Giappone, terremoto 8.9 Richter. Oltre mille le vittime: nessun italiano o venezolano

TOKYO – Un potente terremoto di magnitudo 8.9 della scala Richter è stato registrato a 150 chilometri dalla costa del Giappone. Subito è stato lanciato un allarme di tsunami con onda anomala di almeno 10 metri. L’intensità del sisma, inizialmente fissata a 7.9 è stata innalzata a 8.8 dallo Us Geological Survey Said. Alla scossa iniziale, con epicentro a 130 chilometri a est di Sendai e 373 chilometri nord-est di Tokyo e a una profondità di 24,4 chilometri, sono seguite altre scosse di assestamento.


Per avere un’idea del bilancio delle vittime bisognerà attendere: al momento ha raggiunto i 110 morti e i 350 dispersi. Lo riporta l’agenzia Kyodo news. Ma la cifra è destinata tragicamente a crescere. Il bilancio potrebbe superare le mille vittime. Lo tsunami ha travolto una nave con 100 persone a bordo. Quarantotto persone, tra le quali 23 studenti, sono dati per dispersi nel porto di Ofunato, nel nord est del Giappone.


Il Consigliere commerciale dell’Ambasciata del Giappone in Venezuela, Takashi Kondo, ha affermato al network venezolano Globovisiòn (all-news) che non ci sono ragioni di temere per la vita dei venezolani in Giappone poichè questi risiedono – la stragrande maggioranza – nelle grandi città, in particolare in quelle in cui il terremoto e lo tsunami non hanno fatto grossi danni. Dal canto suo, l’ambasciatore del Venezuela in Giappone, Seiko Ishikawa, in una conversazione telefonica con Globovisiòn, poco dopo la tragedia, ha riferito che i cittadini venezolani registrati in Giappone sarebbero oltre 400 e che si teme per 8 studenti che studiano presso l’università di Tojocù. L’università, comunque, sarebbe a salvo da Tsunami per trovarsi sulle falde di una collina.


L’Ambasciatore Seiko Ishikawa ha consigliato i familiari dei cittadini venezolani in Giappone di mettersi in contatto con la sede diplomatica via e-mails, per la difficoltà nelle comunicazioni telefoniche. Ha anche riferito che i danni nelle città sono ingenti.


Dal canto suo, il ministero degli Esteri italiano ha reso noto che all’appello mancano solo 28 italiani, dei quali non si conoscono le sorti. Questi risultano residenti nelle quattro prefetture del nordest del Giappone, l’area maggiormente interessata dal potente sisma che ha colpito il Paese. La mancanza di comunicazione rende praticamente impossibile contattare tutti i connazionali.


Per il momento si sa che stanno tutti bene i 311 componenti dell’orchestra e dello staff del Maggio Musicale Fiorentino che si trovano dagli inizi di marzo a Tokyo per una lunga tournee’.


Dalle 60mila alle 70mila persone sono state messe in salvo nei rifugi predisposti a Sendai, dove è esploso il complesso petrolchimico a nord-est della città di Sendai. La deflagrazione è avvenuta all’interno di un’ampia fabbrica di Shiogama, un sobborgo nei pressi di Sendai. Immagini diffuse dalla televisione mostrano fiamme alte decine di metri che avvolgono l’impianto.


Il terremoto ha provocato una serie di incendi nella capitale. Le immagini in televisione mostrano una raffineria in fiamme alle porte di Tokyo. L’aeroporto di Narita, vicino alla capitale, e quello di Sendai, sono stati chiusi.


Dopo la potente scossa è scoppiato un incendio nel locale turbine della centrale nucleare Onagawa della prefettura di Miyagi, nel nordest del Giappone. L’incendio è stato domato dopo alcune ore. Il governo di Tokyo ha assicurato che non si sono verificate fughe di radioattività dalle centrali, ma ha dichiarato una situazione di emergenza sull’energia nucleare.


Un allarme nucleare riguarda in particolare la centrale di Fukushima a causa delle possibili perdite radioattive dovute all’abbassamento del livello dell’acqua nel reattore. Le autorità hanno deciso di evacuare 2mila residenti della zona, mentre il governo ha inviato sul posto una squadra delle forze armate. La prefettura di Fukushima assicura che nell’impianto c’è acqua sufficiente per raffreddare le barre di combustibile nucleare.


– E’ sotto controllo – ha rassicurato capo di gabinetto giapponese Yukio Edano. Intanto nella stessa prefettura di Fukushima 1800 case sono state distrutte e una diga ha ceduto travolgendo abitazioni.


Un filmato andato in onda sull’emittente pubblica NHK ha mostrato numerose auto sommerse dall’onda del mare Kamaishi, nella prefettura Iwate, mentre l’onda di 4,20 metri dello tsunami si abbatteva sulla costa.


La prima scossa è stata registrata alle 14.45 locali. Alcuni edifici di Tokyo sono andati in fiamme.


In seguito al terremoto è scoppiato un incendio in un impianto siderurgico di Chiba. Lo ha riferito l’agenzia Kyodo, precisando che dopo il sisma ci sono state anche numerose frane che potrebbero aver sepolto diverse persone.


A Tokyo, l’emittente NHK parla di edifici in fiamme e molti feriti, spiegando che tra i danni prodotti dalla forte scossa di 8.9 , ci sono anche crolli di tetti in diversi edifici di Tokyo e Yokohama. Nella capitale vengono segnalati blackout elettrici e fughe di gas in diverse zone.


