Lo smog toglie 9 mesi di vita e uccide 7 mila persone all’anno

BRESCIA – A Brescia città si muore nove mesi prima che in campagna. Nove mesi prima che in città poco inquinate. Nove mesi prima della data che il destino avrebbe scelto per noi se l’aria fosse tersa, più tersa di quel che è. È quanto emerge dallo studio del Centro europeo ambiente e salote dell’Oms sui livelli di inquinamento e gli effetti di questi sulla salute nei capoluoghi europei tra il 2004 e il 2008.

Uno studio che ha prodotto ragionamenti sulle strategie da adottare per rendere l’aria più pulita e in ultima analisi per vivere di più, ma anche meri numeri, una mera classifica che è impietosa con Brescia. Collocata al terzo posto assoluto per concentrazioni medie di Pm10, ozono e biossido di carbonio. Una miscela letale secondo la ricerca Oms. E se Brescia si conferma in questo triste primato è tutta la Pianura Padana a finire sul banco degli imputati, visto che le città del Nord industrializzato e agricolo fanno la parte del leone nella classifica.

In vetta è vero spicca la bulgara Plovdiv che negli ultimi anni è stata protagonista di una vera escalation, ma è anche vero che è incalzata da vicino proprio dalle città italiane. La prima è Torino, immediatamente seguita da Brescia che precede Milano. Che la valle del Po sia insomma culla di smog che vi ristagna lo testimonia il dato che nelle prime dieci posizioni sette sono occupate appunto da città padane. Nella ricerca si osserva che, se si limita l’analisi ai trenta capoluoghi italiani, gli effetti sulla salute del particolato fine appaiono devastanti. Sarebbero infatti più di settemila le persone morte all’anno in seguito a malattie in vario modo connese alle polveri fini.

Le principali cause di morte dovute all’esposizione al particolato sono patologie cardiocircolatorie e respiratorie e cancro al polmone, che interessano in particolare le persone che ne sono già sofferenti e gli anziani. L’impatto è importante anche sul fronte delle malattie, con bronchiti, asma, sintomi respiratori in bambini e adulti, ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie e perdita di giornate lavorative e di scuola.

Le conclusioni dello studio Oms non si discostano da quelle di Legambiente, diffuse in occasione della campagna Mal’Aria. L’indice della responsabilità è puntato soprattutto sulle emissioni dei veicoli a motore, fonte principale di inquinamento nei centri urbani. È per limitarne l’impatto che è stata adottata la misura della circolazione a targhe alterne da dodici comuni della provincia, tra cui il capoluogo.

Lo studio dell’Oms fa sapere tuttavia che il problema della Pianura Padana è più complesso: è il traffico ma anche le attività industriali, combinate con le condizioni climatiche che limitano la dispersione degli inquinanti. Per questo – precisa – in queste circostanze le azioni intraprese da un Comune per ridurre le emissioni dei veicoli a motore, probabilmente porteranno a modesti risultati. Ciononostante «un’azione politica che affronti il problema del trasporto in maniera sistematica e strutturale è necessaria e urgente».

L’incentivazione del trasporto pubblico avrebbe anche, secondo l’Oms, effetti di natura economica: la riduzione del Pm fino all’anno 2020 condurrebbe ad un risparmio fino a 28 miliardi di euro l’anno in Italia, calcolando insieme il costo delle malattie e della mortalità.