Chávez prova a mediare. Il governo libico accetta

CARACAS – “Speriamo di riuscire a creare una commissione che vada in Libia per parlare con il governo e i leader dell’opposizione”: dal lontano Venezuela, il presidente Hugo Chavez, amico e alleato del regime libico, in queste ore sta provando a imbastire una mediazione internazionale affinchè a Tripoli “non venga imposta la politica dei cannoni”.

Distante geograficamente, ma da molti anni molto vicino sul fronte politico e sul quello del “business” a Gheddafi, il leader “bolivariano” sta da giorni cercando di portare avanti quello che i media chiamano ormai il “Piano Chavez”.

Il tentativo ha preso corpo dopo un colloquio che lo stesso leader venezuelano ha avuto martedì con il rais: a riferire della telefonata è stato il ministro della comunicazione di Caracas, Andres Izarra, che non ha però dato altri dettagli. Ma già lo scorso lunedì Chavez si era chiesto se, visti i rischi dello scenario libico, non fosse il caso di mandare a Tripoli “una missione di pace per aiutare i nostri fratelli a non uccidersi fra di loro, al posto dell’invio di marines e aerei”. Chavez aveva d’altra parte aggiunto di aver parlato della proposta “con alcuni Paesi d’Europa e Sudamerica”.

Ieri il portavoce del presidente venezuelano Hugo Chavez ha detto che il governo libico ha accettato la proposta del Venezuela di cercare una soluzione negoziata al conflitto nel paese nordafricano. Il ministro per l’Informazione Andres Izarra ha anche aggiunto che la Lega Araba ha mostrato interesse verso il piano di Chavez di inviare una commissione internazionale in Libia per parlare con entrambe le parti (governo e ribelli ndr).

In attesa di eventuali ulteriori prese di posizioni da parte di altre capitali o leader, di certo c’è che la proposta è stata seccamente respinta, sull’altra sponda del Mediterraneo, dalla Francia: “Qualsiasi mediazione che consenta al colonnello Gheddafi di succedere a se stesso non è ovviamente benvenuta”, ha tagliato corto Alain Juppè, neoministro degli esteri francese in una conferenza stampa congiunta con l’omologo britannico, William Hague.

Molto più disponibile è apparsa invece la ministra degli esteri spagnola, Trinidad Jimenez: “Se si tratta di cercare una via di uscita, va bene”, ha commentato la ministra a Madrid, precisando però di non conoscere “nè il contenuto nè l’obiettivo” della proposta.

A dire invece “no grazie” è stato infine anche uno dei figli di Gheddafi, Saif al-Islam: in un’intervista alla Sky News britannica, ha detto che “nessuno sa niente” del piano, “i venezuelani ci sono amici e li rispettiamo, ma non hanno idea” di cosa stia avvenendo in Libia, ha sottolineato Saif al- Islam, precisando che “siamo in grado di risolvere da soli i nostri problemi: non c’è bisogno di intervento straniero”.
L’ex ministro della Giustizia libico e attuale leader dell’opposizione, Mustafa Abdel Jalil, ha detto ieri: “respingiamo con forza la proposta di pace avanzata dal presidente venezuelano, Hugo Chavez. Non accetteremo la proposta di mediazione dei venezuelani perché vogliamo la caduta di Muammar Gheddafi e del suo regime”.

Oltre al Venezuela, l’altro Paese latinoamericano particolarmente attivo in queste ore a Tripoli è il Brasile. L’ambasciatore brasiliano a Tripoli, George Ney de Souza Fernandes, ha infatti detto ai media del suo Paese di essere stato convocato da Gheddafi insieme ad altri diplomatici e ai rappresentanti dell’Unione Africana (Ua) e dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci): l’obiettivo – ha detto Fernandes – è proprio quello di creare una commissione di osservatori internazionali.

CORTE DELL’AJA

Apre un’inchiesta per crimini contro l’umanità

BRUXELLES – La Corte penale internazionale ha deciso di aprire un’inchiesta sui crimini contro l’umanità compiuti in Libia dal 15 febbraio scorso. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a L’Aja il procuratore generale della Corte, Luis Moreno-Ocampo.

Luis Moreno-Ocampo, procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia, ha detto che indagherà il leader libico Muammar Gheddafi e i suoi più stretti collaboratori, tra cui alcuni dei figli del colonnello, per presunti crimini contro l’umanita avvenuti durante il violento giro di vite contro i manifestanti antigovernativi.
Moreno-Ocampo ha detto che le forze di sicurezza di Gheddafi sono accusate di aver attaccato i manifestanti in diversi villaggi e città della Libia a partire dal 15 febbraio e ha identificato Gheddafi e diversi comandanti e funzionari del regime come mandanti formali degli ordini.

Il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia ha detto anche che “non ci sarà impunità in Libia”. Il suo ufficio ha agito con una rapidità senza precedenti per far partire un’indagine, in parte per ammonire i funzionari libici dal continuare il massacro dei civili. Moreno-Ocampo ha detto che la Corte intende utilizzare questa opportunità per “avvisarli: se le forze che comandano commettono crimini, potranno essere ritenuti responsabili di crimini”.

Navi Usa prossime alla costa

TRIPOLI – Le due navi da guerra americane sono ormai prossime alle coste libiche mentre 400 marines sono stati trasferiti in una base Usa a Creta, la Souda. Un portavoce della base ha spiegato che l’operazione “è parte di un riposizionamento delle forze nella regione legato alla situazione libica”.
Le due navi americane sono la porta-elicotteri anfibia d’assalto Uss Kearsarge e la Uss Ponce con a bordo munizioni e mezzi da sbarco. Le due navi d’assalto trasportano con 800 marine, una flotta di elicotteri e un equipaggiamento medico in grado di operare sia in campo militare che umanitario.

Raid su Brega

TRIPOLI – E’ ripresa ieri la battaglia tra forze governative e ribelli a Brega, il centro petrolifero a Sud di Bengasi.

“Aerei da guerra hanno sganciato una bomba nel settore situato tra la sede di una compagnia petrolifera e una zona residenziale”, ha dichiarato Fattah al-Moghrabi, un responsabile dell’ospedale di Brega. “Per quanto sappiamo, non ci sono state vittime”, ha aggiunto. Il raid è stato confermato anche da altri dipendenti del nosocomio.

Nel primo pomeriggio di ieri, gli insorti libici hanno detto di aver catturato circa 100 uomini fedeli a Gheddafi.