Giustizia, dal Cdm sì alla riforma. Berlusconi: «L’aspettavo dal ‘94”

ROMA – Via libera del Consiglio dei ministri alla legge costituzionale di riforma della giustizia. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, lasciando palazzo Chigi. La riforma della giustizia del ministro Angelino Alfano era approdata in Cdm questa mattina per l’approvazione da parte dell’esecutivo. Il ddl costituzionale, che contiene la separazione delle carriere fra giudici e pm e due Csm separati, è stato approvato all’unanimità e il via libera al testo è stato salutato con un applauso.
– Presentiamo oggi per la prima volta nella storia della nostra Repubblica un testo di riforme costituzionali della giustizia che è completo, organico, chiaro, convincente – ha detto Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm -. Intendiamo anche sostenere questa riforma con una larga comunicazione ai cittadini perché è fatta nell’interesse dei cittadini.
Ora, assicura il presidente del Consiglio, «portiamo il provvedimento all’attenzione del Parlamento che lo discuterà e lo approverà».


Con il via libera alla riforma della giustizia, dei cinque punti presentati alle Camere il 29 settembre scorso il governo ne ha approvati cinque. Sull’ultimo che ancora manca all’appello, la riforma del fisco, «ci stiamo lavorando» ha poi assicurato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
– Il 29 settembre – ha detto il premier – presentammo il nostro progetto di riforma della giustizia, e ottenemmo la fiducia al riguardo. Poi c’era il federalismo municipale, l’abbiamo attuato. I decreti per la sicurezza dei cittadini, attuati. Il piano per il Sud è stato presentato. La riforma della giustizia, approvata. E sulla riforma del fisco stiamo lavorando con i tavoli aperti con imprenditori e parti sociali.


Per Berlusconi, questa riforma «innalzerò finalmente il nostro paese ai livelli di democrazia dei grandi paesi come gli Stati Uniti d’America». E aggiunge:
– Il pm per parlare con il giudice dovrà fissare l’appuntamento e battere con il cappello in mano e possibilmente dargli del lei.


Se fosse stata varata prima la riforma della giustizia, continua il presidente del Consiglio, «non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato a cambiamenti di governo, all’annullamento di una classe di governo nel ’92-93, all’abbattimento di un governo nel ’94, alla caduta di un governo di sinistra nel 2008 per la proposta di riforma della giustizia del ministro Mastella e il tentativo di eliminare per via giudiziaria il governo in carica».


Soddisfatto anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano:
– Oggi offriamo al Parlamento e al Paese un testo scritto che è in consolidato di una visione del sistema giudiziario che pone al centro il cittadino. Abbiamo voluto affermare, attraverso una proposta di riforma costituzionale, che l’accusa e la difesa sono uguali, e che sopra entrambi vi è il giudice che può essere sopra entrambi se non sarà più pienamente collega del pubblico ministero. Questa è la garanzia per il cittadino, una perfetta parità tra accusa e difesa e il meccanismo per fare questo è la separazione degli ordini.
La riforma della giustizia approvata, illustra quindi Alfano, dal Cdm prevede l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura, uno per i giudici e uno per i pm, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Inoltre, nel testo della riforma il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale «resta saldo ma applicato secondo i criteri previsti dalla legge», chiarisce il Guardasigilli.


La riforma «non è una ritorsione contro qualcuno» ribadisce Alfano, spiegando:
– E’ chiaro che si tocca qualche privilegio ma non abbiamo presentato un quinto Vangelo. Si tratta di una proposta consolidata in 17 anni. In Parlamento -assicura- saranno ascoltati costituzionalisti ed esperti di diritto.

Due Csm presieduti dal capo dello Stato


ROMA – Carriere separate di giudici e pm; due Csm presieduti dal capo dello Stato; obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale secondo ‘’i criteri’’ stabiliti dalla legge; componenti togati del Csm eletti tra candidati estratti a sorte; magistrati responsabili di tasca propria come i medici e al pari dei funzionari della Pubblica amministrazione. Questi alcuni dei punti salienti della riforma costituzionale della giustizia contenuti in una bozza di 16 articoli che il Guardasigilli Angelino Alfano ha illustrato oggi al Capo dello Stato.


— SEPARAZIONE carriere: La legge assicurerà la separazione di giudici e Pm. I primi costituiscono un ‘’ordine autonomo e indipendente da ogni potere e sono soggetti soltanto alla legge’’, i secondi sono invece un ‘’ufficio’’ organizzato secondo ‘’le norme dell’ordinamento che ne assicurano l’indipendenza’’.


— OBBLIGO azioni penali ma con i limiti: Il Pm continuerà ad avere l’obbligo di esercitare l’azione penale ma ‘’secondo i criteri stabiliti dalla legge’’.


— RESPONSABILITÀ dei magistrati: Le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino per errori commessi, come avviene per i medici o per i funzionari della P.A. E infatti la bozza prevede che i magistrati sono ‘’direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato’’. Si aggiunge poi che ‘’nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati’’.

— DOPPIO Csm: Ci sarà un Csm per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. Sembra quindi tramontata l’ipotesi di affidare la guida del Csm dei Pm al Pg della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune. Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Cassazione, mentre gli altri componenti saranno per metà giudici votati sulla base del sorteggio degli eleggibili (con l’intenzione di frenare il correntismo della magistratura associata) e per metà ‘laici’ eletti da Parlamento. Nel Csm dei Pm siederà il Pg della Cassazione e sarà ribaltata l’attuale proporzione: la componente ‘togata’ dovrebbe infatti essere ridotta a un terzo (previo sorteggio degli eleggibili) mentre quella ‘laica’ arriverebbe a due terzi.


