Napolitano: «Superare la crisi con misure eque»

ROMA – Il presidente della Repubblica Napolitano riapre il dibattito sull’economia e i conti pubblici, invitando a pensare a ”una distribuzione equa dei sacrifici” necessari per abbattere il nostro debito pubblico. Nel tema si inserisce Pier Luigi Bersani che inaspettatamente dà la disponibilità del Pd a discutere con il governo le riforme economiche necessarie, a partire dal Piano nazionale di riforme che il governo dovrà presentare a Bruxelles ad aprile.

Napolitano, a Varese nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha rilanciato un tema da mesi fuori dal dibattito pubblico: quello dell’economia e della finanza pubblica. Anche perchè entro aprile il governo deve presentare alla Ue il Piano nazionale di riforme, nell’ambito dei passi necessari ad abbattere il nostro debito pubblico che nel giro di alcuni anni dovrà scendere dal 119% al 60% del Pil.

– In questo periodo – ha osservato Napolitano – ci tocca fare i conti con molte difficoltà. Dobbiamo guardare ai problemi attuali ed anche a quando saremo usciti dal tunnel della crisi, e ne usciremo.

E ecco l’invito a ”cittadini e amministratori locali”: essi, ha spiegato, ”devono vigilare affinchè ci sia una distribuzione equa dei sacrifici necessari per ridurre la spesa corrente a causa dell’alto debito accumulato in decenni”. E qui si è inserito il Pd che ha incontrato le parti sociali per illustrare il proprio ”contributo” al Piano nazionale di riforme. Poi, incontrando la Stampa, il segretario Pier Luigi Bersani ha spiazzato tutti annunciando la ”disponibilità” del partito a discutere ”in Parlamento” le riforme economiche. Un cambio di prospettiva dopo i tentativi di spallata.

A dimostrare che i Democratici fanno sul serio ci sono proprio le proposte presentate: un documento di 92 pagine ricco anche di dettagli tecnici. L’impostazione non è interna alla sola finanza pubblica; piuttosto punta alla crescita, all’innalzamento del Pil senza il quale è ”illusorio” mettere a posto i conti pubblici. Ed ecco che accanto a misure prevedibili, come i meccanismi di lotta all’evasione e di revisione della spesa pubblica (con un ”piano industriale” per ogni amministrazione pubblica e l’adozione del benchmark per tutti i servizi erogati), ve ne sono di nuove: a partire da quelle che mirano a far aumentare di tre milioni le donne occupate nel giro di pochi anni.

Le proposte del Pd riguardano tutti i settori, dal welfare al mercato del lavoro, dalle liberalizzazioni al fisco, con un alleggerimento per il lavoro, le famiglie e le imprese e un carico della rendita. Disponibilità dunque a discutere con Tremonti e col governo, anche se Bersani ha mostrato scetticismo sull’accoglimento della sua proposta.
– Sono molti mesi che chiediamo un dibattito in Parlamento – ha detto -. Noi diamo la nostra disponibilità, ma non con eccessiva fiducia. Vedo troppa distrazione. Sull’economia reale non sento battere un colpo, oppure sento dichiarazioni superficiali e stravaganti.
La parola passa ora a Tremonti.

IL PIANO BERSANI

Crescita, stop al debito e fisco più leggero

ROMA – Senza la ripresa della crescita dell’economia reale sarà difficile aggiustare i conti pubblici, specialmente poi se si prosegue con i tagli lineari, che non toccano le inefficienza della spesa pubblica, la quale va invece riqualificata. E’ questa l’impostazione della proposta del Pd per il Piano nazionale di riforme che il segretario Pier Luigi Bersani illustra alle parti sociali. Il documento, anticipa il Piano nazionale di riforme che il ministro Tremonti dovrà presentare entro aprile a Bruxelles.

Il documento Pd delinea in 91 pagine una strategia che poggia su due assi: il primo riguarda le politiche economiche dell’Ue, con proposte di sostegno alla domanda interna europea, e il secondo con proposte che mirano al invertire i fattori della politica economica italiana.

Per quanto riguarda le prime, il Pd propone: un’agenzia europea per il debito per acquistare i titoli dei Paesi aderenti ed emettere Eurobond garantiti in modo collettivo; un piano europeo di investimenti per l’occupazione, l’ambiente e l’innovazione, alimentato dalle risorse raccolte con l’emissione di Eurobond, con la Tobin Tax e una carbon tax; uno ”standard retributivo” europeo per coinvolgere i paesi in surplus nel processo di aggiustamento delle bilance commerciali.

A livello di politica interna, la proposta del Pd per il Piano nazionale di Riforme riprende il programma del partito approvato dalla propria Assemblea nazionale. E l’aggiustamento della finanza pubblica parte soprattutto dall’economia reale, con due grandi obiettivi che dovrebbero far aumentare il Pil del Paese: l’innalzamento della specializzazione produttiva dell’Italia, nonchè l’innalzamento del tasso di crescita femminile fino al 60% in un decennio, portandolo ai livelli europei, rispetto all’attuale 47%. Il che significa tre milioni di donne occupate in più.

Le riforme concretamente proposte dal Pd sono molteplici. La prima è la spesa pubblica, che non dovrà più passare per semplici tagli lineari, bensì essere ”riqualificata”. Ciò significa abbandonare il principio della spesa storica; piuttosto, afferma il documento ”va realizzato, per ciascuna amministrazione centrale, un ‘piano industriale’ di riorganizzazione e ridimensionamento e va reso ordinario il benchmarking dei servizi offerti ed efficace la valutazione dei risultati”. C’è poi il grande capitolo della riforma fiscale che punta ad alleggerire il lavoro e l’impresa a scapito della rendita e dell’evasione. A parte il bonus figli di 3.000 euro fino a 18 anni, la proposta prevede detrazioni Irpef ad hoc per le donne lavoratrici con figli, proprio per incoraggiare il lavoro femminile. A livello di politiche industriali, i Democrats rilanciano le liberalizzazioni, e incentivi (sempre automatici e certi) per alcune filiere: ”green economy (chimica verde, efficienza energetica, rinnovabili, edilizia e mobilità); nuove filiere del made in Italy (con particolare enfasi sulla meccanica dei beni di investimento, servizi inclusi); tecnologie della salute (l’intera filiera); tecnologie per i beni culturali”. Il Pd lancia anche la riforma del welfare, con ammortizzatori universali validi sia per i contratti a tempo determinato che indeterminato. Un altro intervento riguarda il mercato del lavoro con il progressivo superamento dell’attuale dualismo, grazie all’innalzamento delle aliquote previdenziali che rendono oggi più convenienti per gli imprenditori ricorrere ai contratti a tempo determinato, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa.