Francia insiste su un ruolo tecnico, Italia sul coordinamento unico

BRUXELLES – Nessun accordo alla Nato sul ruolo dell’Alleanza all’interno della coalizione internazionale in Libia: l’ennesima riunione fiume tra i 28 ambasciatori si è conclusa in tarda serata “senza nessuna novità”, ha indicato una fonte diplomatica, dando conto dell’ennesimo fallimento.

Il Consiglio atlantico tornerà a riunirsi oggi. Il compromesso che sembrava a portata di mano, su un ruolo di primo piano per la Nato nella condotta delle operazioni militari in Libia per imporre una no fly-zone, senza l’assunzione della guida della coalizione, si è rivelato insufficiente per chiudere ieri quella “quadratura del cerchio” che il capo dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, sta cercando senza sosta da giovedì.
L’ex premier danese, politico navigato, è ben consapevole della posta in gioco: sulla crisi libica, l’Alleanza sta mettendo a rischio la sua stessa ragione di esistere. Rasmussen ha incassato il superamento delle divergenze con la Turchia, che da ieri partecipa alla missione per l’embargo delle armi con cinque navi e un sottomarino, ma è stato costretto a fare i conti con le resistenze della Francia, che resta contraria ad un ‘ombrello’ della Nato, per la quale ipotizza solo un ruolo “tecnico”.

Parigi – che ha lanciato sabato il primo colpo contro Tripoli – chiede che il ruolo politico sia affidato a una sorta di “cabina di regia” tra i ministri degli esteri dei paesi della coalizione. Il ministro degli esteri Alain Juppè ha parlato di “pilotaggio politico” e ha convocato la prima riunione del gruppo di contatto dei paesi coinvolti per martedì prossimo a Londra.

L’Italia anche ieri ha invece alzato la voce per pretendere un comando unificato sotto scudo Nato. Per il momento, Roma si deve accontentare di un risultato importante, ma parziale: a dirigere la componente marittima della missione Nato per il rispetto dell’embargo delle armi sarà il contrammiraglio italiano Rinaldo Veri, responsabile del comando navale della Nato a Napoli per il Mediterraneo.

La Germania ha confermato che non parteciperà a nessuna operazione militare in Libia e ha affermato che anzichè investire mezzi e risorse in un nuovo teatro di crisi, dagli esiti incerti, l’Alleanza dovrebbe aumentare l’impegno in Afghanistan.

Ma anche dai paesi che già partecipano alla coalizione, e che auspicano un ruolo chiave della Nato, si registrano mal di pancia crescenti. “Siamo in una guerra per preservare la zona di esclusione aerea. Mettersi al fianco dei ribelli per cercare di liberare delle città non appartiene al nostro mandato” ha dichiarato il portavoce dell’esercito belga, Michel Singelè, in aperta polemica contro le modalità con le quali la coalizione sta conducendo le operazioni.

“La Nato è pronta ad agire se e quando sarà richiesto”, ha assicurato la portavoce di Rasmussen, Oana Lungescu. “I piani sono pronti, ma perchè siano lanciati serve il consenso di tutti i 28 partner e le discussioni sono ancora in corso”.