La maggioranza solleva il conflitto di attribuzioni

ROMA – La maggioranza rompe gli indugi e chiede alla Camera di sollevare conflitto di attribuzioni contro la procura e il Gip di Milano sul ‘caso Ruby’: la vicenda giudiziaria che vede il premier Silvio Berlusconi imputato di concussione e prostituzione minorile. L’intenzione di fare questo passo era stata confermata nell’ultima riunione della Consulta del Pdl dal capogruppo del partito in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa, ma sui tempi non c’era ancora alcuna certezza. Ieri pomeriggio, invece, i presidenti dei deputati di Pdl, Lega e ‘Responsabili’, Fabrizio Cicchitto, Marco Reguzzoni e Luciano Sardelli scrivono una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini per chiedere di sollevare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale.


L’opposizione però insorge e parla di ‘’ennesimo abuso’’ e di escamotage ‘’per non far processare il presidente del Consiglio’’. Con il leader del Pd Pierluigi Bersani che fa i complimenti alla Lega perche domani si vota il ‘’federalismo-salva-processi’’. Nella lettera, piuttosto tecnica, si fissano alcuni punti: prima di tutto quello che avrebbe commesso Berlusconi con la telefonata alla Questura di Milano (la concussione) sarebbe un reato ministeriale; poi, non tocca certo alla singola autorità giudiziaria stabilire la ministerialità o meno del reato. Terzo: visto che la Camera si era già pronunciata sulla competenza del Tribunale dei ministri (a proposito della perquisizione degli uffici del ragioniere del premier Giuseppe Spinelli) non si capisce come mai i magistrati di Milano siano andati avanti per la loro strada come se nulla fosse, continuando prima con l’inchiesta e poi rinviando a giudizio il Cavaliere.


Comportandosi in questo modo, si osserva, non solo avrebbero avuto un atteggiamento ‘’superficiale’’, ma avrebbero dato ‘’un’interpretazione scorretta’’ della disciplina vigente, a cominciare dall’articolo 96 della Costituzione, e avrebbero dimostrato ‘’un intento persecutorio’’ nei confronti del presidente del Consiglio. Nella lettera trasmessa a Fini, i tre esponenti del centrodestra sottolineano anche un’altra questione: se si lasciasse agire la magistratura di Milano senza tentare di fermarla si creerebbe un precedente e si lederebbero le prerogative della Camera. Perchè, visto che si tratta di un reato ministeriale, tocca a lei e solo a lei pronunciarsi sull’autorizzazione o meno a procedere. E questo è un potere che nessuno può toglierle.


Il documento, che secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato messo a punto in realtà dal vicepresidente della Camera, Antonio Leone (Pdl), rappresenterebbe non solo un ‘attacco-avvertimento’ alle toghe, ma anche una sorta di ‘sfida’ all’inquilino di Montecitorio Gianfranco Fini. A lui infatti si appellano, prima il ministro degli Esteri Franco Frattini, e poi Luciano Sardelli, affinche’ dimostri la sua ‘’correttezza istituzionale’’.

Una richiesta non troppo velata a non votare in ufficio di presidenza. La decisione di investire o meno la Giunta e poi l’Aula della richiesta di sollevare conflitto di attribuzione spetta infatti all’Ufficio di presidenza della Camera dove, al momento, la maggioranza non ha i numeri. E’ vero che dalla prossima settimana l’Assemblea di Montecitorio dovrebbe votare l’ingresso di un esponente dei ‘Responsabili’ nell’organismo parlamentare (potrebbe essere Michele Pisacane), ma comunque, se questa ‘integrazione’ avvenisse, il voto del presidente della Camera diventerebbe determinante. Nell’ufficio di presidenza attualmente ci sono 10 esponenti dell’ opposizione e 8 della maggioranza, senza contare Fini. Se diventassero 9 e ci fosse anche una sola assenza nel centrosinistra, il conflitto di attribuzioni passerebbe. Il che significa che se la Consulta fosse d’accordo con la tesi del Pdl, per processare Berlusconi si dovrebbe chiedere l’autorizzazione a procedere (è rimasta per i ministri e non per i parlamentari). E c’è da giurare, secondo Donatella Ferranti (Pd), che questa non gli verrebbe mai concessa. Fini, per prassi non vota, ma nessuna norma gli vieta di farlo. Così, secondo quanto si apprende, della delicata vicenda potrebbe anche essere investita la Giunta per il Regolamento che potrebbe indicare la procedura da seguire. Evitando ulteriori polemiche politiche.