La Turchia annuncia: il comando in mano alla Nato

BRUXELLES – Il comando delle operazioni militari in Libia passerà sotto il comando della Nato. Dopo una settimana di consultazioni non-stop, che hanno registrato momenti di altissima tensione al quartiere generale della Nato, è stata la Turchia ad annunciare che è stato raggiunto un compromesso tra gli alleati per affidare il pieno controllo delle operazioni in Libia alla Nato.


L’annuncio è stato fatto da Ankara dal ministro degli esteri turco, Akhmed Davotoglu, che ha spiegato che il trasferimento del comando avverrà nel giro di uno o due giorni. La notizia, piombata a Bruxelles dove sono riuniti i leader Ue per un vertice consacrato quasi interamente alla crisi libica, è stata confermata da fonti dell’Alleanza.


L’accordo è stato raggiunto in una teleconferenza con Francia, Usa e Gran Bretagna, i tre paesi sotto la cui bandiera sono state condotte finora le operazioni militari della coalizione dei volenterosi, per fare rispettare la risoluzione 1973 sull’Onu. I contatti si sono tenuti tra il segretario di stato Hillary Clinton, il ministro degli esteri francese Alain Juppè, il ministro degli esteri della Gran Bretagna William Hague e il ministro turco Davotoglu.


Per tutta la giornata di ieri si erano intensificate le pressioni sulla Francia, ormai isolata nella sua ostinazione di volere per l’Alleanza un coinvolgimento in Libia, ma senza la guida politica che secondo Parigi doveva restare alla coalizione. L’Olanda aveva indicato l’accordo sul comando all’Alleanza come una condizione della sua partecipazione alle operazioni militari. Mentre un editoriale del New York Times, che normalmente dà conto degli umori americani, scriveva che una gestione Nato servirebbe meglio gli interessi degli Usa e il presidente francese Nicolas Sarkozy farebbe un grande piacere a se stesso e alla causa della democrazia in Libia se facesse un passo in dietro e accettasse il trasferimento delle operazioni.


Gli Usa avevano ribadito l’intenzione di lasciare nelle prossime ore il comando. Sul tavolo degli ambasciatori Nato, è arrivato nel pomeriggio un testo di compromesso messo a punto dagli esperti militari. Secondo il testo, i paesi che intendono continuare i raid aerei (Francia in primo luogo) dovrebbero incaricarsi di fare rispettare una no fly-zone allargata, chiamata ‘no fly-zone plus’, che includerebbe anche la possibilità di attaccare le forze di terra di Gheddafi. Mentre i paesi che si oppongono agli attacchi aerei dovrebbero assumere la responsabilità di fare rispettare la semplice ‘no-fly zone’ con azioni di sorveglianza aera e batterie di difesa anti-aerea.

TESTO PDL-LEGA-IR


Alla Camera la maggioranza passa per 7 voti


ROMA – La Camera ha approvato ieri la risoluzione della maggioranza di governo sulla Libia con soli sette voti di scarto. La mozione è stata approvata con 300 sì, 293 no e due astenuti.


Quella del Pdl, Lega Nord e Responsabili doveva essere un’approvazione scontata ma, alla fine, si è corso il rischio che non passasse in Aula. Il ministro della Difesa, La Russa, nel commentare il risultato, ha detto che “il Pd ha scommesso su un passo falso del governo e della maggioranza sulla crisi libica alla Camera e ha perso”.


Il responsabile della Difesa, così come il resto della maggioranza che sostiene il governo, pensava che il maggiore partito di opposizione, il Pd, si comportasse come aveva fatto al Senato, nella giornata di mercoledì. Invece, dai banchi del partito di Bersani, si sono registrati comportamenti differenti, che tendevano a sgambettare il governo sulla mozione che riguardava l’intervento in Libia.


Lo stesso La Russa ha stigmatizzato questo comportamento controproducente, evidenziando la differenza del voto del Pd tra Palazzo Madama e Montecitorio. In Aula, durante il dibattimento si era registrato anche l’intervento duro di Di Pietro, che aveva definito Berlusconi e Frattini come dei conigli. Tutta l’opposizione, comunque, aveva raggiunto un’intesa al suo interno, presentando una risoluzione unitaria sulla Libia.
In tal senso, infatti, si evidenziava la dichiarazione del capogruppo Pd alla Camera, Franceschini, il quale annunciava il voto contrario sulla mozione di maggioranza. E così è stato sebbene, all’inizio dei lavori, il ministro Frattini avesse detto sì alle mozioni di maggioranza e opposizione. Una decisione che sarebbe stata ben accolta anche dal Capo dello Stato, Napolitano, che aveva giudicato positivamente il voto del Senato di mercoledì.


Alla richiesta delle opposizioni della presenza del premier in Aula al Senato e alla Camera, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha risposto con un interrogativo ai microfono del Tg3: “siete sicuri che la non partecipazione del presidente del Consiglio non possa ritornare utile in una fase successiva, in un momento in cui l’Italia e non Berlusconi volesse assumere un ruolo diplomatico di primo piano, una volta cessate le armi? C’è qualcuno che può giurare che sia un errore e non lungimiranza?”.