«Le nostre comunità sono un’espansione dell’Italia»

CARACAS – Poca attenzione, forse assoluta indifferenza. Questa è la percezione che si ha dell’interesse che le nostre comunità destano nei partiti politici, nonostante l’impegno dei nostri eletti per sensibilizzarli. Ma di tutt’altra opinione è Eugenio Marino, responsabile nazionale del Partito Democratico per gli italiani all’estero.

Raggiunto telefonicamente nel suo ufficio romano, subito sottolinea che “il ruolo che il Partito Democratico attribuisce agli italiani all’estero è assolutamente positivo”. Quindi spiega:
– Consideriamo i connazionali all’estero cittadini italiani a tutti gli effetti, come d’altronde lo stabilisce la nostra Costituzione. Il partito, inoltre, li ritiene una espansione dell’Italia. E cioè quella parte dei cittadini italiani che, ancor più di coloro che risiedono nella Madrepatria, ci caratterizzano come un Paese aperto al mondo. Ci aiutano nell’internazionalizzazione dell’Italia, ad aprire le nostre menti e le nostre politiche sovranazionali, una dimensione, questa, che ci distingue in un mondo globalizzato.


Marino commenta che il Pd ritiene che “gli italiani all’estero rappresentino una risorsa” e “non solo a parole”. Sottolinea che “il partito prima li valorizza nel suo interno e poi nelle istituzioni”.
– Il governo ha eseguito tagli importanti al capitolo di spesa relativo all’assistenza sanitaria e alla diffusione della lingua e cultura italiane; tagli che penalizzano soprattutto i connazionali meno fortunati. Il Pd si è opposto con forza al provvedimento. Quali crede che debbano essere le direttrici che un governo veramente preoccupato per i suoi cittadini, dovrebbe seguire nelle politiche orientate agli italiani all’estero? Ad esempio, si giustifica privare, chi ne ha realmente bisogno, della polizza sanitaria; quella polizza che era considerata da tutti una importate conquista?


– No! Ovviamente no – risponde immediatamente por poi precisare con enfasi:
– Noi lo abbiamo dimostrato con i fatti. Ricordo il primo governo Berlusconi con il ministro per gli Italiani nel Mondo. Il ministro Tremonti, già allora, operò tagli notevoli ai fondi destinati agli italiani all’estero. Ho in mente la finanziaria del 2002: nel bilancio delle competenze si sottrassero 31 milioni di euro e a quello di cassa 43 milioni. Fu denaro tolto ai connazionali sparsi per il mondo; denaro recuperato parzialmente negli anni successivi.


Illustra come nel periodo 2006-2008 “il governo Prodi, pur con una Finanziaria ‘lacrime e sangue’, riuscì ad aumentare il capitolo di spesa relativo alle nostre comunità: il primo anno fu di 2 milioni di euro e quello successivo di 27”.


– In due anni quel capitolo di spesa subì un incremento di 29 milioni di euro – precisa. Quindi commenta:
– Poi è tornata la ‘scure tremontiana-berlusconiana’. Si è tagliato indiscriminatamente. E si continua a farlo ogni anno. Così si colpiscono soprattutto le fasce più deboli, intervenendo sull’assistenza e sulle polizze sanitaria approvate durante il governo Prodi.


Afferma che il Pd si è opposto, “e continuerà ad opporsi con tutta la sua forza ai tagli”.
– Se già di per sé il solo taglio lineare e indiscriminato è molto grave – insiste -; lo è ancor di più l’assoluta carenza di riforme al sistema; riforme che permettano alle nostre comunità di assorbire meglio le conseguenze delle decisioni prese. Insomma, che migliorino il sistema consolare e quello assistenziale. A questo governo manca un progetto.


– Voi l’avete?
La domanda è secca. La risposta, anche.
– Certo – replica senza indugi per poi spiegare:
– Quando siamo andati al governo abbiamo aumentato i fondi destinati alle nostre comunità all’estero e introdotto le polizze sanitarie. Recupereremo i fondi, almeno quelli da destinare al capitolo di spesa relativo all’assistenza e alla promozione della lingua e cultura italiane. Riformeremo il sistema.
Parla speditamente. Il suo tono di voce è fermo e sicuro.


Assicura che il Pd ha già presentato in Parlamentio proposte di riforme che interessano gli Istituti italiani di cultura e informa che si chiede tutt’oggi che le mozioni vengano calendarizzate, condizione indispensabile per procedere alla loro discussione e posteriore eventuale approvazione.


– La difficoltà – commenta – è che ci troviamo di fronte ad una barriera. Questo governo ha azzerato l’iniziativa parlamentare. In due anni e mezzo, sono stati 4 i provvedimenti parlamentari andati in porto. Per il resto, sono state discusse e approvate, ponendo la fiducia, solo le proposte del governo che riguardano questioni di interesse del presidente del Consiglio. Il governo – insiste – ha un Parlamento fermo.
E l’assegno di solidarietà? Se ne parlò tanto durante il governo di Romano Prodi. La proposta dell’on. Marisa Bafile, che ebbe un consenso bipartisan, era praticamente approvata. Ma l’iter parlamentare s’interruppe con la caduta del governo. E poi è stata archiviata. Oggi quella proposta è ancora attuale? Non risolverebbe, almeno in parte, i tanti problemi di quei connazionali che, a causa della loro età avanzata, non possono permettersi il lusso di attendere oltre?


– Sono un uomo di sinistra. E, come tale, sono convinto che vada dato di più ai poveri – puntualizza. Quindi, una volta messi i puntini sulle ‘i’ e stabilito questo importante principio, prosegue rivendicando che, appunto, “l’assegno sociale fu una proposta che il governo Prodi fece sua”. E sostiene:
– Torneremo a discutere di questi temi quando saremo di nuovo al governo. Lo faremo tenendo conto, come già fatto nel periodo 2006-2008, delle esigenze di bilancio. Non possiamo dimenticare che il governo Prodi fece la più grande Finanziaria mai proposta dal 1861. Fu una Finanziaria da 95 miliardi. E pur esigendo enormi sacrifici a tutti, si riuscì ad introdurre le polizze sanitarie e ad aumentare i capitoli di bilancio per gli italiani all’estero. Quello sarà il nostro punto di partenza. Troveremo le risorse per garantire l’assistenza.
La conversazione scivola verso i nostri organismi di rappresentanza: il Cgie, il cui Consiglio di Presidenza si è riunito a Roma nei giorni scorsi, ed il Comites. Era inevitabile. Chiediamo se queste istituzioni, a suo giudizio, siano tutt’ora funzionali, se andrebbero riformate per adattarle alle nuove realtà ed esigenze delle nostre comunità o se, avendo già esaurito il proprio ruolo, oggi non hanno più ragione di esistere e, quindi, andrebbero eliminate.


Marino è dell’opinione che a Comites e Cgie “vadino assegnate più risorse e più poteri” Considera che sono “un punto di riferimento” delle nostre Collettività e che potrebbero “risultare utili a restringere la rete consolare”. Poi, dopo aver sostenuto che “i Comites sono già stati riformati appena qualche anno fa” sottolinea che “il Cgie andrebbe sicuramente rivisto” tenendo in conto la presenza dei parlamentari.
– E’ necessario prendere in considerazione il nuovo contesto – precisa -. Dal mio punto di vista, sarebbe utile insistere nella direzione indicata dallo stesso Cgie. Ecco, partire dall’autoriforma che si è dato qualche anno fa l’organismo, per costruire una proposta che lo trasformi e lo renda in grado di fungere da anello di congiunzione e di raccordo tra Comunità, Comites e istituzioni locali: regioni, provincie, Conferenza Stato regione.


Marino spiega, poi, che la “proposta Tofani” “depotenzia i Comites privandoli di ogni potere e trasformandoli in una sorta di raccoglitore di pareri da trasmettere al Governo”.
Cambiamo tema. E parliamo, ora, di elezioni. Sebbene non si sappia ancora con certezza quale sarà la tenuta del governo Berlusconi, sempre più in difficoltà, c’è chi prevede le elezioni anticipate a breve termine. La possibilità che la Lega Nord ‘stacchi la spina’, dopotutto, non è remota. E’ una ipotesi che acquista forza con il trascorrere dei giorni. Ed allora è naturale chiedere:
– Il Pd, come è ovvio, ha ambizioni di governo. Si parla con insistenza di primarie per scegliere il candidato a premier del centro-sinistra. Saranno chiamati ad esprimersi anche i connazionali all’estero o resteranno semplici spettatori?


– Il Pd non ha aspirazioni di governo ma è un partito che governa in gran parte dei comuni e delle regioni – precisa infastidito -. E’ un partito di governo con il segretario momentaneamente all’opposizione. Per quel che riguarda la leadership, poi, ha un suo segretario eletto nelle primarie. Si chiama Pierluigi Bersani.
Evitiamo la controversia che ha solo valore semantico ed insistiamo:
– Si parla comunque di primarie. E lo si fa con insistenza. Forse non sarà tema di discussione per il Pd ma lo è certamente per i suoi alleati potenziali e naturali.


– Noi – spiega Marino – siamo dell’opinione che non bisogna partire dalle alleanze ma dagli obiettivi che ci si vuole porre; da ciò che realmente si vuole fare. Il Pd è l’unico partito impegnato in assemblee per decidere cosa fare dell’Italia e quali programmi presentare agli italiani.
Ci dice che sono state già avanzate proposte sul fisco e sulla scuola ed anche su altri argomenti ugualmente importanti. E aggiunge:
– Vogliamo sapere cosa ne pensano gli altri, i nostri potenziali alleati, e se desiderano aderire. Si discuterà successivamente su come scegliere chi sarà il leader.


