Libia, l’Italia è in campo. L’ultimatum di Obama a Gheddafi

ROMA – L’Italia metterà a disposizione le proprie basi e non solo. Il via libera alla partecipazione del nostro Paese alle operazioni militari per l’applicazione della Risoluzione Onu sulla crisi libica è arrivata dalle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera.


Il documento, approvato anche con i voti di Udc e Pd (mentre l’Idv si è astenuta), non è stato votato né dagli esponenti della Lega, né da Iniziativa responsabile che pure avevano sottoscritto la mozione. Sia il Carroccio che i rappresentanti di Ir infatti non si sono presentati alla votazione. E’ stata invece respinta una mozione dell’Idv che chiedeva al governo di mettere nero su bianco che gli effetti del trattato di amicizia e cooperazione tra Italia-Libia devono essere sospesi.


– Le nostre basi – ha affermato il ministro della Difesa Ignazio La Russa – sono a disposizione nell’eventualità che serva intervenire a salvaguardia delle popolazioni civili. La nostra aeronautica è a disposizione per evitare che le popolazioni civili subiscano bombardamenti.


Le basi coinvolte, ha fatto sapere La Russa, saranno quelle di Trapani, Pantelleria, Decimomannu, Gioia del Colle, Sigonella, Amendola e Aviano.


La risoluzione Onu «esclude esplicitamente azioni militari terrestri», ha chiarito dal canto suo il ministro degli Esteri Franco Frattini illustrando in commissione i punti della risoluzione, compresa la no fly zone e spiegando che con il documento viene meno la minaccia di Gheddafi di poter vendere prodotti petroliferi ad altri Paesi, come la Cina o il Brasile.


– La comunità internazionale è coesa sul principio che Gheddafi deve lasciare – ha aggiunto Frattini annunciando anche che sabato ci sarà a Parigi un vertice, al quale parteciperà anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, insieme all’Unione africana, alla Lega araba e ai responsabili europei.


L’ex ministro degli Esteri ed esponente Pd Massimo D’Alema, mette tuttavia in guardia:


– Questo scenario internazionale comporta problemi per la sicurezza nazionale perché siamo una delle aree immediatamente esposte ad azioni ritorsive. Dobbiamo chiedere -ha precisato- che si attivi un dispositivo di protezione della Nato, una rete di sicurezza indispensabile, perché va bene la coalizione dei ‘willings’, ma la Nato è la Nato.


Preoccupazione condivisa dal titolare della Farnesina Frattini che tuttavia ritiene «altamente improbabile» la possibilità delle ritorsioni annunciate dal leader libico. Comunque «un ombrello Nato» potrebbe garantire maggiore sicurezza ai Paesi coinvolti. Anche se, aggiunge, «le forze nazionali sono ben pronte a froteggiare un atto eventuale di ritorsione».


Intanto un innalzamento della vigilanza ai cosiddetti siti ‘sensibili’ sul territorio, in considerazione dei possibili sviluppi della crisi libica, è uno dei risultati che sarebbero scaturiti dalla riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha visto riuniti al Viminale i responsabili degli apparati della sicurezza per un esame delle possibili ripercussioni interne in conseguenza della situazione in Nord Africa. Occhi puntati, quindi, su sedi istituzionali, siti energetici a carattere strategico, rappresentanze diplomatiche, nell’ottica di un ulteriore rafforzamento di un dispositivo di sorveglianza. Non è escluso poi che nelle prossime ore siano inviate ai responsabili provinciali della sicurezza delle circolari specifiche per sensibilizzare prefetti e questori sulla necessità di mantenere alta la guardia sotto il profilo della prevenzione.


Nel frattempo la portaerei Garibaldi della Marina Militare Italiana è salpata da Taranto e, a quanto si apprende si dislocherà nella base di Augusta (Siracusa), con a bordo aerei a decollo corto e appontaggio verticale, in sigla Stovl. Il dispiegamento della Garibaldi rientra in quelli che possono essere i contributi della Marina Militare per la difesa aerea di operazione navali inerenti la crisi libica.


E l’Aeronautica militare ha allertato tutte le proprie strutture in previsione di un possibile impiego di carattere operativo sia dei aerei che degli elicotteri.


