Partigiani per la Costituzione, migliaia in piazza per il C-day

ROMA – Un corteo lungo e partecipato. Uno sventolio di tricolori e di copie della Carta costituzionale. Da piazza della Repubblica fino a piazza del Popolo, sabato Roma è stata protagonista di una bella giornata patriottica.


I cittadini sono scesi in strada per la tutela della Costituzione italiana. Un aiuto al testo che regola la vita civile, politica, sociale ed economica del nostro Paese. Minacciato dai tentativi del governo e della maggioranza di stravolgerlo.


La riforma della giustizia, i tagli alla scuola pubblica, al mondo della cultura, il tentativo di imbrigliare la magistratura. Sono tutte azioni che sviliscono i principi fondamentali della Carta del 1948.
«La Costituzione è mia sorella», dichiara dal palco Ottavia Piccolo attrice teatrale di spiccato senso civico. «La Costituzione è viva» è lo slogan scelto dagli organizzatori della manifestazione. Una sfilza di sigle dell’associazionismo italiano decise a non abbassare la guardia contro i ripetuti attacchi alla Carta costituzionale.


La giornata di sabato ha registrato anche l’adesione del mondo della politica. Discreti, senza i simboli dei partiti, hanno aderito esponenti del Fli, dell’Idv, del Pd, di Sel, dell’Udc. Uno schieramento parlamentare trasversale chiamato ad impedire le riforme costituzionali che stanno a cuore al Cavaliere.
«Quella di oggi (sabato, ndr) è una manifestazione straordinaria – commenta il segretario del Pd Pierluigi Bersani, mentre guarda sfilare i manifestanti. C’è un movimento in corso nel Paese per costruire una alternativa comune». «Siamo pronti a discutere la riforma della giustizia – aggiunge Bersani – fermo restando che servono processi più brevi per i cittadini e non per lui». «Le riforme che interessano i cittadini – conclude Bersani – possono essere fatte con legge ordinaria».


«Manifestare la vostra fede per la Costituzione – dichiara il costituzionalista Alessandro Pace dal palco – significa testimoniare la perdurante volontà della Costituzione, nonostante i pericoli che incombono su di essa». «Serve la nostra quotidiana testimonianza – aggiunge – di considerare veri i valori della Costituzione». Piazza del Popolo, piena di cittadini giovani e anziani, applaude gli interventi che si susseguono dal palco. Testimonianze dal Giappone sconvolto dalla violenza della Tsunami, dalla Libia sconvolta dalla guerra civile. Farid, giornalista libico che vive nel nostro Paese accende la folla: «Questa è la nostra piazza Tahrir». Gli fa eco Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace: «La loro rivoluzione è anche la nostra». «Non dobbiamo avere paura – aggiunge – di disturbare quei dittatori che, come Gheddafi, usano le armi che noi gli abbiamo venduto per ammazzare il proprio popolo».


La scuola pubblica osteggiata, insultata e umiliata da tagli enormi. Mentre la scuola privata gode di finanziamenti cospicui. Anche i magistrati testimoniano i loro allarmi. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Dda di Palermo, è lapidario. «Avete capito che la cosiddetta riforma della giustizia non è una riforma. E’ una controriforma». «Non si tratta solo di una ritorsione contro i magistrati – sottolinea Ingroia – la posta in gioco è molto più alta e ci riguarda tutti da vicino». «Quello che è veramente in gioco è l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. La Stato di diritto – aggiunge – si fonda sull’equilibrio dei poteri. Quando potere giudiziario diventa subordinato a quello esecutivo il gioco è fatto».


Interventi forti seguiti anche da momenti di musica e spettacolo di alto spessore culturale. Dall’orchestra di oltre 400 elementi che ha intonato il Nabucco di Verdi, alle canzoni di Francesco Baccini e di Roberto Vecchioni, cantante e insegnante in pensione.


Prima di lasciare il palco Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ricorda una massima di Martin Luther King: «Non bisogna avere paura dei malvagi, perché sappiamo chi sono. Bisogna temere il silenzio di quelli che si definiscono onesti». Il silenzio di chi, di fronte alla distruzione dello Stato di diritto, reagiscono con indifferenza.