“L’assistenza sanitaria resta la nostra principale preoccupazione”

CARACAS – “Oggi la nostra maggiore esigenza è avere una copertura sanitaria. Fino allo scorso anno, grazie ad un convegno firmato dal nostro Consolato con la Swiss-Medical, avevamo una tessera che ci assicurava l’assistenza sanitaria. Dopo tre anni, l’accordo non è stato rinnovato. Dall’Italia ci è stato detto che non c’erano i soldi. Non riesco a capire. L’Argentina, come tutte le nazioni dell’America Latina, presenta una realtà assai diversa da quella di altri paesi. Chi è emigrato in questa parte del continente americano, non ha avuto la stessa fortuna di chi decise di farlo in Europa, in Canada o negli Stati Uniti. Da 35 anni, stiamo lottando affinché sia approvato l’assegno sociale per i connazionali meno fortunati. In Argentina, circostanze politiche ed economiche hanno ‘messo in mezzo ad una strada’ tanti connazionali”, sono parole che invitano alla riflessione, che illustrano con chiarezza una realtà che non è poi diversa da quella di altre collettività che vivono in questa parte del continente americano.

Alfonso Grassi, presidente del Comites di Lomas de Zamora, a Buenos Aires, ci dipinge, con tratti chiaroscuri, una realtà che purtroppo conosciamo perchè simile, forse troppo simile, a quella della nostra Collettività. L’assistenza diretta e indiretta, per tanti pionieri e non solo per loro, rappresenta una necessità. Le polizze sanitarie riuscivano in qualche modo a rendere meno tragica l’emergenza di chi vive in condizioni di grave precarietà.

– Le nostre comunità si sentono abbandonate dalla politica?
– Solo in questi ultimi anni – risponde per precisare immediatamente:
– Non ne faccio una questione politica.

Grassi, che afferma d’aver sempre aiutato i nostri candidati alle elezioni, si dice amareggiato dallo spettacolo che oggi offre la politica italiana.
– Dispiace sapere che i nostri eletti non si siano mai riuniti – commenta -. Non siano stati capaci di andare a prendere un caffè assieme. E poi, quando chiediamo loro un bilancio come credo che sia giusto, ci sentiamo dire che si sono dovuti ‘sottomettere alle decisioni del partito’. Mi creda, la considero una risposta avvilente.
Sostiene che i nostri deputati e senatori devono rendere conto alle comunità e “sottomettersi solo alla volontà di chi li ha eletti”. Insiste che devono far sentire la propria voce, anche con prepotenza se necessario, per difendere i diritti delle nostre Collettività e spezzare lance in loro difesa.

– In Italia, tutti dicono che le nostre comunità rappresentano una ricchezza – commenta con amarezza -. Poi, però, quando si tratta di aiutarle… I nostri eletti non sono stati all’altezza. Ma non gliene faccio una colpa. Cosa vuole che possano fare 18 deputati e senatori, in un parlamento di centinaia di senatori e deputati?

– Il loro lavoro è sensibilizzare i grandi partiti, ai quali appartengono; illustrare le nostre necessità; far conoscere le nostre aspirazioni e speranze. Devono seminare…

– Sono d’accordo – afferma -. Sono pienamente d’accordo. L’on. Mirko Tremaglia, quando era ministro per gli italiani nel mondo, sosteneva che c’era un’altra Italia, quella composta da 60 milioni di cittadini. Ed aveva ragione. Mi chiedo perchè non approfittarne. Devo dire che, non faccio i nomi non è il caso, dispiace assistere allo spettacolo triste, avvilente della politica italiana.

Passato e futuro. I pionieri hanno costruito tanto e ovunque ed ora tocca ai giovani, alle seconde e terze generazioni. Sono loro che raccolgono il testimone, in un contesto diverso, è vero. Realtà differenti, interessi distinti.
– I vostri giovani come reagiscono di fronte alle necessità della Collettività? Partecipano alle riunioni del Comites? Vengono coinvolti?
– Certamente – risponde -. E non solo alle iniziative del Comites.