Sostiene, quindi, che le comunità all’estero hanno sempre partecipato nelle decisioni del partito.
– Lo hanno fatto quando fu eletto Prodi. E lo hanno fatto quando è stato acclamato segretario Pier Luigi Bersani – afferma per poi aggiungere:
– Hanno votato in tutti i congressi ed hanno eletto i loro candidati. Nell’Assemblea nazionale abbiamo 44 delegati, in rappresentanza di tutto il mondo. Hanno dato un notevole contributo nelle commissioni che si occupano delle varie tematiche ed hanno licenziato documenti sulle comunità all’estero; documenti che sono stati sempre recepiti. Non si può dire che siano esclusi.

L’assenza del Pd in Venezuela

C’è chi, come ha fatto recentemente l’on. Ricardo Merlo, coglie il pretesto di una visita ufficiale – l’incontro con i colleghi venezolani del Gruppo Parlamentare Amici dell’Italia – per promuovere l’apertura di una sede del proprio movimento-partito nel Paese. E c’è chi, invece, delega il proselitismo politico ai simpatizzanti in seno alla propria Collettività lasciando che si superino i minimi limiti etici – è accaduto in passato, ed è stato denunciato su queste pagine, trasformando appuntamenti di lavoro all’interno di una nostra istituzione in una assemblea di partito-. E c’è ancora chi, come ad esempio il Pd, non fa né l’uno né’altro. E’ completamente assente pur essendovi in Venezuela connazionali che credono nei valori della sinistra riformista. Lo ha dimostrato, qualora ci fosse qualche dubbio, l’entusiasmo creatosi nelle elezioni in cui fu eletta deputata l’on. Marisa Bafile, candidata dell’Ulivo.


– E’ vero – ammette senza indugi Eugenio Marino -. Scontiamo la mancanza di una presenza organizzata in Venezuela. Non abbiamo un circolo, una struttura organizzata. Ed ora intendiamo colmare questo vuoto.
Ci informa che la prossima riunione del Partito Democratico in America Latina “si farà quasi certamente in Venezuela” e confessa la speranza che si possa costruire anche in seno alla nostra Collettività una corrente riformista di centrosinistra.


– In quell’occasione – prosegue -, valuteremo se esistono le premesse per la creazione di un nucleo, di un circolo organizzato del partito.
Poi, dopo aver ricordato che in passato, durante il governo Prodi, il viceministro agli Esteri con delega per gli italiani all’estero, Franco Danieli, ed il sottosegretario Donato Di Santo, si recarono spesso in Venezuela, afferma che non è da scartare una visita, in veste ufficiale o no, di un leader del Partito Democratico. Forse proprio in occasione della riunione del Pd in America Latina.
M.B.

Una rete per i giovani

Anziani e giovani. A causa dei primi che richiedono una particolare attenzione e la nostra solidarietà, specie se nella vita non hanno avuto fortuna, si trascurano gli altri che, qualcuno afferma, a volte, con una buona dose di ipocrisia, “rappresentano il futuro”. Eugenio Marino rassicura. Anche i giovani, sia quelli che non trovando lavoro nel Belpaese hanno deciso di recarsi all’estero che le nostre seconde e terze generazione, hanno un loro spazio nei programmi del Partito Democratico.


– Siamo riusciti a far diventare legge una proposta del nostro vicesegretario Enrico Letta – illustra -. E’ una proposta di legge orientata ai nostri giovani all’estero, soprattutto alle nostre eccellenze. E prevede sgravi fiscali a coloro che desiderano tornare in Patria a lavorare. Su questa strada continueremo ad insistere. E’ nostra intenzione recuperare la massa enorme di giovani italiani, o discendenti di italiani; i tanti talenti che vogliono collaborare nello sviluppo del Paese.


Il responsabile nazionale del Pd per gli italiani all’estero riconosce che non tutti i giovani che hanno scelto di recarsi altrove, e che ora hanno un lavoro, sono disposti a tornare in Italia. Molti decideranno di restare dove hanno trovato una sistemazione. Ed allora l’impegno “’è di approfondire il cammino delle riforme per permettere a questi giovani di creare una rete che consenta loro di collaborare allo sviluppo dell’Italia e ad approfondire i suoi rapporti con i Paesi di residenza”.


– E’ per questo – insiste -, è necessaria la riforma della Legge 153 sugli Istituti Italiani di Cultura e sulla rete dei ricercatori italiani. Non si tratta di fare Lobby. Non stiamo parlando di una corporazione ma di una rete che permetta ai giovani di essere in contatto con le università, con i centri di ricerca così da garantire proficui scambi culturali.


E sottolinea che è indispensabile coinvolgere non solo i giovani italiani e i nostri figli, “ma anche le nuove generazioni straniere” affinchè anch’esse possano partecipare allo sviluppo del Paese.
– Ci applicheremo in questa direzione – assicura -. Ci impegneremo nella creazione di un network, una rete che permetterà l’interscambio con le nostre eccellenze all’estero e consentirà loro di contribuire al progresso dell’Italia.


M.B.