Libia, petrolio in fibrillazione

ROMA – Prezzi del petrolio in fibrillazione, in un mercato che resta ostaggio dei repentini sviluppi della crisi in Libia e dei conflitti in Medioriente, mentre sembra scivolare in secondo piano l’emergenza nucleare in Giappone.


Le quotazioni dell’oro nero oggi hanno subito bruschi scossoni con un picco del Brent oltre quota 117 dollari al barile, per poi invertire rotta dopo il cessate il fuoco lanciato dal regime di Gheddafi: a New York, il contratto Wti ha perso il 3% in appena un quarto d’ora, anche se esperti e operatori giudicano un bluff la mossa di Tripoli


Nella prima parte della giornata, lo scenario di attacchi aerei alla Libia dopo che le Nazioni Unite hanno autorizzato una ‘no fly zone’ sui cieli del Paese nordafricano, aveva rimesso in allarme il mercato che fa i conti anche con l’amplificarsi delle rivolte dilagate nell’area mediorientale. Oltre alla Libia, oggi a creare ulteriore preoccupazione è stato l’aggravarsi dei conflitti in Bahrein e Yemen. C’è il timore che l’emergenza nel Paese del Golfo Persico possa scuotere anche l’Arabia Saudita, maggiore esportatore di petrolio al mondo, e l’altro grande produttore, l’Iran, mentre lo Yemen – dove si è consumata un’altra giornata di violenti scontri – è uno snodo vitale per il trasporto del greggio con oltre tre milioni di barili in transito al giorno.


Il rischio di contraccolpi su produzione e approvvigionamenti di greggio, enfatizzato dalle forti incognite sull’evoluzione della crisi libica, hanno fatto lievitare le quotazioni: il Brent è volato a 117,6 dollari al barile e il prezzo del petrolio Usa si è spinto sopra i 103 dollari, azzerando i recenti ribassi innescati dalla catastrofe in Giappone. Poi, il cessate il fuoco lanciato da Tripoli ha raffreddato il rally facendo scivolare il Brent sui 113 dollari mentre il greggio Wti ha chiuso a 101 dollari. Ma a una situazione di volatilità così elevata ci dovremo abituare, fanno capire gli operatori che restano scettici su una possibile stabilizzazione dei prezzi energetici. Tenuto conto anche delle crescenti perplessità sulla ‘scelta’ nucleare, in molti si aspettano una spirale rialzista del petrolio: Ubs ha alzato la stima media 2011 del 22% a 103,7 dollari, e Credit Suisse l’ha innalzata da 85 a 105,8 dollari, mentre il mercato gia’ mette in conto che Tokyo dovra’ aumentare l’import di greggio per compensare il deficit di energia nucleare.