Draghi e Ciotti: “Le Mafie al nord sono un pericolo per la democrazia”

MILANO – Venerdì la società civile e responsabile ha battuto un colpo e ha risposto all’appello lanciato dall’associazione Libera e dalle sette università milanesi: appuntamento ieri presso l’aula magna di via Festa del Perdono, ospiti d’eccezione Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera.

Incontro e tema erano stati fissati da lungo tempo, tempo durante il quale i sette atenei milanesi hanno elaborato un programma di seminari interuniversitari che hanno l’ambizione di organizzare una risposta culturale e scientifica alla sfida criminale. Una risposta civile che, partendo proprio dagli atenei, innervi il mondo delle professioni e responsabilizzi la cittadinanza, per creare quegli anticorpi necessari a debellare il fenomeno mafioso.

Nemmeno nella più rosea delle previsioni iniziali era immaginabile un esito così importante, in termini di partecipazione e consenso all’iniziativa: oltre mille persone. Una variopinta e fresca partecipazione di giovani e di studenti, i rappresentanti delle associazioni (molti referenti di Libera provenienti da fuori regione) e dei sindacati, i docenti delle università milanesi e gli amministratori di enti locali.

Don Luigi inizia il suo appassionato intervento ricordando Paolo Borsellino, con le parole pronunciate dal magistrato ucciso da Cosa Nostra, in occasione della celebrazione del maxiprocesso contro le cosche siciliane. In quello che sembrava il momento di massimo successo dell’offensiva dello Stato contro la mafia, proprio quando la vittoria sembrava vicino, il giudice metteva in guardia da pericolosi allentamenti di tensione e dalle “perniciose illusioni” che potevano far credere di aver debellato per sempre il cancro criminale.

E il sacerdote decide di partire utilizzando proprio questa citazione, per ricordare subito a tutti come, a fronte degli importanti risultati conseguiti in termini di catture dei latitanti e di sequestro dei beni, non siano pochi i segnali di preoccupazione sul versante della lotta alle mafie. A partire proprio dalla relazione della DNA che, in riferimento alla Lombardia utilizza proprio l’espressione “colonizzazione”, abbandonando per sempre ogni timido riferimento ad infiltrazioni possibili o presenze indesiderate.

Oggi ai danni perpetrati dal crimine organizzato devono aggiungersi quelli prodotti dalla corruzione: le cifre riportate dalla Corte dei Conti sui costi dei reati legati alla corruzione, insieme al fatturato delle mafie sono, secondo Don Ciotti, una ferita costante alla reale esigibilità dei diritti nel nostro paese.

Ciotti ricorda poi l’allarme lanciato dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che, nel denunciare la zona grigia dove allignano le collusioni con il crimine, lancia l’allarme anche per il clima di omertà diffuso e la passività di tanti, cittadini e imprenditori, nel collaborare con le istituzioni preposte al controllo di legalità.
Importanti risultati, come l’agenzia per i beni confiscati, vanno nella giusta direzione, ma occorre ogni giorno rilanciare l’impegno personale e collettivo. “Vogliamo più giustizia, vogliamo più trasparenza, vogliamo più libertà per tutti – ha concluso il sacerdote – ma noi dobbiamo fare la nostra parte. Vogliamo essere una spina propositiva”.

Tocca poi a Mario Draghi che si dice grato a Libera per l’invito, rivolto alle oltre mille persone assiepate nell’aula magna dell’ateneo: “Sono orgoglioso di questa risposta civile”. Per il governatore della Banca d’Italia, “contrastare le mafie, la presa che esse conservano al Sud, l’infiltrazione che tentano al Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia”. Draghi ricorda il difficile momento economico che ha visto molte imprese in difficoltà e facili prede del crimine mafioso. Un’avanzata che oggi si misura in modo preoccupante anche al nord: tra il 2004 e il 2009 le denunce per associazione mafiosa al nord sono concentrate per quattro quinti nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Non solo pericoli per l’economia ma anche per la democrazia, vengono dal combinato disposto degli affari delle mafie e dai danni provocati dalla corruzione.

Ecco perché un impegno prevalente della Banca d’Italia è nel contrasto del riciclaggio, con la segnalazione delle operazioni sospette: “il sistema finanziario italiano si sta gradualmente conformando alla disciplina: siamo passati da 12.500 segnalazioni nel 2007 a 37.000 lo scorso anno, con una dinamica in accelerazione”. Il governatore chiude il suo intervento richiamando le banche ad una maggiore solerzia nella vigilanza ma anche nella vicinanza ai clienti in difficoltà perché non cadano nelle maglie dell’usura e dell’estorsione mafiosa.

Un raggio di sole ieri, anche se timido, si è fatto largo nel cielo bigio di Milano. Se le università di Milano, se le associazioni si impegnano, i giovani ci sono e loro sì che fanno sperare che il cambiamento sia possibile. Il cammino ora continua con i seminari e con i corsi promossi dai sette atenei.