Scuola, cultura e cittadinanza sempre al centro dell’attenzione

CARACAS – Sorpresa, stupore ed una buona dose di imbarazzo e sconcerto. La denuncia dell’on. Gino Bucchino, deputato del Pd eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, ha avuto lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno. Se è stato così in Italia, dove è divampata immediatamente la polemica e la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta; figuriamoci all’estero, in seno alle nostre comunità. In Venezuela, poi, dove l’on Bucchino ha vissuto per alcuni anni prima di stabilirsi definitivamente in Canada, tutta la faccenda ha destato grande interesse. Ci si chiede perchè avrebbero voluto coinvolgere, in quella che in Italia è stata battezzata con sarcasmo «campagna-acquisti», un eletto all’estero e, soprattutto, quanto possano aver inciso le condotte, considerate da molti deplorevoli, del senatore Di Girolamo e dell’on. Razzi passato alla maggioranza? Lo chiediamo direttamente all’on. Bucchino, raggiunto telefonicamente dalla ‘Voce’ nel suo ufficio, poco dopo il voto a Montecitorio sul maxiemendamento al decreto «Milleproroghe».


– Sinceramente – ci dice – non ne ho la più pallida idea. Non ho idea di tutte queste voci che oggi circolano attorno al «calcio-mercato» parlamentare; a passaggi da uno schieramento all’altro o a vicende giudiziarie che hanno già riguardato un senatore e che probabilmente stanno coinvolgendo anche un altro. Ripeto, non posso dire se siano fatti o chiacchiere; «gossip». E invece mi chiedo: perchè a me? Hanno pensato forse che Gino Bucchino, parlamentare all’estero, potesse essere attratto da offerte di rielezione e rimborso spese?
Sostiene deciso che in seno alla maggioranza non si ha una grande opinione delle nostre Collettività; che in questo governo sono abituati a pensare «che gli italiani all’estero non valgono nulla» e che «siano solo dei questuanti». Di conseguenza, perchè non ritenere che un eletto all’estero potesse essere interessato a simili proposte?
– Hanno però sbagliato – sottolinea -. E se ne sono accorti. Eppure bastava col chiedere un po’ in giro chi fosse Gino Bucchino. Sarebbe stato sufficiente informarsi un po’ di più, per evitare di cadere in tale errore. Nel mio passato c’è l’impegno politico nel Pd e nei Ds ma, ancor prima, una lunga militanza nel Pci. Per cui, devo dire che hanno sbagliato proprio tutto.


Si dice rattristato nell’osservare quel che sta accadendo e per l’immagine di degrado «del nostro Parlamento» che, precisa, «è oggi l’istituzione meno amata dagli italiani».
– Eppure – prosegue con amarezza – lì ci sono luoghi intrisi di democrazia.


Dopo una breve pausa aggiunge:
– E’ pazzesco anche solo pensare che 2 o 3 deputati possano passare da uno schieramento politico all’altro e decidere, così, le sorti di un Paese, di 60 milioni di persone. Ho ritenuto giusto, quindi, fare questa «denuncia politica». E tornerei a farla. Ho riferito fatti precisi. Se qualcuno dovesse ravvisarne riscontri di carattere giudiziario, sono qua. Se mi chiamano, sono disponibile.


– Per il silenzio di una escort, stando a quanto riferiscono i quotidiani italiani, sarebbero stati pagati ben 4 milioni di euro… per il voto di un deputato, secondo la sua denuncia, ne sono stati offerti appena 150mila…
– Ho citato questa questione in Aula – sostiene divertito -. Ormai stiamo ai «saldi di fine stagione». Nell’intervento permessomi dal presidente Fini, visto che era stato fatto il mio nome in Aula, ho citato questo particolare. E ho proprio sottolineato che stiamo a «fine stagione»; alla fine di questa stagione parlamentare. Si spera in un cambio.


Spostamenti e assestamenti. In politica non sono nuovi. E non devono perchè scandalizzare. Non c’è nulla di cui meravigliarsi se dal Pdl qualcuno decidesse di passare al Fli o viceversa. Dopotutto, ambedue sono collocati nell’area di centrodestra. Diversi, è vero. A volte, arroccati su posizione dalle differenze appena percettibili, piccole sfumature; altre, invece, trincerati su orientamenti dalle diversità enormi, assai marcate. Ma, in fin dei conti, sono pur sempre rappresentanti di uno stesso orientamento politico. E’ lecito meravigliarsi, invece, quando, si decide di saltare la «talanquera» – Chávez dixit -; quando si cambia abito. Insomma, quando dal centrodestra si emigra al centrosinistra o quando accade il contrario. Il fenomeno fortunatamente non è frequente. Anzi… Per questo chiediamo:
– Non la lascia perplessa che invece di «comprare» un militante di destra abbiano deciso, secondo le sue denunce. di adescare uno di sinistra? Como lo interpreta?


