Celebrati i 150 anni dell’Unità d’Italia Con i versi della “Divina Commedia” e note di Vivaldi

CARACAS – 150 anni dell’Unità d’Italia. Se si paragona la nostra storia come nazione con quella di altri paesi, un secolo e mezzo può sembrare poco. Eppure… è un traguardo importante; tanto importante che il presidente Napolitano lo ha sottolineato nell’ammonire con saggezza che “se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in 8 Stati senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia”.

Dicevamo, appunto, che i 150 anni dell’Unità d’Italia sono stati commemorati dentro e fuori la penisola. Ed il Venezuela non poteva essere l’eccezione. Così, anche qui la nascita dell’Italia come nazione è stata ricordata con orgoglio ed emozione. Lo è stata dalla nostra Collettività, e lo è stata dal nostro Ambasciatore Paolo Serpi. Questi, in particolare, si è fatto eco delle celebrazioni italiane e ha aperto la sua residenza a personalità del mondo politico, economico, imprenditoriale e culturale del Venezuela, a diplomatici di paesi amici e ad esponenti della nostra Comunità invitati tutti ad un elegante ricevimento. Ma non è stato il solito cocktail al quale si era abituati. No. L’Ambasciatore Serpi ha voluto rompere la tradizione ed imporre un proprio stile. Ha trasformato il consueto incontro tra amici, conoscenti, colleghi e invitati, che a volte sfiorava la frivolità, in un evento culturale. E ci è riuscito. Così, la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia è diventata qualcosa di più di un “appuntamento di circostanza”.

La recita dei primi versi della “Divina Commedia” di Dante Alighieri che, come ha affermato il nostro Ambasciatore, rappresentano il germoglio dal quale è fiorita la lingua italiana; l’interpretazione ispirata della “Primavera” di Vivaldi, eseguita da un quartetto di giovani musicisti, le cui note esprimono l’allegria contagiosa del barocco e del rinascimento italiano, e il “Nessuno dorma” di Puccini che è, come ha sottolineato l’Ambasciatore Serpi, “il cantico della redenzione e della giusta sfida che proietta gli esseri umani, la nostra Collettività, verso il futuro con coraggio e fiducia” sono state una parentesi culturale assai apprezzata dai presenti che hanno premiato gli artisti con un forte ed emozionato applauso.
Attimi prima della pausa culturale, il nostro Ambasciatore ha rivolto ai presenti poche parole, sufficienti per tratteggiare l’importanza della celebrazione e per ricordare i vincoli storici che uniscono i due paesi, vincoli resi ancor più forti dalla presenza della nostra Comunità, ieri e oggi.

L’ambasciatore Serpi ha sottolineato che “150 anni fa nasceva uno stato giovane, dopo tante lotte e tanto sangue versato tra gli stessi italiani durante secoli di guerre, di sfide e di sfiducia”.
Quindi, come già fatto su queste colonne, ricordava che l’Italia nel 1861, suo primo anno di vita, “fu riconosciuta come nazione da 24 paesi”. Il Venezuela fu tra i primi. L’Ambasciatore ne ha precisato la data: 24 maggio del 1861. E poi ha sottolineato con enfasi che il Venezuela non solo è stato il primo paese latinoamericano a porgere la mano alla nuova nazione che si presentava nel contesto internazionale ma è anche stato il settimo in assoluto a celebrarne la nascita.

Certo, non poteva mancare l’accenno a due illustri navigatori: Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. L’ambasciatore Serpi ha quindi ricordato che, durante uno dei suoi viaggi nel lontano 1499, addentratosi nelle acque calme del Lago di Maracaibo, Vespucci battezzò questa terra col nome di “piccola Venezia o Venezuela”.

Da allora, fa notare il diplomatico, molti italiani vennero in Venezuela al seguito dei colonizzatori. E più tardi altri lottarono accanto a Bolìvar e diedero il proprio contributo alla conquista dell’indipendenza del Venezuela. Tra questi, i generali Codazzi e Castelli.
– Oggi – ha detto l’ambasciatore Serpi – sono tanti i venezolani d’origine italiana che vivono nel Paese.
Per concludere, il diplomatico ha ricordato che “questo è stato il paese su cui si è concentrata l’ultima ondata migratoria italiana: quella che seguì al secondo conflitto mondiale”. Dal 1970 in poi, ha proseguito l’ambasciatore, “l’Italia si è trasformata in paese d’immigrazione”. In ultimo ha rimarcato che gli italiani lasciarono un paese distrutto dalla guerra per trovare in Venezuela una terra aperta, fertile per il lavoro, per la vita delle nuove famiglie.

Agli invitati, l’ambasciatore ha fatto omaggio anche di un interessante libro di Roselyn Kristen in cui l’autrice documenta il contributo degli artisti italiani le cui opere ornano il Panteon Nazionale, luogo in cui sono sepolti gli eroi dell’indipendenza venezolana.