Libia, più di milla morti. Gheddafi: «Useremo la forza»

TRIPOLI – Sarebbero oltre mille i manifestanti uccisi in Libia nel corso delle proteste contro il leader Muammar Gheddafi. E’ quanto riferisce l’emittente satellitare al-Arabiya, che cita fonti dell’opposizione.
Continuano le violenze contro i manifestanti. All’alba di oggi gli aerei militari sono tornati a bombardare le centinaia di migliai di persone pro-democrazia riunite in piazza a Tripoli. I primi raid aerei contro la folla risalgono a l’altra sera.


Anche i battaglioni della sicurezza libica, fedeli al rais, hanno nuovamente aperto il fuoco oggi contro i manifestanti a Tripoli. Secondo quanto riferisce ‘al-Jazeera’, le violenze sono avvenute nel quartiere di Fashlun, alla periferia della città, che ieri è stata obiettivo dei raid dei caccia militari libici insieme al sobborgo di Tajura.


Secondo Muhammad Abdellah, vice presidente del gruppo di opposizione Fronte di salvevzza libico, «a Tripoli ci sono due quartieri dove molti cadaveri sono ancora in strada». Secondo l’oppositore, «il regime di Muammar Gheddafi controlla solo Tripoli, in questo momento lo scontro è in corso solo in quella zona. La maggior parte delle città del Paese sono in mano ai manifestanti, aiutati dall’esercito che si è rivoltato contro il regime. Ora si combatte solo nella capitale dove i manifestanti vengono attaccati».
Facendo il punto della situazione in Libia, l’oppositore spiega che «riguardo le città di Tobrik e Kafra entrambe sono sotto il controllo dei manifestanti del gruppo ’17 febbraio’, la situazione è tranquilla anche a Misurata e nella città di Bani Walid, controllata dalla tribù di Warfalla che ieri si è rivoltata contro Gheddafi. Non abbiamo invece notizie certe su quanto sta accadendo a Sirte, città considerata la roccaforte del colonnello».


Anche a Bengasi gli abitanti hanno preso il controllo della città, riferisce alla Bbc un medico locale, Ahmad Bin Tahir.
– Qui non c’è più la presenza dello Stato – ha detto Bin Tahir – Non c’è polizia, non c’è esercito, non ci sono figure pubbliche. Quello che invece governa a Bengasi è il popolo, che si è organizzato per riportare l’ordine. Sono stati formati comitati per governare la città.


Diversi militari e politici sono passati dalla parte dei manifestanti. Ma proprio per limitare i danni alla vigilia della rivolta Gheddafi avrebbe fatto eliminare i vertici dell’esercito, uccidendo molti ufficiali che credeva potessero rivoltarsi contro di lui, sostiene l’ufficiale dell’aereonautica militare libica, Qasim Najiya ai microfoni di ‘al-Jazeera’. L’ufficiale ha inoltre chiesto ai manifestanti «di occupare tutti gli aeroporti per bloccare Gheddafi». L’ultimo ad aver girato le spalle al colonnello è il generale Abdelhilam Hussein. Prima di lui aveva abbandonato il regime anche il generale al-Mahdi al-Arabi, che ha diffuso un comunicato per chiedere a tutti i militari di passare con i manifestanti.


Intanto la tv di regime sta lanciando una serie di messaggi rassicuranti alla popolazione: «Fratello cittadino, dicono che sia in corso una strage in molte città libiche e nei villaggi. Come sai – si legge in un messaggio – fa parte della guerra mediatica e psicologica fatta di bugie e di voci fatte girare allo scopo di distruggere il tuo morale, la tua stabilità e per condizionare le tue scelte».


In un secondo avviso, che si riferisce alle notizie riportate dalle tv come ‘al-Jazeera’ e ‘al-Arabiya’, si legge ancora: «Non credete alle notizie false diffuse dai canali satellitari che ti avvelenano».
L’Alto commisario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay ha chiesto dal canto suo che si svolga una ‘’inchiesta internazionale indipendente’’ sugli attacchi che il governo Gheddafi ha sferrato contro i manifestanti, dicendo che tale repressione potrebbe rientrare tra i crimini contro l’umanità. In un comunicato, la Pillay ha detto che «gli attacchi sistematici contro la popolazione civile potrebbero essere assimilati ai crimini contro l’umanità». L’Alto commissario ha quindi chiesto che vengano «fermate immediatamente le gravi violazioni dei diritti dell’uomo commesse dalle autorità libiche».