A Tokyo si è riunito il gabinetto di crisi e il governo ha deciso di inviare i militari nella prefettura d Miyagi. Otto aerei del ministero della Difesa controlleranno dall’alto i danni provocati nelle aree più colpite. Intanto a Tokyo è stato sospeso il traffico della metropolitana e della veloce ferrovia leggera, che non avrebbero comunque riportato gravi danni dalle scosse.


Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato un appello alla calma alla popolazione, esortando i suoi concittadini a tenersi costantemente informati su quanto riguarda il sisma.


– I danni interessano ampie zone del paese, soprattutto per quanto riguarda la regione nordorientale -ha affermato nel corso di una conferenza stampa -. Il nostro governo farà il massimo dello sforzo per garantire la sicurezza delle persone e ridurre al minimo i danni causati dal sisma.


Per il segretario del gabinetto nipponico, Yukio Edano, probabilmente si è trattato del peggior sisma della storia del paese.


Il governo giapponese, per voce del capo di gabinetto Yukio Edano, ha chiesto alla popolazione di tenersi pronta ad affrontare scosse di assestamento e tsunami altrettanto violenti di quelli che oggi hanno colpito il nordest del Giappone.


Trenta squadre di soccorso delle Nazioni Unite sono in allerta e pronte a fornire il loro aiuto in Giappone. Lo ha annunciato Elisabeth Byrs, portavoce dell’Ufficio Onu per il coordinamento delle questioni umanitarie.


– I nostri esperti sono in stretto contatto con le autorità giapponesi e finora tutte le risorse nazionali del Giappone sono pienamente impegnate nella risposta all’emergenza – ha detto la funzionaria Onu, spiegando che ci sono «squadre internazionali in allerta con 30 team pronti a essere impiegati su richiesta del Giappone».


Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha comunicato di avere «dato istruzioni» alla Federal Emergency Management Agency, la protezione civile Usa, di «essere pronta a fornire assistenza alle Hawaii e agli altri Stati e territori degli Stati Uniti che potrebbero essere interessati» dal rischio tsunami, a seguito del devastante sisma che ha colpito il Giappone.


Il Giappone ha emesso un allarme tsunami di sei metri e il Pacific Tsunami Warning Center delle Hawaii ha avvertito che l’allarme vale per Giappone, Russia, Marcus Island e Marianne del nord. Una avvertenza tsunami è stata emessa per Guam, Taiwan, Filippine, Indonesia e isole Hawaii. Il Servizio meteorologico degli Stati Uniti ha lanciato un allarme tsunami anche per la costa nordamericana del Pacifico, dall’Alaska alla California. L’allarme tsunami è scattato anche in centroamerica e in Cile, Perù e Ecuador.


I risultati preliminari degli studi effettuati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dopo la scossa sismica in Giappone indicano che il terremoto di questa mattina «avrebbe spostato l’asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri». L’impatto di questo evento sull’asse di rotazione – si legge in una nota dell’Ingv – è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004 e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960’’.


Il terribile terremoto che ha colpito oggi il Giappone rischia di aggravare una situazione economica già difficile per un paese che poche settimane fa ha dovuto riconoscere il ‘sorpasso’ a opera della Cina, per via della recessione che nel 2010 ha provocato il calo dell’1,1% del Pil (sceso a 5474 miliardi di dollari).


Il mitico ‘sistema nipponico’ appare ancora incapace di cogliere appieno la moderata ripresa, evidente soprattutto a livello regionale: i disoccupati di lunga data alla fine del 2010 erano saliti a 1,21 milioni di unità, il 20% in più rispetto all’anno precedente mentre anche i settori tradizionalmente forti – come la produzione automobilistica – arrancano. A gennaio scorso, per il quarto mese di fila, la produzione automobilistica del Giappone è calata del 6,3% rispetto all’anno precedente e come risultato la bilancia commerciale è tornata in rosso. Sempre a gennaio, infatti, ha segnato un deficit di 471,4 miliardi di yen, pari a 4,1 miliardi di euro, il primo rosso dopo 22 mesi di attivo. La crescita delle esportazioni nipponiche – per il quindicesimo mese di fila – dell’1,4% rispetto al gennaio 2010 a quota 4.970 miliardi di yen è stata ‘cancellata’ dal boom delle importazioni, +12,4% a 5.440 miliardi di yen.


Ma a preoccupare è soprattutto la situazione dei conti pubblici, che vede il Giappone sul poco invidiabile podio di paese con il più alto rapporto fra debito pubblico e Pil: con il suo 192% del 2010 (che quest’anno rischia di toccare il 204%) è secondo solo al devastato Zimbabwe del dittatore Mugabe. Si tratta di una montagna di debito (circa 10 mila miliardi di dollari) che pesano sugli spazi di manovra del governo di Naoto Kan: se finora è stata evitata la ‘catastrofe’ è solo perché il 95% di questo debito è controllato da investitori giapponesi.


Ma per migliorare la situazione il Giappone ha bisogno di una ‘vera’ ripresa, sicuramente più solida della timida crescita ipotizzata nei giorni scorsi dalla Banca centrale del Giappone. Decidendo di mantenere il suo tasso di interesse fermo fra lo zero e lo 0,1% (un record mondiale, necessario per stimolare gli investimenti) la Banca aveva per la prima volta da mesi rivisto al rialzo le sue previsioni sull’andamento dell’economia che stava «gradualmente emergendo dall’attuale fase di rallentamento». Oggi, però, il drammatico terremoto che evoca -sul fronte economico- i ricordi del precedente grande sisma, quello che nel 1995 devastò Kobe e provocò più di 6.400 vittime. Nei mesi successivi il Pil nipponico scese del 2,5%, ma soprattutto innescò una dinamica recessiva durata circa un decennio.