La storia del Venezuela dipinta tra il sacro e il profano

CARACAS – Rifiuti raccolti per la strada, gemme di plastica e pezzi di stoffa dorati. Questi sono i materiali profani che Corrado Geraldini sovrappone alle immagini di personaggi della storia del Venezuela nell’esposizione ‘A sud del Tropico’.


Il pittore italo-venezolano, nato a Roma e arrivato a Caracas nel ’77, ha scelto di rappresentare Maria Leonza, Simon Bolívar, Manuela Saenz, Tibisay, Guacaipuro e Negro Primero nel tentativo di raccontare le origini della cultura del paese che lo ha accolto. Così i suoi quadri ritraggono momenti della storia coloniale e della lotta per l’indipendenza del Venezuela cercando di mostrare tutti gli ingredienti che hanno dato vita alla miscela di etnie e civiltà che oggi compongono il paese.


“Sono sempre stato interessato alla storia della terra di Bolívar – spiega l’artista che risiede a Calabozo –. Cosí dopo un primo periodo di iper-realismo e pittura fotografica, sono passato negli anni ’80 a un espressionismo astratto fino ad arrivare ai quadri esposti oggi nel Museo di Bellas Artes che uniscono realismo e materiali riciclati”.


Nelle sue opere i volti dei personaggi storici sono accerchiati da oggetti poveri come ossa, conchiglie, cd, capsule e monetine ma anche da perle di plastica, collane, piume colorate e candele cosí da dissacrare ciò che è rappresentato per ridargli dignità sulla terra. L’alta quantità di simboli magici insieme ad elementi profani mescolati ad intensi colori crea infatti un forte contrasto visivo.


“Molti degli eroi e delle eroine, delle vergini e dei corsari sono raffigurati su materiali molto semplici come il coperchio di una botte o delle assi di legno – afferma Gelardini – Ho cercato di rivalorizzare la materia dandogli un’estetica”.


Nelle sue opere infatti si può notare sia l’impronta degli studi svolti nell’Accademia delle Belle arti di Roma sia l’influsso dei suoi viaggi nei Caraibi che lo hanno portato a togliere dal centro della propria visione del mondo l’Europa.


Un altro elemento dei quadri di Gelardini è sicuramente la seduzione lanciata attraverso gli sguardi, le labbra e le fisionomie delle donne dipinte, anche se l’autore afferma che non ha voluto sviluppare un discorso erotico. Le figure avvenenti della ‘Vergine Maria’ e della ‘Santa Inquisizione’ sembrano infatti talmente terrene da portare lo spettatore ad avere il desiderio di toccarle con mano.


I quadri di Gelardini trasmettono infine l’enorme fascino che esercita il Venezuela sull’artista. D’altronde il pittore fin da ragazzo aveva avuto una passione per il Sudamerica e così aveva deciso di viaggiare per vedere con i propri occhi il Brasile, la Colombia e varie isole dei Caraibi fino ad approdare a Caracas.
“Sono sempre stato atratto dalla musica dell’America latina e ho avuto la possibilità di conoscerla attraverso un amico venezuelano che viveva a Roma – racconta -. Dopo aver conosciuto tanti paesi sudamericani ho deciso di stabilirmi nello stato Guarico. Nella savana ricca di colori forti di questa regione ho potuto così coronare un sogno: allevare i cavalli”.


Negli anni successivi al ’78 Gelardini si è dedicato a restaurare le case antiche a stretto contatto con la storia ed ha gestito una fattoria nei dintorni di Calabozo. Per la sua conoscenza dell’arte e dell’architettura è stato nominato ‘autorità unica del centro storico di Calabozo’ con il compito di monitorare la conservazione di questa zona.


L’esposizione ‘A sud del Tropico’ è aperta fino al 24 aprile tutti i giorni nella Sala 6 presso il Museo de Bellas Artes di Caracas.