Fini cerca di compattare Fli ed attacca il premier

ROMA – . Prima Adolfo Urso ha rifiutato garbatamente l’offerta di Benedetto della Vedova, che si era detto disponibile a lasciargli il posto di capogruppo alla Camera.
– Non ho bisogno di poltrone né di incarichi – ha detto l’ex viceministro – l’ho dimostrato.
Poi Andrea Ronchi ha incontrato Gianfranco Fini e ha negato di voler uscire da Fli. Oltre che a ricucire gli strappi interni, Fini è stato impegnato pure in quella ‘battaglia mediatica’ preparata nei giorni scorsi per rintuzzare gli affondi del premier.


Al quotidiano di Giuliano Ferrara il Foglio, che ha parlato di ‘’rotonda evidenza che Gianfranco Fini sta per dimettersi dalla presidenza della Camera’’, il leader di Fli ha ribattuto dai teleschermi di Annozero, rispolverando la proposta lanciata a Milano:
– Quando si votò nel 2008 ci fu un accordo politico tra me e Berlusconi: se vinciamo tu vai a Palazzo Chigi, io a Montecitorio. Quindi nel momento in cui si rompe quel patto io sono pronto a dimettermi nello stesso momento in cui si dimette Berlusconi.


E non sono mancati gli attacchi del presidente della Camera al premier: è stato eletto ma non è unto dal signore; scatena il conflitto istituzionale; l’accondiscendenza mostrata in passato con Gheddafi ha sfiorato il ridicolo. Tanto che il leader della Lega, Umberto Bossi, ha parlato di ‘’frasi che usava la sinistra 20 anni fa’’, mentre il premier, ricalcando un po’ la spiegazione delle dimissioni di Fini data dal Foglio, ha commentato con i suoi: ‘’Fa di tutto per non essere super partes, vada via’’.
– Bisogna che qualcuno ricordi a Fini – ha poi ribadito il ministro Sandro Bondi riferendosi a un’intervista all’Espresso – anche nella sua veste di capo partito, che non siamo in campagna elettorale.


Se all’apparenza dentro Fli è tornato un po’ di sereno c’è chi dà alle vicende di ieri spiegazioni meno concilianti. Dietro il no di Urso alla proposta di Della Vedova – pare non fosse stata studiata con Fini – ci potrebbe essere anche il timore di non ottenere la maggioranza dei voti al momento dell’elezione del capogruppo. Urso avrebbe rifiutato anche altre offerte, come quella di un ruolo di coordinatore alla Camera del nascente Terzo Polo o quella di Bocchino di prendere il suo posto. E pure nella dichiarazione di Ronchi, che vuole ‘’un vero grande centrodestra alternativo, dalla più piccola delle periferie al centro, alla sinistra’’ c’è chi legge un riferimento alla vecchia polemica sulle future alleanze di Fli. Anche se Fini ha ribadito che il partito ‘’è alternativo alla sinistra’’ e che se si parla di Santa Alleanza non è per ‘’una lista comune alle elezioni’’ ma semmai per ‘’un’intesa nello stesso momento in cui si ravvisa la necessità di riformare il Paese’’.
Che Fini non si senta al riparo di nuove defezioni lo lascia supporre pure l’attacco duro a chi ha detto addio. L’emorragia è stata ‘’un delirio: frutto di allucinazione collettiva, o di malafede’’. Anche se sui motivi per i quali i parlamentari lasciano Fli, sembra ridimensionare le accuse: riferendosi al potere finanziario ha detto che non alludeva alla compravendita.


– Se ci fosse la prova la denuncerei – ha aggiunto – In Parlamento Berlusconi è più forte perchè qualcuno si fa tentare dalla nostalgia e torna alla casa madre.
Intanto, il leader di Fli ha dovuto fare i conti con un altro ‘allontanamento formale’, quello del direttore di FareFuturo, Alessandro Campi, già critico con la linea di Fini e che ha chiesto di non far parte della direzione politica del partito.