dal prossimo 6 aprile, il presidente del Consiglio, imputato per concussione e prostituzione minorile nell’ambito della vicenda con al centro la giovane marocchina Ruby che, secondo l’accusa, avrebbe partecipato, assieme a molte altre ragazze, a presunti ‘festini’ a luci rosse ad Arcore.

Dopo Ilda Boccassini, procuratore aggiunto che assieme ai colleghi Pietro Forno e Antonio Sangermano ha coordinato l’inchiesta che ha portato a giudizio il premier, e dopo Cristina Di Censo, il gip che ha accolto la richiesta di rito immediato, spetterà dunque ad altre tre donne occuparsi del Ruby-gate. E sempre tre donne sono i giudici del processo ‘Mills’, nel quale il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari e che riprenderà il prossimo 11 marzo.

Carmen D’Elia, milanese di 44 anni, aveva già fatto parte, una decina di anni fa, ed esattamente nel 2002, di un collegio di giudici che vedeva come imputato, tra gli altri, proprio Silvio Berlusconi. Si trattava della vicenda Sme per la quale poi il premier nel 2008 venne definitivamente assolto dalla Cassazione dall’accusa di aver corrotto il giudice romano Renato Squillante. Per il caso Sme, in particolare, il giudice D’Elia, assieme agli altri due componenti del collegio, il 22 novembre 2003 pronunciò la sentenza di condanna in primo grado a 5 anni per Cesare Previti e quella per gli altri imputati, tra cui Renato Squillante e Attilio Pacifico. La posizione del co-imputato Berlusconi venne invece ‘stralciata’ e il processo a suo carico venne affidato a un altro collegio, perchè D’Elia e gli altri due magistrati, anche dopo un’istanza di ricusazione dello stesso premier, si astennero dal giudicare per ‘’incompatibilità’’, avendo già emesso sentenza nei confronti di Previti e degli altri.

Carmen D’Elia, nei mesi scorsi, proprio assieme a Orsolina De Cristofaro, è stata giudice ‘a latere’ nel processo che ha portato alla condanna a quindici anni e mezzo di reclusione per Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, imputato per lesioni gravi e gravissime e truffa per i presunti interventi inutili ai danni dei pazienti.

A presiedere il collegio del processo al premier sarà Giulia Turri: milanese, di 48 anni, nel marzo del 2007 firmò l’ordinanza di arresto per il ‘fotografo dei vip’ Fabrizio Corona per i presunti fotoricatti ai vip, dopo che un provvedimento analogo era stato notificato a Corona anche dal gip di Potenza per la vicenda ‘Vallettopoli’. Inoltre, Turri è il magistrato che nel novembre del 2008 ha rinviato a giudizio l’ex consulente Fininvest e deputato del Pdl Massimo Maria Berruti. Sempre lo stesso giudice, quando era gip, ha firmato, nel luglio scorso, gli arresti per cinque persone coinvolte nell’inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di tangenti e droga nel mondo della movida milanese.

Le 3 strade davanti al premier

ROMA – Scegliere il giudizio abbreviato o il patteggiamento, oppure farsi sottoporre al ‘’normale’’ dibattimento. Sono le tre strade che si aprono davanti al presidente del Consiglio dopo che il gip di Milano ha disposto per lui il giudizio immediato per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby. Il codice di procedura penale prevede infatti che in caso di giudizio immediato, che è un rito speciale caratterizzato dalla mancanza dell’udienza preliminare e a cui si ricorre quando vi sia l’’’evidenza’’ della prova , l’imputato abbia 15 giorni di tempo dalla notifica del relativo decreto per chiedere di essere sottoposto al giudizio abbreviato o in alternativa il patteggiamento; diversamente, viene sottoposto al processo ordinario.

L’abbreviato presenta il vantaggio che si celebra in camera di consiglio, cioè a porte chiuse, e in caso di condanna comporta la riduzione di un terzo della pena; ma ha lo svantaggio che la decisione viene presa allo stato degli atti, sulla base cioè di quanto è stato raccolto dalla procura e dai difensori con le proprie indagini. E’ però possibile chiedere questo rito ponendo condizioni, come per esempio l’assunzione di determinati testimoni. Sembra però difficile che Silvio Berlusconi scelga questa strada, e ancora di più quella del patteggiamento, che consiste nell’applicazione della pena su richiesta delle parti: perchè il patteggiamento si traduce nella sostanza in un’ammissione da parte dell’imputato dei fatti che gli sono contestati, anche se presenta il vantaggio di comportare l’esclusione delle pene accessorie, cioè in questo caso scongiurerebbe l’interdizione dai pubblici uffici.

L’ipotesi più probabile è che il premier scelga la via ordinaria. Ma anche in questo caso le sorprese non mancherebbero. La stessa prima udienza potrebbe slittare se i difensori del presidente del Consiglio facessero valere il legittimo impedimento,magari per la convocazione concomitante di un Consiglio dei ministri. Dopo la recente sentenza della Consulta ora l’impedimento del premier a comparire in giudizio va valutato nel concreto dai giudici, ma comunque potrebbe essere riproposto nelle varie udienze del processo. Solo nella fase iniziale, e dunque prima dell’apertura del dibattimento, i legali di Berlusconi potrebbero invece sollevare le eccezioni sulla competenza del tribunale di Milano a giudicare il premier: sostenendo come hanno già fatto che l’unico soggetto ‘’titolato’’ è il tribunale dei ministri per quanto riguarda la concussione, e il tribunale di Monza per la prostituzione minorile. Una questione su cui aleggia lo spettro del conflitto di attribuzioni, dopo che la Camera dei deputati ha escluso la competenza della procura di Milano.