Racconta che dopo il primo incontro dei giovani italo-argentini e del convegno svoltosi a Roma, “si è continuato a lavorare”. Ed ora esiste “un nucleo di giovani nel Comites” di Lomas de Zamora. Non solo. Spiega che anche le Acli hanno preso a cuore la realtà dei giovani, “coinvolgendoli nelle attività dell’organismo ed organizzando corsi di specializzazione che, ora, non saranno più possibili per la carenza di fondi”.

Per quel che riguarda il futuro dei Comites e del Cgie è convinto che le riforme siano ‘gattopardiane’. Quindi, dopo aver affermato che “il Comites è l’unico ente a contatto con la Collettività”, reclama più poteri.
– Il Comites – conclude – deve poter dare giudizi vincolanti.

Un bilancio positivo


Contento, soddisfatto. Nonostante le ristrettezze economiche che hanno accompagnato il 2010, anzi, a dispetto di queste, il presidente del Comites di Lomas de Zamora, nel tirare le somme dopo un anno di attività, non dubita ad affermare che “è stato svolto un buon lavoro”. Il suo è un bilancio positivo.
– Abbiamo svolto un ottimo lavoro – sostiene -. Negli ultimi 4 anni è stato fatto veramente tanto.

Spiega che l’ufficio del Comites di Lomas de Zamora apre tutti i giorni dalle 9 alle 14. E riceve tantissimi connazionali che orienta, consiglia, aiuta nel disbrigo di pratiche e nella compilazione di formulari o, più semplicemente, informa ed ascolta. Commenta che il Consiglio direttivo si riunisce settimanalmente e, per assicurare una maggiore trasparenza, questi incontri sono aperti a tutti coloro che vi vogliano assistere.

– Alle riunioni – sottolinea – può partecipare chi lo desidera. E ad esse vengono invitati i presidenti delle associazioni. Così si trasformano in un’occasione per uno scambio di idee e di opinioni.
Sostiene che normalmente vi assiste una decina di connazionali, a volte anche di più.

– E la risposta della Comunità in generale? Viene informata?
– Certamente viene informata – risponde per poi commentare:
– A volte anch’io mi sorprendo della quantità di connazionali che partecipa alle riunioni del Consiglio e dell’Esecutivo, specialmente quando queste si realizzano in una delle nostre associazioni. Vi assicuro che a volte sono presenti anche 300 e più connazionali. Ovviamente alle nostre riunioni sono anche invitati i consiglieri del Cgie, le autorità consolari, i nostri politici e tutta la stampa.

E aggiunge:
– Credo che se il Comites dovesse limitarsi ad una sola riunione o ad aprire una sola volta i suoi uffici, sarebbe meglio rinunciare. Non ci limitiamo al numero di assemblee che esige la legge. Ne facciamo molte di più: 8, 9, a volte 10. Insomma, quasi una al mese. Il Comites deve saper dare una risposta ai cittadini.
Per concludere ci informa che in questo 2011, il Comites è impegnato nell’organizzazione di manifestazioni per la celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

La delusione del sottosegretario e il rammarico del presidente


Né rabbia né indignazione. Semmai sorpresa e rammarico. L’on. Alfredo Mantica, durante il recente Consiglio di presidenza del Cgie, si è dichiarato deluso dalle nostre comunità in Argentina e in Brasile. Il presidente del Comites di Lomas di Zamora, sollecitato dalla ‘Voce’, liquida l’argomento con poche battute, attento a non attizzare la polemica.

– Mi dispiace che il sottosegretario Mantica abbia questa opinione delle nostre collettività in Argentina e in Brasile – commenta -. Mi limito naturalmente a parlare dell’Argentina. Non capisco quali possano essere le motivazioni che hanno mosso il nostro sottosegretario ad esprimere la sua delusione. Ne sono comunque sorpreso. Posso assicurare che noi, mi riferisco al Comites e alle Acli di cui sono presidente nazionale e coordinatore per l’America Latina, lavoriamo veramente tanto.

Mauro Bafile