Bersani difende la scuola pubblica. Berlusconi respinge gli attacchi

ROMA – Infuria la polemica dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sugli insegnanti che impartirebbero valori diversi da quelli delle famiglie. Per difendere la scuola pubblica bisogna che tutti vadano in piazza. Lo chiede il presidente dei deputati del Pd Dario Franceschini, in un messaggio su Twitter: “Tutti di nuovo in piazza, come le donne il 13 febbraio senza simboli e bandiere, a difendere la scuola pubblica dagli insulti a Berlusconi”.

Per il leader del Pd Pierluigi Bersani, quello del presidente del Consiglio contro gli insegnati è “Uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo. La scuola pubblica è nel cuore degli italiani”. E il ministro Gelmini, aggiunge Bersani, dovrebbe dimettersi.

L’identico giudizio giunge da un grande industriale come l’ex ad Fiat Cesare Romiti: “Il Presidente del Consiglio, se è convinto di questo, uscendo dalla sede dove ha fatto queste affermazioni, doveva chiamare il ministro della Pubblica istruzione e costringerla a dimettersi” ha detto.

Nel discorso tenuto sabato davanti ai Cristiano Riformisti (in cui peraltro ha anche annunciato che “Mai, finchè governeremo noi, la famiglia tradizionale sarà equiparata alle unioni gay”, “mai permetteremo l’adozione ai gay o ai single”) Berlusconi ha ripreso l’attacco alla scuola pubblica di un discorso che risale alla sua discesa in politica del ‘94: : “gli insegnanti inculcano ai ragazzi valori diversi da quelli delle loro famiglie”.
Dopo la richiesta di Pierluigi Bersani delle dimissioni del ministro della Pubblica istruzione Gelmini, secca è stata la replica del premier che ha accusato di essere stato travisato ma ha ribadito l’allarme per “l’influenza deleteria” di “culture politiche” e “ideologie” nel sistema scolastico italiano.

Il giornale dei vescovi ‘Avvenire’ ieri non ha dedicato alcun editoriale alle dichiarazioni del premier sulla scuola come su famiglia e coppie gay. E, dopo le prime polemiche da parte dell’opposizione, è intervenuta Maria Stella Gelmini per affermare che “il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio della erronea contrapposizione tra scuola Statale e scuola Paritaria”.

“Se la Gelmini fosse un vero ministro”, ha attaccato Pierluigi Bersani, “invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dimettersi”.

Diramata in contemporanea con due distinti comunicati stampa, nel pomeriggio di ieri è arrivata la smentita di Berlusconi e della Gelmini. “Come al solito anche le parole che ho pronunciato sulla scuola pubblica sono state travisate e rovesciate da una sinistra alla ricerca, pressoché ogni giorno e su ogni questione possibile, di polemiche infondate, strumentali e pretestuose”, ha affermato il premier, che ha contestato di aver attaccato la scuola pubblica, elogiato il “ruolo fondamentale” svolto dagli insegnanti “in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati” e poi ha aggiunto: “Questo non significa non poter ricordare e denunciare l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli”. Secca la replica del ministro della Pubblica istruzione al segretario del Pd: “Bersani si rassegni, la scuola non è proprietà privata della sua parte politica”.

I SINDACATI AL PREMIER


Quella pubblica è la vera sede del pluralismo


ROMA – Non sono piaciute ai sindacati della scuola le parole del premier Silvio Berlusconi. Il fronte dei sindacati risponde compatto e indignato alla provocazione: “parole gravi e preoccupanti quelle pronunciate dal presidente del Consiglio, che attaccano la sede del pluralismo del sapere e del rispetto reciproco”.
E Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, va anche oltre: “il premier non ha né l’autorità morale né quella etica per parlare di scuola pubblica”, dice senza mezzi termini, “è evidente che dietro alle sue parole c’è l’idea di distruggere l’apprendimento garantito a tutti in favore di una scuola privata in cui diffondere il suo credo autoritario e regressivo di una societa’ svuotata di ogni valore”. E polemizza: “Chi fa bunga bunga non può parlare di scuola pubblica”.


Gli fa eco il segretario generale della Cisl, Francesco Scrima, che richiama al “rispetto per il lavoro degli insegnanti che lavorano sodo, con dedizione e passione pur non essendo il loro impegno riconosciuto”. Sul richiamo ai valori della famiglia Scrima non ha dubbi: “l’educazione e i valori devono essere trasmessi innanzitutto dalla famiglia e dalle società. Alla scuola non si può delegare tutto: non si può invocare la responsabilità della scuola che vive di valori in una società dove questi valori sono andati persi”.


Per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola: “sarebbe necessario apprezzare e sostenere il lavoro degli insegnanti anzichè attaccarlo”. Le considerazioni del premier per Di Menna “sono superficiali e preoccupanti perché la scuola pubblica italiana è frequentata dal 93% degli studenti, di tutte le classi sociali, di ogni fascia economica e di ogni religione: è la sede del pluralismo e del rispetto reciproco. E fare una critica così sommaria alla scuola pubblica equivale a farla all’intero paese”.

POMICINO (EX DC)


“Berlusconi assuma un professore di analisi logica”


ROMA – “Se Berlusconi ancora una volta pensa che le sue parole siano state travisate, è tempo che assuma un professore di italiano perchè gli faccia analisi grammaticale e logica”. Lo dice l’ex ministro Dc, Paolo Cirino Pomicino, commentando le affermazioni del premier Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica.
“Nel caso specifico -spiega- deve essere un professore di scuola pubblica. Ma l’importante è che sia uno bravo”, si affretta ad aggiungere Pomicino sorridendo per la battuta dal sapore tipicamente democristiano.


“Ha ragione Berlusconi -sottolinea ‘o ministro’- quando, criticando la scuola pubblica, finisce per fare un’autocritica molto forte: sono infatti 8 anni che la scuola pubblica è stata governata da due esponenti del Pdl: Letizia Moratti e Mariastella Gelmini. Credo che spetti a loro -conclude Pomicino- dire se Berlusconi ha ragione o è soltanto propaganda pre-elettorale, pensando così di prendere il voto della scuole private, a cominciare da quelle cattoliche”.

BOCCHINO


“Fini e Fli stanno con scuola pubblica”


ROMA – ‘’Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale immersa culturalmente nell’Italia di Giovanni Gentile screditare così il grande patrimonio educativo, istruttivo e culturale rappresentato dalla nostra scuola? Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale mortificare così il popolo di insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli? Il vero centrodestra, quello di Fini e di Fli, sta dalla parte della scuola pubblica, così come prevede la Costituzione, senza nulla togliere alla scuola privata, che in parte svolge una funzione molto positiva. In Italia esistono tre tipi di scuole private’’. Lo scrive il vice presidente di Fli Italo Bocchino, sul sito di Generazione Italia, criticando quanto detto da Berlusconi sulla scuola pubblica.


‘’Quella cattolica – prosegue – va sostenuta e rispettata per quanto di buono fa, poi c’è la scuola privata che funge da diplomificio a pagamento e che andrebbe chiusa e, infine, la scuola privata per i figli dei ricchi, utile a farli diventare di norma ignoranti, ma poliglotti’’.