Tredici morti in scontri tra cristiani e musulmani

IL CAIRO – Tredici persone sono morte nelle violenze tra cristiani e musulmani registratesi ieri al Cairo mentre sono riaffiorate le tensioni religiose che sembravano essersi allentate con la rivoluzione.
Il Ministero della Salute ha detto che i morti sono 13 e che 140 persone sono rimaste ferite nelle violenze della notte al Cairo, i più gravi di natura religiosa da quando il presidente Hosni Mubarak ha lasciato il potere l’11 febbraio in seguito a una rivolta caratterizzata dall’unione tra cristiani e musulmani.


Non è chiaro quante delle vittime siano cristiane e quante musulmane. Le violenze sono iniziate dopo una protesta dei cristiani per un incendio doloso a una chiesa a Helwan, a sud del Cairo.
Sono state lanciate molotov e pietre, dicono i testimoni. Almeno una delle vittime era un cristiano colpito alla schiena da un proiettile, ma non è chiaro chi gli abbia sparato. A un certo punto l’esercito ha sparato in aria per disperdere la folla.


I cristiani copti rappresentano circa il 10% della popolazione dell’Egitto, che conta 80 milioni di abitanti.
Sempre ieri centinaia di donne egiziane che protestavano nella piazza Tahrir al Cairo chiedendo pari opportunità e la fine delle violenze sessuali sono state insultate e spintonate da un gruppo di uomini. Nel frattempo i soldati hanno sparato in aria per disperdere i manifestanti che si sono scontrati a sud dalla capitale, bruciando pneumatici e danneggiando automobili parcheggiate.


Da sempre considerate cittadine di serie b, costrette a una vita all’insegna della sottomissione e della discriminazione sessuale, le donne hanno inaspettatamente conquistato un ruolo da vere protagoniste in questa prima meta del 2011. Basti pensare al ‘fiume rosa’ – volontarie, madri di famiglia, dottoresse, studentesse, casalinghe – che per giorni e giorni ha invaso piazza Tahrir, al Cairo, epicentro della rivoluzione contro Hosni Mubarak. Donne che hanno dormito fianco a fianco degli uomini nelle tende dei sit-in permanenti, hanno rischiato la vita e persino lanciato pietre contro chi voleva reprimere il ‘sogno egiziano’, oltre a prendersi cura dei feriti.


Un contributo che le egiziane non vogliono sia dimenticato, come dimostra il corteo indetto per ieri al Cairo da alcune attiviste che hanno accusato il nuovo governo militare di voler rafforzare i sistemi patriarcali che caratterizzano il Paese. “Stanno dimenticando il ruolo delle donne nella rivoluzione”, ha denunciato Dina Abou El Soud, 35enne che ha partecipato all’iniziativa. Le donne di piazza Tahrir, infatti, oltre alla caduta del rais, rivendicano un’altra e ancor più grande conquista strappata con la rivoluzione del 25 gennaio: la parità.