Al momento nella base di Sigonella, non risulta nessun cambiamento dello stato di allerta che rimane ‘Bravo’. Nella stazione aeronavale della Marina Usa di Sigonella, che si trova all’interno della base aerea del 41esimo Stormo dell’Aeronautica, sono presenti 4mila militari americani e circa 2mila membri delle loro famiglie. Sigonella è la base logistica e di supporto alla Sesta flotta della Marina Usa ed alla Nato.


Anche Gioia del Colle (Bari), dove ha sede il 36esimo stormo dell’Aeronautica militare, è pronta per l’utilizzo della Nato per l’osservanza della ‘no fly zone’ in Libia anche se al momento non sono giunti nuovi ordini superiori. Gli Eurofighter del 36esimo Stormo continuano ad essere impiegati per la ordinaria sorveglianza aerea dei cieli del Sud Italia insieme agli F16 con base a Trapani.


Il leader libico Muammar Gheddafi è di fronte «a una scelta», ha detto il presidente Obama, «deve cessare il fuoco immediatamente».


– Ciò significa -ha proseguito- che tutti gli attacchi contro i civili devono fermarsi. Gheddafi deve fermare l’avanzata delle sue truppe… l’assistenza umanitaria deve potere raggiungere la gente della Libia. Questi termini non sono negoziabili. E se Gheddafi non li rispetterà, gli Stati Uniti useranno l’azione militare.


La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, passata con 10 voti favorevoli e cinque astenuti, tra cui Cina, Russia e Germania, che prevede la ‘no-fly zone’ sui cieli della Libia e «tutte le misure necessarie per proteggere i civili», autorizza l’uso della forza contro le truppe del colonnello Muammar Gheddafi e apre la strada ad attacchi aerei sulla Libia. Prima che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvasse la risoluzione Gheddafi aveva minacciato di «trasformare in un inferno le vite» di quei Paesi che tentassero di attaccare la Libia.


ll presidente Usa, Barack Obama, parlando dalla Casa Bianca della crisi libica, ha detto che Gheddafi «ha perso legittimità» e il «rispetto del suo popolo». Alle richieste dei manifestanti in Libia, ha detto ancora Obama, che ha ricordato le uccisioni della popolazione civile, è stato risposto con «il pugno di ferro».


– Di fronte a questa ingiustizia -ha proseguito il presidente- gli Stati Uniti e la comunità internazionale si sono ‘mossi rapidamente’.


Obama ha poi affermato che Gheddafi ha avuto a disposizione ‘ampio’ tempo per ascoltare gli avvertimenti degli Stati Uniti e dei loro alleati, ma ha invece «lanciato una campagna militare contro il suo stesso popolo».


Le intenzioni di Gheddafi, ha detto il presidente Obama, riflettono l’uso che ha fatto, nel corso di decenni, della «forza bruta», ricordando che il leader libico, «ieri ha minacciato che non avrà pietà». Per questo, ha aggiunto Obama, «abbiamo tutte le ragioni per credere che Gheddafi commetterebbe delle atrocità contro il suo popolo: molte migliaia di persone potrebbero morire e potrebbe esplodere una crisi umanitaria».


Dall’Europa le voci sono pressoché unanimi. «Stiamo esaminando attentamente cosa significa, ma il nostro punto di vista è chiaro, Gheddafi se ne deve andare» ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton. In ogni caso, ha precisato che esiste un «ampio spettro di azioni possibili, con ruoli diversi per attori diversi». «Nessuno ha votato contro la risoluzione dell’Onu la scorsa notte, e questo è molto importante», ha concluso la Ashton che sarà domani a Parigi per un incontro sulla questione libica con il segretario della Lega Araba Amr Moussa, il presidente dell’Unione Africana Jean Ping e il segretario generale dell’Onu Ban-Ki Moon. ‘’La Nato sta completando la propria pianificazione per essere pronta a prendere misure appropriate a sostegno della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite» ha fatto sapere il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, al termine del Consiglio nordatlantico convocato questa mattina. ‘’Gli alleati – ha concluso – appoggiano le aspirazioni legittime del popolo libico per la libertà, la democrazia e i diritti umani».


Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha avuto un incontro con lo sceicco del Qatar, Hamad Khalifa al-Thani, in merito al possibile intervento militare in Libia. La Francia ha accolto con prudenza l’annuncio del cessate il fuoco da parte del governo di Tripoli. Gheddafi «comincia ad aver paura, ma sul terreno la minaccia non è cambiata», ha riferito un portavoce del ministero degli Esteri di Parigi.