Anm, prescrizione breve un’offesa per i cittadini onesti e un’atto di aggressione ai giudici

ROMA – “La riduzione dei termini di prescrizione è un’offesa per tutti i cittadini onesti di questo paese” e “rischia solo di determinare l’impunità per autori di gravi delitti”; ed il fatto di differenziare le regole ”in ragione della personalità dell’imputato appare palesemente in contrasto con i principi costituzionali di eguaglianza e di ragionevolezza”. L’Associazione nazionale dei magistrati va all’attacco della riforma con un documento firmato dal presidente Luca Palamara, dal vice presidente Antonello Ardituro e dal segretario generale Giuseppe Cascini.


“Già nel 2005, con la cosiddetta legge ex Cirielli, i termini di prescrizione dei reati sono stati drasticamente ridotti, con il risultato che nel 2009 il numero dei reati estinti per prescrizione è stato di oltre 140mila – fanno notare i vertici dell’Anm-. In un solo anno più di 140mila persone accusate di un reato hanno beneficiato della scappatoia della prescrizione”.


Per il sindacato delle toghe “è evidente che un’ulteriore riduzione dei termini di prescrizione, in assenza di qualsiasi intervento diretto ad assicurare un migliore funzionamento del sistema giudiziario, determinerà soltanto un significativo incremento del numero dei processi destinati alla prescrizione. Gli unici processi che potranno essere portati a termine saranno quelli nei confronti dei recidivi, mentre gli incensurati avranno ottime probabilità di restare tali per sempre”.


”La differenziazione del regime di prescrizione del reato in ragione della personalità dell’imputato appare palesemente in contrasto con i principi costituzionali di eguaglianza e di ragionevolezza”, avverte l’Anm,che definisce ”impensabile” il fatto che ”il processo per una truffa di milioni di euro nei confronti di un incensurato si estingua, mentre debba proseguire il processo per una truffa da 5 euro commessa da una persona già condannata, magari anni prima, per altro reato oppure che tra due imputati per lo stesso fatto, uno incensurato e l’altro no, il reato si estingua per l’uno e non per l’altro”.


Il principio costituzionale della ragionevole durata del processo ”è un principio fondamentale cui l’ordinamento deve tendere con ogni mezzo, ma la riduzione dei termini di prescrizione – evidenzia il sindacato delle toghe – nulla ha a che vedere con quel principio e rischia solo di determinare l’impunità per autori di gravi delitti”. E non basta: la prescrizione del reato – rileva ancora l’Anm – ”è una sconfitta per tutti: per lo Stato che non riesce ad accertare la responsabilità dei reati; per le vittime che non ottengono giustizia per il torto subito; per l’imputato che, se innocente, non vuole la scappatoia della prescrizione, ma un’assoluzione nel merito”.


Nel lungo documento l’Associazione nazionale magistrati critica duramente sia la riduzione dei termini di prescrizione sia la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati.


”Non era mai successo – affermano i magistrati – che l’attività legislativa venisse piegata in maniera così esplicita ad interessi particolari”. Il documento prosegue:


”Nel giro di pochi giorni la maggioranza di governo ha dimostrato quale era il vero obiettivo dell’annunciata riforma epocale della giustizia: risolvere situazioni legate a singole vicende processuali, direttamente con una norma sulla prescrizione dichiaratamente destinata ad incidere sullo svolgimento di un processo in corso, e indirettamente con una modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati punitiva e intimidatoria”. ANM, E’ UN ATTO DI AGGRESSIONE L’associazione nazionale magistrati, sempre nekl documento a firma del presidente Luca Palamara, del segretario Giuseppe Cascini e del vice presidente Antonello Ardituro. sostiene che modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati appare talmente assurda e disorganica da potersi spiegare soltanto come atto di aggressione nei confronti della magistratura diretto ad influenzarne la serenità di giudizio”.


Il veritce delle toghe sottolinea che ”interpretazione della legge e la valutazione del fatto e delle prove rappresentano il cuore dell’attività giudiziaria. Pensare di sottoporre a censura tale attività con la generica e incomprensibile formula della ‘manifesta violazione del diritto’ è davvero irragionevole, prima ancora che profondamente sbagliato. Si pensa forse -prosegue – di sottoporre a giudizio di responsabilità civile il giudice di primo grado ogni volta che una sua decisione venga annullata in sede di appello e il giudice di appello ogni volta che la sua decisione sia annullata dalla Cassazione? E di sottoporre a giudizio di responsabilità i giudici che abbiano seguito un orientamento giurisprudenziale diverso da quello dominante? Si dimentica forse che i maggiori progressi per l’affermazione e la tutela dei diritti fondamentali si sono realizzati grazie a interpretazioni giurisprudenziali prima minoritarie e poi via via consolidate? Si dimentica forse quanto complesso e articolato sia il sistema delle fonti nazionali e sovranazionali e quanto proprio i contrasti di giurisprudenza tra corti nazionali e sovranazionali abbiano contribuito alla crescita e al consolidamento di un sistema di diritti e di garanzie? O forse semplicemente si finge di ignorarlo e si pretende di sostenere una concezione ottocentesca della funzione giudiziaria, antistorica e giacobina, al solo scopo di affermare una pretesa supremazia del potere politico sul potere giudiziario. Quale giudice, da domani, – conclude l’Anm- sarà nella serenità d’animo di emettere una qualsiasi decisione con il rischio di veder avanzata, anche per ritorsione o pretestuosità, nei suoi confronti un’azione di responsabilità?”.