E’ morta Liz Taylor, la diva che ha rivoluzionato Hollywood

LOS ANGELES – E’ morta Elizabeth Taylor. La notizia è rimbalzata in tutto il mondo dai media americani. Era ricoverata da sei settimane al Cedar Sinai Medical Center di Los Angeles e al momento della morte, avvenuta per insufficienza cardiaca, aveva accanto i suoi quattro figli.


Liz Taylor «era una diva di serie ‘A’, sia al cinema che nella vita. Era nata star. Quando appariva sullo schermo magnetizzava l’attenzione di tutti», commenta Franco Zeffirelli con l’Adnkronos la scomparsa dell’attrice che il regista toscano aveva diretto in due film: ‘La bisbetica domata’, insieme con Richard Burton nel ’67 e ‘Il giovane Toscanini’, nel 1988.


– Era una donna unica come non ce ne sono più – ricorda ancora il regista – e ha marcato la storia del nostro spettacolo per tantissimi anni. Era un’amica veramente rara, spiritosa e allegra – sottolinea Zeffirelli raccontando che la diva era spesso sua ospite nella villa di Positano. Della Taylor il regista ricorda anche la straordinaria professionalità sul set.


– Prestava molta attenzione a quello che faceva, voleva che fosse perfetto, ed era molto attenta a quello che diceva -conclude- in modo che fosse riportato accuratamente dalla stampa’’.


La celebre attrice, 79 anni, due volte premio Oscar (per Venere in visone e Chi ha paura di Virginia Woolf?), nacque in un sobborgo di Londra il 27 febbraio 1932, ma era di origine americana perché i suoi genitori si erano trasferiti in Inghilterra da St. Louis, in Missouri, per aprire una galleria d’arte.


Allo scoppio della II Guerra Mondiale i Taylor tornano negli Stati Uniti e si stabiliscono a Los Angeles. E’ qui che un amico di famiglia, avendo notato la particolare bellezza della piccola Liz, suggerisce ai suoi genitori di sottoporla ad un provino per la Universal Pictures. Viene così messa sotto contratto dalla casa di produzione e nel 1942 esordisce sul grande schermo con There’s One Born Every Minute di Harold Young, ma il contratto con la major termina subito.


Liz viene allora chiamata dalla Metro Goldwyn Meyer che la scrittura per interpretare il fortunato Torna a casa Lessie (1943, regia di Fred M. Wilcox ), che ottiene grande successo di pubblico. La fama della giovane attrice viene consolidata l’anno successivo con «Gran premio» di Clarence Brown e a soli 11 anni Liz Taylor è già una star di Hollywood.


La sua lunga carriera la vede protagonista di film drammatici, commedie e kolossal diretti da importanti registi: Michael Curtiz («Vita col padre», 1947), Mervyn LeRoy («Piccole donne», 1949), Vincente Minnelli («Il padre della sposa», 1950, e il seguito «Papà diventa nonno», «Castelli di sabbia», 1965), George Stevens («Un posto al sole», 1951), Joseph L. Mankiewicz («Cleopatra», 1963), Mike Nichols («Chi ha paura di Virginia Woolf?», 1966), George Cukor («Il Giardino della felicità», 1976), Franco Zeffirelli («La bisbetica domata», 1967, e «Il giovane Toscanini», 1988).


Tante anche le star con cui condivide il grande schermo: James Dean, Paul Newman, Gregory Peck, Montgomery Clift, Gary Cooper, Spencer Tracy, Mickey Rooney e soprattutto Richard Burton, suo marito per ben due volte, con cui ha vissuto una tormentata storia d’amore iniziata a Roma, a Cinecittà, sul set di «Cleopatra». Nel 1961 vince il suo primo Oscar come miglior interprete femminile per «Venere in visone» (1960, di Daniel Mann), che, secondo voci maligne di Hollywood, le viene consegnato più per simpatia che per bravura in quanto era da poco morto il suo terzo marito, Michael Todd, e lei era stata sottoposta ad una tracheotomia. Vince un secondo premio Oscar nella stessa categoria nel 1967 per «Chi ha paura di Virginia Woolf?».


Aveva ricevuto altre tre candidature nel 1958 per «L’albero della vita» di Edward Dmytryk, nel 1959 per «La gatta sul tetto che scotta» di Richard Brooks e nel 1960 per «Improvvisamente l’estate scorsa» di Joseph L. Mankiewicz. Negli anni ’70 la sua presenza sullo schermo diminuisce sensibilmente e Liz decide di dedicarsi al teatro, anche se nel 1972 vince l’Orso d’argento come miglior attrice a Berlino per «Una faccia di c…» di Peter Ustinov e il David di Donatello come miglior attrice straniera per «X, Y & Zi» di Brian G. Hutton. Più volte candidata anche al Golden Globe, solo nel 1985 le viene assegnato il Cecil B. DeMille Award.


Nonostante la lunga carriera artistica, forse su di lei sono state riempite più pagine di giornali scandalistici che di cinema. Ben otto i matrimoni alle spalle: oltre ai già citati Burton (dal ’64 al ’74 e ancora per meno di un anno dal ’75 al ’76) e Todd (solo un anno tra il ’57 e il ’58), è stata sposata anche con Conrad Hilton Jr., erede del fondatore della prestigiosa catena di alberghi, ma il matrimonio è durato solo tre mesi (tra il ’50 e il ’51, giusto la durata della luna di miele in Europa) per inconciliabili divergenze (secondo gli atti del divorzio); con l’attore Michael Wilding (dal ’52 al ’57) da cui ha avuto i due figli Michael Howard e Christopher Edward; con l’attore Eddie Fisher (dal ’59 al ’64); con il senatore della Virginia John W. Warner (dal ’76 all’82); l’ultimo è Larry Fortensky, un muratore conosciuto in un centro di disintossicazione per alcoolisti sposato nel ’91 da cui ha divorziato nel ’96. Oltre ai due figli avuti da Wilding, ha due figlie: Elizabeth Frances, avuta da Todd, e Maria, adottata insieme a Burton nel 1964.


E’ più volte salita alla ribalta anche per le sue amicizie. Da ricordare quella con Montgomery Clift, che morì a causa di un incidente d’auto occorsogli proprio all’uscita da un party in casa dell’attrice, che fu anche la prima a prestargli soccorso, e quella con la chiacchierata popstar Michael Jackson. Nel 1999 la regina Elisabetta II le ha conferito il titolo di Dama dell’Impero Britannico.


Più volte ricoverata d’urgenza in ospedale (nel 1963, durante le riprese di «Cleopatra» fu addirittura dichiarata defunta), nel 1997 è stata operata per un tumore al cervello, rivelatosi benigno, e nel 2004 ha dichiarato di soffrire di una grave insufficienza cardiaca. Del resto tutta la sua vita è stata costellata da problemi di salute a volte anche molto gravi. Lei stessa ha dichiarato alla fine degli anni ’90 durante un’intervista a Barbara Walters che, dopo la sua ultima apparizione al cinema in «I Flintstones» di Brian Levant, avrebbe desiderato continuare a recitare ma che gli era stato impedito dal rifiuto di assicurarla da parte delle compagnie di assicurazioni.