Fumo dal bunker del Raís, Libia: “Cessate il fuoco”

TRIPOLI – Roma partecipa a tutti gli effetti al conflitto, e comincia le operazioni in concomitanza al “cessate il fuoco” del governo di Tripoli. Non è ancora chiara la natura della mossa del governo libico e se, effettivamente, sarà rispettata: potrebbe essere una mossa tattica, oppure un primo passo verso la fine del conflitto. Secondo i ribelli, che comunicano tramite il sito dell’opposizione libica al-Manara, “l’annuncio del cessate il fuoco entrato in vigore domenica sera, è una messa in scena per l’Occidente”.

Le Forze armate libiche sospenderanno così le attività militari. “Dalle ore 21 di domenica sera, nel rispetto della risoluzione 1973 dell’Onu, il governo ordina a tutte le unità militari di sospendere le operazioni”, ha detto un portavoce. Il portavoce ha chiesto alle tribù libiche di deporre le armi e di unirsi in una grande marcia della pace nella capitale.

Gheddafi, però, nelle sue ultime apparizioni non aveva dato nessun indizio circa la volontà di deporre le armi. Poco dopo le 19, ha riferito l’emittente Usa Cnn, è ripreso l’attacco della coalizione internazionale a Tripoli. Secondo alcune fonti, l’offensiva si concentrerebbe nei pressi del bunker di bab al-Aziziyah di Muammar Gheddafi: sarebbero state sganciate numerose bombe, ma non è chiaro se l’obiettivo sia stato colpito. Alcuni testimoni hanno riferito di aver udito pesanti colpi della contraerea sparati dal centro della Capitale libica: le batterie antiaeree hanno proseguito a sparare, illuminando a giorno i cieli della capitale libica. Alte colonne di fumo si sono levate dalla zona.

Detonazioni e colpi di arma da fuoco sono riecheggiati nel centro di Bengasi, la città della Cirenaica roccaforte dei ribelli libici. Il frastuono è durato una ventina di minuti circa, intorno alle 22 ora locale di ieri.
A Tripoli la contraerea di Gheddafi non è ancora stata debellata, e dall’alba di domenica è entrata in azione contro i mezzi nemici. Nelle prime ore di domenica, le forze lealiste fedeli a Gheddafi hanno nuovamente bombardato Bengasi, mentre a Misurata, circondata da forze fedeli al regime, contro i civili sono entrati in azione i cecchini, appostati sui tetti delle case. Le forze lealiste hanno bloccato il porto di Misurata, bloccando gli approvvigionamenti.

Cominciano a emergere, intanto, le prime stime su morti e feriti. Secondo alcune fonti locali più di novanta persone sarebbero morte negli scontri a fuoco di sabato soltanto a Bengasi. Secondo un bilancio provvisorio fornito da Gheddafi, invece, le vittime dei raid sarebbero 64, e i feriti 150.