— AI CSM vietati atti di indirizzo politico: I due Csm ‘’non possono adottare atti di indirizzo politico né esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione’’. Espunta dalla bozza, invece, l’iniziale previsione secondo cui i Csm avrebbero potuto esprimere parere sui ddl del governo solo su richiesta del ministro della Giustizia.


— ALTA Corte di Disciplina: Come il Csm, anche la nuova Corte di disciplina sarà divisa in due: una sezione per i giudici e una sezione per i Pm. I componenti di ogni sezione saranno nominati per metà dal Parlamento in seduta comune e per metà da tutti i giudici e Pm (previo sorteggio degli eleggibili). POLIZIA giudiziaria: Cambia anche l’art.109 della Costituzione: se oggi l’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria, la bozza prevede dei limiti e cioè che giudici e pm dispongano della Pg ‘’secondo le modalità stabilite dall legge’’.


— MAGISTRATI onorari: Per andare incontro alla richiesta della Lega di una maggiore partecipazione del popolo all’ amministrazione della giustizia, cambia l’art.106 della Costituzione per prevedere la nomina anche elettiva di magistrati onorari con funzioni di Pm (ora questa possibilità è limitata ai soli giudici).


— INAPPELLABILITÀ sentenze assoluzione: L’inappellabilità delle sentenze di assoluzione introdotta a suo tempo dalla ‘legge Pecorella’ poi bocciata dalla Corte Costituzionale torna ora in Costituzione: all’art 111 sarà aggiunto un comma secondo cui ‘’contro la sentenza di condanna è sempre ammesso appello salvo che la legge disponga diversamente’’, mentre ‘’le sentenze di proscioglimento sono appellabili soltanto nei casi previsti dalla legge’’.


POTERE ispettivo guardasigilli: In Costituzione, all’art.110, finirà la funzione ispettiva del ministro della Giustizia e il compito a lui attribuito di riferire ogni anno alle Camere sullo stato della giustizia, sull’esercizio dell’azione penale e sull’uso dei mezzi di indagine. Restano confermate le sue attribuzioni relative all’organizzazione e al funzionamento dei servizi della giustizia.

Pd-Idv: solo un bluff, i dubbi del Terzo polo


ROMA – Discutere con tutti, anche con l’opposizione. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi auspica senso di responsabilità da parte degli avversari politici per varare la riforma della giustizia e pure il Guardasigilli, Angelino Alfano, chiede collaborazione anche per la scrittura delle leggi ordinarie che, dice, ‘’non sarà chiusa al contributo delle opposizioni’’.


Da Pd e Idv, però, la chiusura è netta.
Solo ‘’chiacchere’’, solo ‘’un diversivo’’ attacca il segretario dei democrats, Pier Luigi Bersani convinto che ‘’per due anni si mangerà pane e giustizia e non cambierà un tubo per i cittadini’’.


– Se invece il premier vuole il confronto noi abbiamo 3-4 proposte su cui siamo interessati a discutere da domani mattina – spiega il leader Pd.
Ma la pregiudiziale, annuncia l’ex presidente della Bicamerale per le riforme, Massimo D’Alema, resta il passo indietro del premier.
– C’è un problema sostanziale di credibilità. In tutti questi anni – sostiene l’esponente Pd – Berlusconi è stato di ostacolo a qualsiasi riforma perchè privo di qualsiasi condizione di terzietà.


Soprattutto, a quanti gli chiedono di spingere sul Pd per un’apertura, rispolverando lo spirito della Bicamerale risponde che si tratta ormai di ‘’un pentimento tardivo’’. Anche il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, parla di ‘’imbroglio’’, di una ‘’mera operazione d’immagine’’. Questa proposta, spiega ‘’ha come unico scopo punire i pm e metterli sotto l’Esecutivo’’ e dunque ‘’la nostra opposizione sarà dura e intransigente’’.
– La faremo in Parlamento ma mi auguro che anche la società civile si mobiliti – ha aggiunto.


La linea è anche quella dell’Idv che, annuncia il suo leader, Antonio di Pietro, presenterà un solo emendamento, quello per abolire la riforma ‘’così antidemocratica da stravolgere lo stato di diritto’’. E se non basterà ci sarà il referendum che sarà sostenuto, assicura, da ‘’una maggioranza di cittadini che vuole difendere la Costituzione’’.
Più disponibile al dialogo, invece, il Terzo Polo, pronto a una discussione di merito in Parlamento anche se, su alcuni punti, dalla modifica della norma sull’obbligatorietà dell’azione penale alla possibilità di azioni ispettive al Csm da parte del Guardasigilli, manifesta già alcune perplessità.
– La Costituzione non è un tabù, può essere rivista ma certo alcune frasi del premier sono inquietanti – sintetizza il leader Udc, Pier Ferdinando Casini.
Francesco Rutelli è cauto sulle possibilita’ di un ‘’proficuo’’ confronto con il governo ma giudica ‘’positivo’’ il fatto che Berlusconi neghi norme ‘’ad personam’’. Ma se il Nuovo Polo accoglie con apprezzamento queste ‘’positive affermazioni’’ del premier, Futuro e Libertà nota la ‘’contraddizione stridente’’ di chi ‘’attacca frontalmente quei brutti giustizialisti di Fli’’ e dall’altra sostiene di volere discutere con l’opposizione, della quale Futuro e Libertà fa parte.


– Berlusconi dica se vuole un confronto o fare propaganda – dichiara il capogruppo alla Camera, Carmelo Briguglio mentre Fabio Granata, vicepresidente della commissione antimafia nota che ‘’una riforma siffatta non puo’ trovare il consenso di una Destra repubblicana e legalitaria che ha nel suo pantheon Paolo Borsellino’’. Per questo il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, chiede garanzie:
– Da qui a fine legislatura non ci siano leggi ad personam ne’ norme punitive nei confronti dei magistrati’’.