Rubygate, la Camera verso il voto Pm: il processo va avanti

ROMA – La Camera deve sollevare il conflitto di attribuzione contro il Tribunale di Milano per il Rubygate, che vede il premier Silvio Berlusconi imputato di prostituzione minorile e concussione. La giunta per le Autorizzazioni ha approvato, ma con un solo voto di scarto (11 a 10), il parere di maggioranza sulla vicenda.

Determinanti i voti dei due ‘responsabili’ Elio Belcastro e Bruno Cesario che hanno tenuto tutti sul filo fino all’ultimo. I due infatti sono rimasti fuori dall’Aula fino a quando non è stato chiaro che Saverio Romano sarebbe stato nominato ministro dell’Agricoltura.


Dagli ambienti giudiziari milanesi, però, si apprende che il conflitto di attribuzione non fermerà il processo a carico di Berlusconi, in agenda per il 6 aprile, neanche se si dovesse arrivare davanti alla Corte Costituzionale.


La Giunta, si legge, «esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell’Autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest’ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall’art. 96 della Costituzione». In poche parole il premier avrebbe telefonato alla Questura di Milano in veste di presidente del Consiglio, visto che la ragazza fermata, alias Ruby, era ritenuta la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak.


– Ancora una volta la ragione è stata battuta dalla forza dei numeri, ma questa volta solo per un soffio – dice Marilena Samperi, capogruppo Pd in Giunta -. I due membri della giunta che fanno capo ai Responsabili sono stati assenti per tutta la seduta e si sono improvvisamente materializzati non appena è stata trasmessa la notizia dell’imminente nomina di Romano a capo del ministero dell’Agricoltura. L’affaire Ruby – sottolinea la Samperi – già torbido e mortificante, si arricchisce di elementi inquietanti che non fanno certo bene alle istituzioni e avvalorano la tesi di un Presidente del Consiglio ricattato.


Li ribattezza ‘i disponibili’ il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, secondo il quale è ormai evidente che «siamo in una situazione senza precedenti». Le riserve politico-istituzionali del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla nomina a ministro del capo dei responsabili Saverio Romano dimostrano in maniera»incontrovertibile – dice Bocchino -che Silvio Berlusconi non è più in grado di agire liberamente nella sua attività di governo».


Ha, infatti, dovuto sottostare al diktat dei Responsabili – aggiunge – e nominare ministro Saverio Romano nonostante le note e annunciate perplessità del Quirinale. L’ha dovuto fare per assicurarsi il voto dei ‘disponibili’ in Giunta per le autorizzazioni a procedere su questioni che sono del tutto personali.