Elezioni presidenziali: l’imprevedibilità al potere

LIMA – Nell’ultimo secolo infatti, a partire dal golpe militare di Leguia nel 1919, il Perù è stato governato durante quasi cinquant’anni da dittatori o golpisti di differenti gradi e intensità. Addirittura da auto-golpisti, come è stato il caso del Presidente Fujimori (1990-2000) eletto inizialmente in maniera democratica, ma che, dopo due anni di governo, ha realizzato un “auto-golpe” in combutta con una cupula di militari deviati. Attualmente Fujimori è in carcere perché condannato per gravi reati di lesa umanità e corruzione. Non sappiamo per quanto tempo ci rimarrà visto che molti, tra i quali sua figlia candidata alla presidenza di aprile 2011, discutono le ragioni della condanna e iniziano a fare pressione per richiederne la libertà.


Anche quando si sono realizzate in maniera democratica, le elezioni in Perú hanno sempre riservato sorprese. Anzi veri e propri ribaltoni avvenuti sul filo di lana. Un caso particolarmente rappresentativo è stato nel 1990 proprio quello della vittoria di Fujimori – allora sconosciuto professore di origine giapponese che sino al giorno prima del voto quasi non appariva nei sondaggi – su Vargas Llosa, insigne e conosciutissimo scrittore, incredibilmente battuto al secondo turno.


Da ultimo, pochi mesi fa, un’ulteriore prova dell’imprevedibilità delle elezioni peruviane è stata la vittoria di Susana Villaran – candidata di una coalizione quasi sconosciuta di centro sinistra (Fuerza Social) – che ha battuto sul filo del rasoio la candidata della destra storica peruviana Lourdes Flores che a soli due mesi dal voto aveva oltre 30 punti di vantaggio.


Con questi precedenti a distanza di un mese dalle elezioni rimane azzardato fare previsioni rispetto ai possibili risultati. Anche perché, con il sistema elettorale vigente per l’elezione del presidente della Repubblica (maggioritario a doppio turno), considerando che nessuno dei candidati raggiungerà il 50 percento più uno dei consensi il prossimo 10 aprile, può veramente succedere di tutto al secondo turno. Al momento si può quindi solo offrire una radiografia della situazione in essere, presentando sinteticamente i candidati (ad oggi) piú rappresentativi.


I partiti che si presenteranno alle elezioni di aprile 2011 sono attualmente undici. A un mese dal voto solo cinque ottengono piú del 5% dei consensi, che è la soglia di sbarramento prevista dal sistema elettorale proporzionale in vigore nel paese. I candidati che secondo le tre principali società di sondaggi elettorali (Cpi, Datum, Ipsos, Cattolica) ottengono i maggiori consensi sono: Alejandro Toledo (29-30%) – Perú Posible, 64 anni, economista, ex presidente dal 2001 al 2006. Durante il suo governo era arrivato ad avere appena l’8% dei consensi e ad essere accusato di mantenere una vita piuttosto dissoluta. Gli viene però riconosciuto il merito di essersi battuto contro l’ex presidente Fujimori e di avere dato stabilità democratica al paese. Sin dall´inizio della campagna elettorale è il candidato favorito.


Keiko Fujimori (18-20%) – Fuerza 2011, figlia dell’ex presidente Fujimori, 35 anni, politica di professione. Ha riorganizzato il gruppo dei fedelissimi del padre. Pur se molto discussa, soprattutto per essere stata accusata di aver approfittato degli abusi per i quali è stato condannato il genitore, gode di molti consensi tra la popolazione che vive nelle zone marginali, principalmente in quelle urbane della capitale.


Luis Castañeda (18-20%) – Solidaridad Nacional, ex sindaco di Lima, 65 anni. Rappresenta una coalizione di partiti e partitini di centro-destra. È considerato un tecnico che ha svolto in maniera competente gli incarichi anteriori e secondo i sondaggi potrebbe essere un rivale complicato per Toledo nel caso riuscisse a passare al secondo turno.


Ollanta Humala (12-14%) – Gana Perú, politico di professione, 47 anni. Rappresenta la sinistra nazional-populista. E´un ex militare di carriera accusato dagli avversari di mantenere una posizione filo chavista.
Pedro Pablo Kucinski (5-6%) – Alianza Gran Cambio, economista, 72 anni. E il leader di un gruppo di partiti e partitini con diverse tendenze. Ex Ministro dell´Economia durante il governo Toledo rappresenta la posizione tecnocrata che promuove un modello ultraliberale dello Stato. La sua candidatura è stata messa in discussione perché per ottenere la nazionalità nord americana aveva negli anni ‘80 rinunciato a quella peruviana.