Berlusconi critica lo staff del Colle: «Troppo puntiglioso»

ROMA – “Imbrigliato’’, “privato di ogni potere’’. Silvio Berlusconi torna a ‘sfogarsi’ per quegli impedimenti che, a suo dire, non permettono al presidente del Consiglio di fare le riforme utili al Paese. Ma rischia di aprire un nuovo ‘contenzioso’ con il Quirinale. Il Cavaliere si lamenta per le ‘liturgie’ burocratiche e chiama in causa i “padri fondatori che hanno attribuito il potere a Parlamento, Capo dello Stato e Corte costituzionale’’, relegando il premier al ruolo di “suggeritore”. Invia poi una frecciata nei confronti del Quirinale, o meglio del ‘’suo enorme staff che interviene puntigliosamente su tutto’’.


Alla memoria torna ‘l’incidente’ dello scorso 10 aprile a Parma, quando al convegno di Confindustria, il premier disse che “ogni provvedimento governativo viene preliminarmente sottoposto al Capo dello Stato e al suo staff che ne controlla addirittura gli aggettivi’’. Il Colle non gradì. Le parole del premier suscitano la reazione dell’opposizione che la scorsa settimana ha sostenuto l’intervento del presidente Giorgio Napolitano sul ‘milleproroghe’. Donatella Ferranti del Pd parla di “attacco preventivo’’ in vista “della riforma della giustizia; mentre Massimo Donadi dell’Idv invita il Cavaliere a “rispettare la Costituzione”.


Berlusconi interviene a Milano alla Confcommercio, dopo aver partecipato ad una iniziativa del Pdl organizzata dal ministro Michela Vittoria Brambilla: il premier rassicura la platea che il “voto è lontano” e spiega che il “Pdl nei sondaggi ha il 30,6%’’ mentre Fli “è all’ 1,3-1,6%”. Insomma, fa intendere che c’è tempo e possibilità per fare le riforme. Ma è a questo punto che il premier punta il dito contro burocrazia, Parlamento e Quirinale. La riforma della giustizia – dice – non è ancora realizzata perché “c’era un patto’’ del presidente della Camera, Gianfranco Fini, “con la magistratura e con l’associazione dei magistrati per non farla e non fare ciò che a loro non andava bene’’.
– Accuse risibili – la secca risposta del leader di Fli.


Ma il Cavaliere non demorde nelle accuse e spiega poi che una legge “dopo che è stata approvata dal Parlamento va al presidente della Repubblica, che insieme al suo staff può rimandarla al Parlamento’’.
– Poi – aggiunge – i pubblici ministeri di sinistra possono ricorrere alla Corte costituzionale che la boccia. Anche il Parlamento non rimane immune da critiche.


– Lavorano 50-60 persone mentre tutti gli altri stanno lì, fanno pettegolezzo e poi seguono ciò che dice il capogruppo – afferma il premier che, lo scorso anno, aveva proposto che votassero soltanto i presidenti dei gruppi parlamentari, suscitando la reazione indignata dell’opposizione. Una situazione che lo spinge a dire di “averne le scatole piene”, al punto da voler “tornare a fare il cittadino normale”.
– Ma non posso – aggiunge – perchè se lo facessi direbbero che sono un disertore.


Il presidente del Consiglio rivela poi di non avere “alcun tipo di telefonino, perché esposto a qualsiasi tipo di intercettazione”. – La legge – si lamenta – è ferma da 18 mesi e non è un Paese civile quello in cui non si può più parlare al telefono.


Berlusconi rilancia anche il processo breve.
– I tempi della giustizia sono lunghi: 8-10 anni per la giustizia civile e 14-16 per quella penale – sottolinea. L’Europa sollecita una riforma ma, dato che avrei qualche beneficio, non si può fare.
Per quanto riguarda i processi che lo aspettano Berlusconi appare sereno, scherza e dice di non ricordare cosa c’è il 6 aprile, giorno della prima udienza per il caso Ruby. Sottolinea che avrà “cinque udienze processuali in undici giorni”. Quanto al processo Mediaset spiega che “come sempre” vuole andare ma – conclude – “gli avvocati me lo impediscono”.