In migliaia tornano in piazza. Saleh attacca Usa e Israele

BEIRUT – Decine di migliaia di manifestanti anti-regime si sono riversati ieri in modo pacifico nelle strade di Sanaa per chiedere la caduta del presidente Ali Abdallah Saleh, alleato di Washington nella “lotta al terrorismo”, che ha duramente accusato gli Usa e Israele di essere dietro alle rivolte in corso nel mondo arabo.


Saleh ha inoltre deciso di rimuovere i governatori di cinque province chiave del Paese, tutte situate nella regione meridionale da anni cuore dei secessionisti del sud.


“Ogni giorno ascoltiamo una dichiarazione del presidente (americano Barack) Obama”, ha dichiarato Saleh citato dalla stampa locale. “In Egitto non fate questo, in Tunisia non fate quest’altro, ma di cosa s’impiccia lui in Oman e di cosa in Egitto? È o non è il presidente degli Stati Uniti?”, si è interrogato retoricamente il rais di Sanaa, al potere da 32 anni e da circa un decennio alleato chiave di Washington nella cosiddetta guerra contro al Qaida.


“I disordini che agitano il mondo arabo dalla Tunisia all’Oman – ha detto Saleh – sono una tempesta orchestrata da Tel Aviv con la supervisione degli Stati Uniti per destabilizzare tutto il mondo arabo”. Nel tentativo di alleggerire la pressione di piazza che dal 27 gennaio scorso fa tremare il suo regime, il capo di stato yemenita aveva invitato le opposizioni interne a partecipare a “un governo di unità nazionale”.
L’invito era stato però respinto, mentre i giovani universitari si sono dati appuntamento ieri nei pressi dell’ateneo di Sanaa per ribadire la loro richiesta, espressa mutuando gli slogan già usati in Tunisia ed Egitto: “Il popolo vuole la caduta del regime!”. A loro si erano uniti da giorni anche membri di influenti clan tribali del Paese e rappresentanti delle opposizioni politiche, fino ad ora rimaste fuori dalle proteste.


Una contro-manifestazione di lealisti è stata organizzata ieri dal Congresso popolare generale, il partito al potere in Yemen, ma i due schieramenti non sono venuti a contatto fra loro e non si sono verificate violenze. Saleh aveva nei giorni scorsi invitato le forze di sicurezza a proteggere i manifestanti.


Dall’inizio delle proteste oltre un mese fa, secondo fonti mediche e umanitarie in Yemen sono morte in tutto 27 persone. Intanto altre proteste anti-regime si sono registrate a Lahej, nei pressi di Aden, ex capitale dello Yemen del Sud, e a Sayun, nella remota regione sud-orientale dello Hadramawt, dove tre dimostranti sono rimasti feriti da pallottole di gomma sparate dagli agenti governativi per disperdere i cortei.