Commenta che è stata questa l’argomentazione impiegata dall’on. Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, nel suo intervento di chiusura poco prima del voto sul decreto milleproroghe. E prosegue:
– Ha detto che noi dell’opposizione gridiamo allo scandalo, al complotto, quando un deputato del centrosinistra decide di passare al centrodestra. Invece, restiamo in silenzio quando accade il contrario. Non mi risulta che ci siano stati deputati del centrodestra che siano passati al nostro schieramento. I finiani sono andati via dal Pdl per un motivo politico…


– E lo hanno fatto nell’ambito del centrodestra, non sono emigrati a sinistra…


– Esatto – concorda – . Ripeto, posso anche sbagliarmi, ma non mi risulta che ci siano stati parlamentari che dal centrodestra abbiano deciso di venire da noi. Sappiamo, invece, che è accaduto il contrario. Comunque, io parlo per me. Ed ho la certezza. Nel mio caso, sono stati messi dei soldi sul tavolo.
Era inevitabile. Il discorso non poteva non convergere verso il premier e le sue beghe che tutti conosciamo. Insomma, le vicende giudiziarie che sono un misto di gossip e politica. E’ lecito chiedersi quanto non stiano pesando le faccende personali del presidente del Consiglio sul dibattito parlamentare. E quanto tempo ed attenzione stiano esse sottraendo a temi ben più importanti ed urgenti, alcuni di questi essenziali per le nostre Collettività.


– Non ricordo ormai – commenta l’on. Bucchino – quando in Aula abbiamo fatto un dibattito su problemi che interessavano il Paese o che, anche marginalmente, coinvolgevano le nostre Collettività. Veramente non lo ricordo. Ormai andiamo in Parlamento solo quando c’è da discutere su questioni veramente importanti. Ad esempio, il decreto Milleproroghe. In realtà, comunque, non c’è stato dibattito. Nella Camera non abbiamo neanche discusso alcuni provvedimenti poichè è stata posta la fiducia. Le uniche questioni che oggi si affrontano sono quelle che riguardano il premier e la riforma della Giustizia; riforma, però, vista in chiave dell’immunità, ossia volta ad evitare che il presidente del Consiglio possa essere sottoposto a processi.

Il voto degli Italiani all’estero


Ed il voto degli Italiani all’estero? C’è chi lo vuole e chi, invece, lo osteggia rimettendo in discussione un diritto riconosciuto anche dalla Costituzione. Si andrà al voto con la stessa procedura? Si commetteranno gli stessi errori? C’è un progetto di legge per rendere più difficili, se non impossibili, i brogli elettorali?
– Abbiamo presentato lo stesso progetto di legge al Senato e alla Camera – ci conferma – E’ stato firmato dai nostri capigruppo. Sull’argomento c’è un’intesa bipartisan. E’ una riforma che vuole porre delle valvole di sicurezza. Abbiamo chiesto, ad esempio, che la stampa delle schede venga fatta in un unico posto in Italia.
Inoltre, abbiamo proposto la creazione di comitati elettorali, costituiti da rappresentanti delle liste e dei candidati. Questi comitati dovrebbero poter controllare l’arrivo delle schede, la loro distribuzione e la loro restituzione. Questa proposta di legge è stata ampliamente discussa. Non si riesce, però, a capitalizzare tutto questo poichè non esiste una attività parlamentare.


L’on. Bucchino sottolinea che appena 20 giorni fa, a firma di tutti i deputati eletti all’estero, è stata inviata una lettera al presidente Napolitano nella quale «si chiede il suo intervento».
– Si corre il rischio che non facciano votare gli italiani all’estero – ammette -. O che si continui a votare in questo modo, esponendo le Collettività a brogli, come è già avvenuto.

Proposte per la Collettività

Proposte, mozioni, disegni di legge, progetti. I nostri deputati, nonostante tutto, non sarebbero rimasti con le mani in mano. Hanno continuato a produrre, nella speranza che un giorno si possa discutere in Parlamento anche sulle questioni degli italiani nel Mondo; questioni che, a ben vedere, rare volte sono staccate dalla promozione internazionale del Belpaese.


– Quali sono le proposte di legge che giacciono in Parlamento, che dovrebbero essere discusse e che
interessano le nostre Collettività?
– Innanzitutto, la storica riforma della scuola e della cultura. – sottolinea immediatamente per poi precisare che «si tratta di una vecchia proposta, un progetto di vecchia data».
– Ha circa vent’anni – precisa -. Sull’argomento la chiusura del governo è totale.


Commenta con rammarico che il Sottosegretario agli esteri con delega per gli italiani nel Mondo, l’on. Alfredo Mantica, ha fatto già sapere che, qualora si volesse fare qualcosa, sarebbe necessario trovare altrove le fonti di finanziamento.
– Insomma – insiste – ci ha mandato a dire: «se volete organizzare fate pure, ma cercatevi i finanziamenti
Denuncia l’ostruzionismo del governo anche quando questo, causa un’interrogazione urgente, sarebbe obbligato a rispondere in pochi giorni, «nel giro di una settimana al massimo».


– Vengono, promettono e, poi, non fanno assolutamente nulla – commenta -. I filoni principali sono sempre quelli: scuola, cultura, cittadinanza. Dobbiamo metterci in testa che un Paese nel mondo smette di esistere, se non promuove la sua lingua e cultura.

Mauro Bafile