Federalismo, le regioni dicono ‘sì’. Errani: «Raggiunto l’accordo»

ROMA – Il confronto è stato lungo e duro, le Regioni non si sono arrese ed hanno ottenuto tutto quello che chiedevano. A partire dai 425 milioni che servono loro per finanziare il trasporto pubblico locale. E hanno quindi ribadito (dopo il sì di dicembre) il proprio parere favorevole al decreto sul federalismo fiscale regionale e i costi standard in sanità. E’ finito con una fumata bianca, ieri, il braccio di ferro che ha diviso governatori ed esecutivo per settimane.

– Ci sono le condizioni per affermare che il Governo rispetta tutti i punti dell’accordo del 16 dicembre 2010, a partire dai 425 milioni di euro fuori dal Patto di stabilità per il trasporto pubblico locale – ha affermato oggi visibilmente soddisfatto il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani.
Tra le altre novità, non scatterà dal 2011 ma dal 2013 la ‘’manovrabilità’’ dell’addizionale regionale Irpef prevista dal decreto legislativo sul federalismo regionale; ci sarà la fiscalizzazione delle risorse per il trasporto pubblico locale a decorrere dal 2012, con conseguente soppressione dei trasferimenti statali alle Regioni relativi al trasporto pubblico locale; verranno istituiti, nel bilancio delle Regioni a statuto ordinario, due fondi, uno a favore dei comuni, l’altro a favore delle province e delle città metropolitane, alimentati dal fondo perequativo dello Stato. In cambio le Regioni hanno garantito un maggiore impegno sul fronte degli ammortizzatori sociali in deroga per gli anni 2011-2012: la partecipazione del Governo passa dal 70 al 60% e alla differenza le Regioni potranno compartecipare con una quota del Fondo sociale europeo.
– Finalmente si conclude positivamente questa partita – ha commentato la presidente del Lazio, Renata Polverini.

– La soluzione che avevo proposto è stata vincente – ha detto l’assessore alle Finanze della Lombardia Romano Colozzi, coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni, riferendosi al fatto che l’accordo raggiunto oggi completa l’attuazione del cosiddetto ‘lodo Colozzi’ che aveva permesso a Governo e Regioni di trovare, il 16 dicembre scorso, una mediazione sul federalismo fiscale. Soddisfatto si dice il presidente del Consiglio lombardo, Davide Boni (Lega Nord).

– Alla fine l’impegno delle Regioni è stato premiato e nel Governo abbiamo trovato un interlocutore responsabile e attento come il ministro Calderoli – ha osservato il presidente della Regione del Veneto, il leghista Luca Zaia. Per il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota (Lega Nord), la riforma sul federalismo sulla quale è stato trovato l’accordo Governo-Regioni è ‘’storica per tutte le Regioni’’.

Molto più tiepido l’assessore al Federalismo della Regione Puglia, Maria Ida Dentamaro.
– Il decreto sul federalismo ha visto l’accoglimento di quasi tutti gli emendamenti proposti dalle Regioni – ha detto – è quindi migliore di come era stato scritto all’inizio, ma per il Sud non facciamo salti di gioia.
Intanto i risultati ottenuti dalle Regioni producono il risultato di sollevare le proteste di Province e Comuni.
– Un accordo che preveda la riduzione del taglio ai trasferimenti per le sole Regioni è del tutto impensabile. Il Governo estenda da subito la misura anche a Province e Comuni – ha chiesto il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione. Sulla stessa linea il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino:
– Se si vuole ridurre il taglio ai trasferimenti statali, questo deve valere nei confronti di tutti i livelli istituzionali della Repubblica.

LA SCHEDA


La «rivoluzione» dal 2013


ROMA – Il nuovo fisco regionale scatterà dal 2013. Non ci saranno più i trasferimenti dal ‘’centro’’, il loro valore sarà sostituito dalla compartecipazione a Iva e Irpef e, contemporaneamente, sarà possibile ‘’manovrare’’ attuale addizionale, con aumenti via via maggiori. Il decreto sul fisco regionale e provinciale, dopo le norme sul fisco municipale, rappresenta il provvedimento più importante per la riforma del federalismo, con l’obiettivo di rendere autonome le amministrazioni decentrate. Le Province già da quest’anno potranno modificare, con un aumento o una diminuzione di 3,5 punti percentuali, l’imposta sulla Rc auto ora al 12,5%. Ecco alcune delle novità:


— Più Irpef regioni, tetto ai poveri — Dal 2013, e non più dal 2011 come inizialmente previsto, le regioni potranno manovrare l’addizionale Irpef regionale, diminuendola o anche aumentandola dallo 0,9 fino all’1,4%. La maggiorazione, infatti, non può essere superiore allo 0,5 nel 2013. L’aumento potrà essere dell’1,1% nel 2014 e del 2,1% a decorrere dal 2015. Se la regione ha già disposto una riduzione dell’Irap non può sforare lo 0,5% di aumento. Prevista una salvaguardia per il primo scaglione Irpef, fino a 15.000 euro: l’aumento dell’addizionale non potrà superare lo 0,5%. L’addizionale, comunque, verrà rideterminata con l’obiettivo di consentire pari finanziamento rispetto ai trasferimenti statali soppressi.


