La Di Martino conquista l’oro

PARIGI – Un oro nell’alto ed un argento nel triplo. Il giorno dopo il trionfo di Simona La Mantia nel triplo, l’atletica italiana vive una domenica da ricordare agli Europei Indoor di Parigi con l’exploit di Antonietta Di Martino e la sorpresa del secondo gradino del podio targato Fabrizio Donato dietro solo all’immenso Teddy Thamgo, capace di saltare fino a 17,92 metri per firmare il nuovo record mondiale.
Per la Di Martino, laureatasi campionessa continentale con un volo fino a 2,01 – degno delle grandi assenti come la croata Blanka Vlasic e la tedesca Ariane Friedrich – è la prima medaglia d’oro in carriera. Un risultato che, assieme a quello di sabato della La Mantia, fa sorridere l’atletica in rosa, che in attesa dell’8 marzo può già festeggiare.


La saltatrice azzurra sbaraglia il campo con una facilità impressionante, e si aggiudica la 26ª medaglia d’oro tricolore nella storia della manifestazione. E’ perfetta, la cavese delle Fiamme Gialle: non commette un errore finché le avversarie sono in gara. Il primo arriva proprio a 2,01, quando l’oro è già al sicuro, ovvero, al collo. Solo un momento di emozione. Giusto il tempo di festeggiare, ma solo dentro. E a vittoria appena ottenuta.


“Alla vigilia sentivo la pressione di tutti – le parole nel dopo gara della Di Martino – cosa sicuramente normale, visto il 2,04 saltato quest’anno, ma altrettanto sicuramente non facile da gestire in una vigilia così importante. E’ la mia prima medaglia d’oro, e volevo onorarla con una prestazione di rilievo, ecco perché ho scelto di saltare 2,01 quando i giochi erano ormai già fatti. Due anni fa, a Torino, la Friedrich vinse con questa esatta misura: ripetendola, credo di aver dato valore alla mia medaglia d’oro. Certo, se ci fosse stata lei, con la Vlasic, probabilmente la competizione sarebbe stata più accesa, ma nessuno si faccia trarre in inganno, non è stato affatto facile”.


La testa è già al futuro. “Ora l’obiettivo sono i Mondiali, e spero, negli anni che mi restano in carriera, di riuscire ad arrivare al grande appuntamento nella forma che dico io. Ogni anno, anche quando poi sono salita sul podio, come nel 2007, mi è toccata qualcosa alla vigilia. Per una volta, vorrei affrontare la gara dell’anno nella forma della vita”. Il passato, le ore spese nelle sale d’attesa di chirurghi e ortopedici, ogni tanto riaffiora: “Non è stato facile. Mi hanno dato per finita tante volte, ed ogni volta sono riuscita a tornare, a riemergere. Solo adesso comincio a capire che così, c’é molta più soddisfazione”.


La gara che non t’aspetti nell’Europeo indoor di Parigi, perlomeno per l’impatto della prestazione tecnica, è quella di Fabrizio Donato nel triplo. Il laziale delle Fiamme Gialle, campione europeo a Torino nell’edizione di due anni fa, alla fine è argento (fatto che più di qualcuno aveva pronosticato): ma quello che fa rumore è il doppio record italiano, realizzato atterrando prima a 17,70 e poi a 17,73 (il limite precedente era il 17,59 centrato proprio a Torino il 7 marzo del 2009). E’ l’ottava prestazione mondiale all time al coperto, che per certi versi ha costretto il francese Teddy Thamgo a migliorare il proprio record del mondo, portandolo a 17,92 (limite precedente: 17,91, Aubiere, 22 febbraio scorso).


“Una gara straordinaria – commenta il fresco argento europeo – non ci credo nemmeno io. Il 17,70 è stato il mio salto più bello, ed era magnifica la sensazione di atterrare vicino, sempre più vicino, al cartello dei 18 metri”. Il segreto di Donato è semplice. “Questo risultato è frutto di tanto lavoro e tanta tranquillità. Faccio atletica perché mi piace, non solo perché è il mio lavoro”