L’inflazione vola in Italia e nell’Ue ed ora si teme l’effetto Libia

BRUXELLES – L’inflazione torna a volare in Europa, con Bruxelles costretta a rivedere al rialzo le sue previsioni per il 2011: +2,2 per cento nell’Eurozona, +2,5 per cento nell’intera Ue. In entrambe i casi si tratta di un balzo in avanti di ben quattro punti rispetto alle precedenti stime, e che riguarda tutte le principali economie del Vecchio Continente. Non fa eccezione l’Italia, dove l’indice dei prezzi al consumo – sottolinea l’Istat – si porta ai massimi da oltre due anni, attestandosi in febbraio al 2,4 per cento dal 2,1 per cento di inizio anno. Sul banco degli imputati soprattutto il caro-energia, con i prezzi di gas e petrolio pompati dalle tensioni geopolitiche che stanno scuotendo il Nordafrica e il Medio Oriente. Tanto che la Commissione Ue – nel presentare le sue nuove previsioni economiche – non nasconde il pericolo di un ‘effetto Libia’, che alla lunga potrebbe incidere sulla già fragile ripresa dell’economia europea. Soprattutto in quei Paesi dove la crescita del Pil resta moderata.

– ITALIA, record da 2008. In Italia bisogna tornare al novembre 2008 per trovare un tasso di inflazione più elevato del 2,4 per cento: allora, infatti, l’indice dei prezzi al consumo era salito al 2,7 per cento. A incidere sul nuovo picco di febbraio – spiega l’Istat – è innanzitutto l’impatto del caro-greggio sui prezzi di benzina (+11,8 per cento su base annua) e gasolio (+18 per cento per i mezzi di trasporto, +17,2 per cento per il riscalamento). Ciò si ripercuote inevitabilmente sulle tariffe nel settore dei trasporti, che nell’ultimo mese hanno fatto registrare un vero e proprio boom, con aumenti dell’1,8 per cento per i treni, del 3,3 per cento per i biglietti arerei e del 7 per cento per il trasporto marittimo. Ma dietro la nuova impennata inflazionistica non c’è solo l’effetto petrolio. Volano anche i prezzi di molti generi alimentari: dal pane (+1,2 per cento su base annua), alla frutta fresca (+2,4 per cento), ai formaggi e latticini (+3,7 per cento). Tanto che il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, non ha nascosto i suoi timori.

– Preoccupa – ha ammesso – la dinamica dei prezzi energetici e delle materie prime alimentari, sospinta dalla domanda dei Paesi emergenti, dai fattori di instabilità e dalle pressioni speculative. Ne deriva – ha aggiunto – un’inflazione importata che non aiuta i consumi interni e la crescita dell’economia’’.

– UE PREOCCUPATA, occhi sul Bce. Preoccupata anche la Commissione Ue, che per l’Italia prevede un’inflazione a fine 2011 del 2,2 per cento, come per la Germania. Un po’ meno di Olanda (1,7 per cento) e Francia (2 per cento), ma meglio di Spagna (+2,4 per cento) e Regno Unito (+3,4 per cento). Bruxelles invita a non fare allarmismi e il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, insiste nello spiegare come – al netto del caro-greggio – l’inflazione rimane generalmente sotto controllo. Ma non nasconde come nel lungo termine il permanere di una situazione di crisi e instabilità politica sulla sponda sud del Mediterraneo potrebbe creare grossi problemi alla crescita europea, già minacciata dalla crisi dei debiti sovrani. Intanto in settimana si riunirà il board della Bce. E – con l’inflazione tornata sopra la soglia di riferimento del 2 per cento – si rafforza l’ipotesi di un lieve aumento dei tassi, da parecchi mesi fermi all’1 per cento (il minimo storico).