— Iva regionalizzata — Alle regioni va una quota di compartecipazione all’Iva che va ad alimentare il fondo di perequazione che garantisce la copertura integrale delle spese per i servizi essenziali (sanità, scuola, assistenza, trasporto pubblico). La quota di attribuzione alle regioni della compartecipazione all’Iva sarà assegnata con criteri di ‘’territorialita’’’ e si baserà sui consumi nelle diverse aree (con un occhio alle sperequazioni che possono esserci nelle aree commerciali). La percentuale della compartecipazione viene stabilita con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri al livello minimo sufficiente ad assicurare il pieno finanziamento integrale dei livelli essenziali delle prestazioni (che vengono definiti con legge statale e ai quali lavora la Sose in collaborazione con l’Istat).


— Meno Irap da 2013, possibili deduzioni — Dal 2013 le regioni possono ridurre le aliquote dell’Irap fino ad azzerarle e disporre deduzioni dalla base imponibile.


— 425 mln per trasporto pubblico locale — Arriva nero su bianco l’impegno del governo al reintegro nel 2011 di 425 milioni per il trasporto pubblico locale come chiesto dalle regioni. La copertura verrà dalle risorse del Fondo sociale europeo.


— CXlausola salva-tagli — E’ stata introdotta una clausola di salvaguardia per i conti regionali che li salvaguardia dal 2013 rispetto ai tagli previsti dalla finanziaria 2010.


— ERegioni premiate per la lotta a evasione — Così come accaduto con i Comuni anche le regioni saranno incentivate a partecipare alla lotta all’evasione fiscale. Avranno, infatti, in dote il gettito derivante dall’attività di recupero fiscale riferita ai tributi propri e alle addizionali alle basi imponibili dei tributi erariali. Nelle loro casse va anche una quota del gettito derivante dall’attività di recupero dell’Iva.


— Da 2013 stop trasferimenti e via a fondo perequazione — Il fondo di perequazione scatta dal primo gennaio 2013 contestualmente allo stop ai trasferimenti erariali. Dallo stesso anno vengono cancellati anche i trasferimenti dalle Regioni ai Comuni ma arriva una compartecipazione dei municipi alle imposte regionali, in primis all’Irpef.


— Rischio stangata su imposte auto — Entrano nel paniere dei tributi delle regioni anche le tasse sulle auto e le regioni potranno manovrarle con i soli limiti previsti da legislazione statale. Inoltre l’imposta sulle assicurazioni Rc auto, che va elle province, gia’ dal 2011 potra’ essere aumentata o diminuita del 3,5% rispetto all’attuale aliquota del 12,5%.


— A regiuoni anche gettito tassa su rumore aerei e tassa scopo — Ai governatori va anche la tassa sulle emissioni sonore degli aeromobili oltre che la possibilità di introdurre, come i Comuni una tassa di scopo per le opere pubbliche. Inoltre con la legge di stabilità il governo dovrà mettere mano a una revisione dell’imposta provinciale sulle formalità di trascrizione, iscrizione delle auto, tra i canoni della revisione c’è anche la cilindrata del veicolo e l’inquinamento che produce.


— Anche regioni del sud tra quelle modello per sanità — Lo standard, applicato dal 2013, viene stabilito sulla base di parametri relativi a tre regioni scelte dalla Conferenza Unificata su una rosa di cinque (di cui obbligatoriamente la prima, che dovrebbe essere la Lombardia) indicate dal ministero della Salute di concerto con il Tesoro, tra quelle non soggette a piani di rientro e che abbiano garantito l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza in condizione di equilibrio economico. Nella individuazione delle regioni si dovrà tenere conto dell’esigenza di garantire una rappresentatività in termini di appartenenza geografica al nord, al centro e al sud, con almeno una regione di piccola dimensione geografica. Non entra nel testo la ‘deprivazione’, cioè il concetto per cui il riparto dei fondi sanitari avviene anche in base alle condizioni socio-economiche della regione, ma ci sono interventi in favore della riduzione del gap strutturale nella sanità.