Gheddafi riprende città chiave. È stallo sulla no-fly zone

AJDABIYAH – Le forze di Muammar Gheddafi hanno recuperato ieri il controllo di una citta strategica della Libia orientale, aprendosi così la strada verso Bengasi, roccaforte dei ribelli, mentre i paesi occidentali non hanno raggiunto un accordo sull’imposizione della no-fly zone.

Intanto il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto che gli Stati Uniti stanno studiando il modo di sostenere l’opposizione al leader libico Muammar Gheddafi, e la Casa Bianca ha ipotizzato allo scopo di scongelare una parte dei miliardi di dollari riconducibii al regime libico e bloccati dalle sanzioni.
La piccola cittadina di Ajdabiyah era l’ultimo baluardo che separava le forze di Gheddafi da Bengasi, trovandosi proprio sulla strada da dove le forze del rais potrebbero tentare di circondare la base dei ribelli.
“La città di Ajdabiyah è stata liberata dai mercenari e dai terroristi collegati con al Qaeda”, ha riferito la tv di stato, utilizzando il termine con il quale vengono etichettati i ribelli.

Gli aerei del governo hanno bombardato un checkpoint della coalizione ribelle sul versante ovest della città. “La battaglia è persa. Gheddafi ci sta lanciando addosso di tutto”, ha commentato un ufficiale, che ha detto di chiamarsi Suleiman.

Da Ajdabiyah, oltre alla strada per Bengasi, ci sono anche 400 chilometri di strada deserta per raggiungere Tobruk, vicino al confine egiziano, anche se non è chiaro se le forze di Gheddafi siano sufficientemente forti da potersi dividere.

Soliman Bouchuiguir, presidente della Lega libica per i diritti umani, ha detto a Ginevra che se le forze di Gheddafi dovessero attaccare Bengasi, città di 670.000 persone, si assisterebbe ad “un massacro come quello avvenuto in Ruanda”.

Anche il piccolo centro petrolifero di Brega, che ha una popolazione di sole 4.300 e che è stato al centro delle battaglie tra ribelli e forze del rais per giorni, è oggi stato nuovamente conquistato dalle truppe governative.
“Abbiamo perso Brega completamente. Non potremmo affrontare le forze di Gheddafi”, ha detto uno dei ribelli, che ha detto di chiamarsi Nasser.

Pur alzando i toni su Muammar Gheddafi, che andrà incontro a “conseguenze terribili” se violerà i diritti civili delle popolazioni libiche, il G8 non è riuscito ieri a trovare un’intesa sull’introduzione di un divieto di sorvolo aereo.

Misura cara alla Francia, che ha fatto pressione per un intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, la no-fly-zone non trova posto nel comunicato che chiude il vertice a Parigi tra i ministri degli Esteri degli otto grandi per via dell’opposizione di Germania e Russia.

“Se avessimo usato la forza militare la settimana scorsa… forse il capovolgimento a sfavore dell’opposizione non ci sarebbe stato”, aveva detto prima che iniziasse la riunione il ministro degli Esteri Alain Juppe.
Spalleggiato dalla Gran Bretagna, il presidente francese Nicolas Sarkozy voleva mostrare la sua leadership in Libia per cercare di recuperare l’immagine della Francia in politica estera, offuscata da una serie di errori in occasione della rivolta in Tunisia l’anno scorso.

Il comunicato si limita a sollecitare una nuova riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per deliberare altre sanzioni economiche e indurre così Gheddafi a rinunciare al potere.