Lampedusa scoppia, 4 mila migranti sull’isola

AGRIGENTO – Ora sono più di quattromila: e altri ne arriveranno nella notte. Lampedusa scoppia e sull’isola la situazione è sempre più tesa, con il rischio concreto che possa degenerare se lo Stato non troverà a breve una soluzione che garantisca, da un lato, condizioni di vita umane alle centinaia di migranti accampanti senza scarpe e con i vestiti inzuppati dall’acqua sulla banchina del porto e, dall’altro, risposte concrete ai lampedusani che da giorni chiedono che si ‘liberi’ il loro territorio.


Che sarebbe stata l’ennesima giornata di tensione, lo si era capito fin dalle prime ore del mattino di ieri, quando alcune centinaia di abitanti hanno bloccato la banchina commerciale del porto e impedito al traghetto proveniente da Porto Empedocle di attraccare: a bordo della nave c’erano infatti tende e bagni chimici che sarebbero dovuti servire per allestire la tendopoli annunciata nei giorni scorsi dal commissario straordinario Giuseppe Caruso.


Ma la popolazione quel campo non lo vuole assolutamente: “Lampedusa – dicono – non può essere trasformata in un campo profughi a pochi mesi dall’inizio della stagione estiva. Vorrebbe dire condannarci a morte. Gli immigrati devono essere trasferiti nel resto d’Italia”. Cosi’ per tutta la giornata è andato avanti il braccio di ferro tra isolani da un lato e governo dall’altro che, secondo quanto ha raccontato ai concittadini il sindaco Dino De Rubeis, ha fatto la voce grossa: o si scaricano le tende o la nave, con a bordo duecento immigrati – e il pesce dei lampedusani destinato al mercato siciliano – non sarebbe ripartita.


Alla fine ha ceduto la popolazione, che ha però consentito lo scarico delle tende solo dopo aver avuto, tramite il sindaco, l’impegno dei ministri Alfano e Brambilla ad organizzare in tempi brevissimi il trasferimento dei migranti e a garantire una serie di compensazioni agli isolani. Ed in ogni caso, ha assicurato De Rubeis agli abitanti, la tendopoli non si farà. Il prefetto Caruso ha poi annunciato che il ministro Maroni ha convocato per martedì al Viminale i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni affinchè diano una disponibilità “concreta e immediata” di luoghi dove ospitare gli immigrati. Appena l’avrà ottenuta, ha assicurato, verrà organizzato un trasferimento “massiccio” dei migranti, anche con la nave della Marina.
Al momento però di tutto cio’ non c’è nulla e a fare le spese di questo balletto di annunci e promesse sono soprattutto le centinaia di immigrati già presenti sull’isola e quelli sbarcati ieri: ne sono arrivati quasi settecento, e almeno altri duecento dovrebbero approdare nella notte. Poco più di trecento, invece, quelli partiti con due aerei e con il traghetto per Porto Empedocle.


Alla fine dunque sono più di quattromila quelli ancora sull’isola. Più della metà, e sono i più fortunati, si trovano nel Centro di accoglienza, che può contenerne 850. Le condizioni di vita sono al limite ma sono comunque più dignitose di quelle in cui sono costretti a vivere le centinaia di migranti accampati sul molo davanti alla stazione marittima: senza bagni, senza possibilità di lavarsi, stipati in un’unico grande stanzone o al riparo sotto i camion parcheggiati sulla banchina, con i vestiti bagnati dall’acqua di mare e dalla pioggia, senza scarpe.


I volontari delle associazioni umanitarie e le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma ormai è chiaro a tutti che non ci sono più posti, sono finite anche le coperte e i vestiti.


“L’assenza del governo è grave – ha scritto il parroco Don Stefano Nastasi, dicendo parole che tutti sull’isola pensano – nonostante la popolazione abbia bisogno di risposte concrete e di una sua presenza forte”. E rivolgendosi al presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha aggiunto: “oggi avvertiamo che l’Italia non è unita nè unica. Siamo soli”. Parole condivise dal sindaco De Rubeis. “L’atteggiamento dello Stato è vergognoso – ha detto – l’Italia sta consentendo che queste migliaia di immigrati vengano trattati come bestie, obbligati a dormire sotto l’acqua. Tutta l’Italia dovrebbe vergognarsi”. E di vergogna parlano anche gli immigrati che chiedono soltanto di poter lasciare l’isola e raggiungere i propri amici o parenti nel resto dell’Europa. Ma è una vergogna diversa: “non mi riprendere – dice uno di loro – non voglio che mia madre mi veda in queste condizioni”.