Pd consegna le firme

ROMA – Il sottosegretario Gianni Letta mostra scettica ironia sul fatto che i 10 milioni di firme, consegnati dal Pd a Palazzo Chigi, riusciranno a far dimettere il premier Silvio Berlusconi. Ma Pier Luigi Bersani non demorde e avverte che “noi resisteremo un minuto di più di Berlusconi e, quando se ne andrà, diremo come Vasco Rossi ‘e già, siamo ancora quà’’. Un avviso diretto al premier ma un segnale anche alla minoranza del partito in ebollizione perchè, visto che le urne non sono dietro l’angolo, è ora che il Pd corregga la rotta.
Nel giorno della festa della donna è Rosy Bindi, la presidente del Pd finita nel mirino del premier per il suo aspetto fisico, a consegnare a Palazzo Chigi un plico giallo con alcune delle firme raccolte in questi mesi. Il tutto unito ad un biglietto di auguri di guarigione dopo l’intervento di dell’altro ieri.


Bindi arriva nella sede del governo dopo la manifestazione a piazza di Pietra e seguita da un gruppo di militanti che a piazza Colonna gridano ‘’dimissioni, dimissioni’’ e cantano l’inno d’Italia. Bersani non va da Gianni Letta, lascia il testimone alle donne del partito dopo aver attaccato un premier che in questi anni ha ridotto l’Italia “ad una crisi economica e morale, ha ispirato pensieri sbagliati, come la dismisura del potere e il messaggio distruttivo che la mercificazione della donna sia uno spazio della sua libertà’’.


Una difesa ad oltranza delle donne “non per una benevolenza un po’ pelosa di noi uomini’’, assicura il segretario del Pd, ma certo come nuova occasione per chiedere al premier di andarsene visto che la raccolta di firme è stata decisa dopo l’esplosione del caso Ruby.

– L’obiettivo dei 10 milioni è stato raggiunto – dice il segretario spazzando via le polemiche sulle firme fasulle, in realtà più infastidito dal fatto che dentro il Pd sono ricominciati i mugugni e i maldipancia dopo la faticosa tregua intorno alla necessità di un’alleanza larga, da Vendola a Fli, per andare oltre il berlusconismo. Per il leader Pd la linea è “non si cambia ogni 3-4 mesi’’ e quindi si va avanti “perchè Berlusconi è al tramonto’’.
– Questo tramonto – sottolinea il leader dei Democratici – può essere pericoloso e noi abbiamo la responsabilità di dimostrare che abbiamo più tenuta di lui e di indicare un’altra strada.


Per l’opposizione non è il momento di imboccare quindi strade alternative perchè, come dice secca ai giornalisti Rosy Bindi, “anche se non si ottengono risultati immediati, il risultato arriverà e quindi finchè non si risolve il primo punto, non si passa al secondo punto dell’ordine del giorno’’.


I veltroniani chiedono di abbandonare la ricerca di sante alleanze, che per ora non ha prodotto la spallata, ma per il segretario il test del Pd, e anche della sua segreteria, saranno le amministrative. Solo dopo si potranno fare bilanci o valutare correzioni di rotta.