Crescita, stop al debito e fisco più leggero

ROMA – Senza la ripresa della crescita dell’economia reale sarà difficile aggiustare i conti pubblici, specialmente poi se si prosegue con i tagli lineari, che non toccano le inefficienza della spesa pubblica, la quale va invece riqualificata. E’ questa l’impostazione della proposta del Pd per il Piano nazionale di riforme che il segretario Pier Luigi Bersani illustra alle parti sociali. Il documento, anticipa il Piano nazionale di riforme che il ministro Tremonti dovrà presentare entro aprile a Bruxelles.


Il documento Pd delinea in 91 pagine una strategia che poggia su due assi: il primo riguarda le politiche economiche dell’Ue, con proposte di sostegno alla domanda interna europea, e il secondo con proposte che mirano al invertire i fattori della politica economica italiana.


Per quanto riguarda le prime, il Pd propone: un’agenzia europea per il debito per acquistare i titoli dei Paesi aderenti ed emettere Eurobond garantiti in modo collettivo; un piano europeo di investimenti per l’occupazione, l’ambiente e l’innovazione, alimentato dalle risorse raccolte con l’emissione di Eurobond, con la Tobin Tax e una carbon tax; uno ‘’standard retributivo’’ europeo per coinvolgere i paesi in surplus nel processo di aggiustamento delle bilance commerciali.


A livello di politica interna, la proposta del Pd per il Piano nazionale di Riforme riprende il programma del partito approvato dalla propria Assemblea nazionale. E l’aggiustamento della finanza pubblica parte soprattutto dall’economia reale, con due grandi obiettivi che dovrebbero far aumentare il Pil del Paese: l’innalzamento della specializzazione produttiva dell’Italia, nonchè l’innalzamento del tasso di crescita femminile fino al 60% in un decennio, portandolo ai livelli europei, rispetto all’attuale 47%. Il che significa tre milioni di donne occupate in più.


Le riforme concretamente proposte dal Pd sono molteplici. La prima è la spesa pubblica, che non dovrà più passare per semplici tagli lineari, bensì essere ‘’riqualificata’’. Ciò significa abbandonare il principio della spesa storica; piuttosto, afferma il documento ‘’va realizzato, per ciascuna amministrazione centrale, un ‘piano industriale’ di riorganizzazione e ridimensionamento e va reso ordinario il benchmarking dei servizi offerti ed efficace la valutazione dei risultati’’. C’è poi il grande capitolo della riforma fiscale che punta ad alleggerire il lavoro e l’impresa a scapito della rendita e dell’evasione. A parte il bonus figli di 3.000 euro fino a 18 anni, la proposta prevede detrazioni Irpef ad hoc per le donne lavoratrici con figli, proprio per incoraggiare il lavoro femminile. A livello di politiche industriali, i Democrats rilanciano le liberalizzazioni, e incentivi (sempre automatici e certi) per alcune filiere: ‘’green economy (chimica verde, efficienza energetica, rinnovabili, edilizia e mobilità); nuove filiere del made in Italy (con particolare enfasi sulla meccanica dei beni di investimento, servizi inclusi); tecnologie della salute (l’intera filiera); tecnologie per i beni culturali’’. Il Pd lancia anche la riforma del welfare, con ammortizzatori universali validi sia per i contratti a tempo determinato che indeterminato. Un altro intervento riguarda il mercato del lavoro con il progressivo superamento dell’attuale dualismo, grazie all’innalzamento delle aliquote previdenziali che rendono oggi più convenienti per gli imprenditori ricorrere ai contratti a tempo determinato, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa.