Sei morti negli scontri. Usa criticano i paesi del Golfo

MANAMA – Ieri le forze bahreinite, alleate con le truppe inviate dalla vicina Arabia Saudita, hanno scacciato i dimostranti sciiti dalle strade con lacrimogeni, carri armati ed elicotteri, provocando le critiche, piuttosto inusuali, da parte degli alleati Usa.


Sei persone sono state uccise nelle violenze che hanno alimentato uno scontro a livello regionale tra gli stati sunniti del Golfo Persico e l’Iran sciita.
Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha detto in un’intervista televisiva che il Bahrein e i suoi alleati che hanno inviato truppe per sedare le dimostrazioni anti-governative sono sulla strada sbagliata.
“Quel che sta avvenendo nel Bahrein è allarmante. Pensiamo che non esista risposta basata sulla sicurezza alle aspirazioni e richieste dei dimostranti”, ha detto la Clinton in un’intervista alla Cbs, spingendo il Bahrein a negoziare un accordo politico con i manifestanti.


“Lo abbiamo detto molto chiaramente ai nostri partner del Golfo, che fanno parte del Consiglio di cooperazione del Golfo, quattro dei quali hanno inviato truppe a sostegno del governo bahreinita. Sono sulla strada sbagliata”, ha aggiunto la Clinton.


Fonti ospedaliere hanno detto che tre poliziotti e tre manifestanti sono stati uccisi ieri, dopo che ieri il Bahrein ha dichiarato lo stato di emergenza per cercare di porre fine alle proteste degli sciiti contro la casa regnante sunnita e dopo aver chiesto e ottenuto in precedenza l’invio di truppe saudite.
Un parlamentare del più importante gruppo sciita di opposizione ha denunciato l’assalto del governo, considerandolo una dichiarazione di guerra contro la maggioranza sciita.


“Questa è una guerra di annientamento. Non succede neanche nelle guerre ed è inaccettabile”, ha detto Abdel Jalil Khalil, capogruppo del Wefaq, partito che conta 18 parlamentari. “Li ho visti sparare proiettili, di fronte a me”.


Ieri si sarebbe dovuta svolgere una manifestazione del movimento giovanile, che aveva guidato le proteste alla rotonda della Perla, ma la protesta non si è potuta materializzare per via del coprifuoco dalle quattro di pomeriggio alle quattro di mattina, ora locale, imposto in diverse zone della capitale Manama dall’esercito, che ha anche vietato tutte le riunioni pubbliche e le manifestazioni in tutto il paese.