Porta: “Il Partito Democratico vuole essere più presente in America Latina”

CARACAS – Se lo chiedono in tanti. Se lo chiedono in Italia. E se lo chiedono anche al di là dell’oceano. Il governo Berlusconi riuscirà ad arrivare a fine legislatura? Per il momento i numeri gli danno ragione. Ma la maggioranza, dopo la decisione di Gianfranco Fini di abbandonare il Pdl accompagnato da un drappello di irriducibili ex An, è risicata. Si ha l’impressione che ormai in Parlamento, visto i delicati equilibri, si viva alla giornata. E’ una sensazione di precarietà diffusa.


I partiti politici, quindi, si preparano alla ‘battaglia elettorale’, vicina o lontana che essa sia. Non si spiega, altrimenti, dopo quasi due anni e mezzo di totale assenza della politica italiana dal Venezuela, la presenza prima dell’on. Ricardo Merlo e, poi, quella dell’on. Fabio Porta. Ma il deputato del Partito Democratico, al quale esterniamo queste riflessioni, smentisce.


– La decisione di venire in Venezuela, almeno per quel che mi riguarda – assicura alla ‘Voce’ –, non risponde a motivazioni di carattere elettorale o pre-elettorale. Probabilmente sia stata presa tardi. Ma è un ritardo dovuto al fatto che il nostro partito in America Latina, fino ad ottobre dello scorso anno, non era organizzato.
Sottolinea che il Partito Democratico “non vuole rappresentare questa o quella comunità ma tutti gli italiani della ripartizione America Meridionale”. Quindi, aggiunge che per raggiungere l’obiettivo, deve crearsi una rete capillare organizzativa, “dalla quale il Venezuela non può essere escluso”.


Incontriamo l’on. Fabio Porta durante una pausa dei lavori del ‘Coordinamento Pd’ per l’America Latina. La hall dell’Hotel Eurobuilding è un via-vai di gente: turisti in sandali, maglietta e shorts; uomini d’affari in giacca e cravatta; giovani coppie mano nella mano e bambini correndo qua e là allegremente. Ma la confusione della metropoli resta fuori. Nell’hotel, nonostante tutto, si respira un clima di serena tranquillità.
– E’ strano che un deputato venga in Venezuela e non cerchi il contatto con la nostra comunità e non chieda che gli venga organizzato un incontro almeno nel Centro Italiano Venezolano di Caracas. Insomma, che non abbia sentito il bisogno di avvicinare, oltre a pochi esponenti della Collettività, anche il connazionale anonimo, quello che non appare nei cocktail o che non frequenta gli ambienti “in”, e che pure rappresenta una ricchezza per la Madrepatria. Perchè questa scelta?


– Non è mia abitudine non incontrare la comunità – confessa -. Sono molto presente in questa ripartizione… ho realizzato molte iniziative.


– Senz’altro sarà molto presente in altri paesi dell’America Latina, nessuno lo mette in dubbio; ma certamente no in Venezuela…


– E’ vero – ammette, non senza immediatamente ribadire d’aver “realizzato tante iniziative in quasi tutti i paesi latinoamericani”. Quindi, prosegue:
– E’ la prima volta che vengo in Venezuela. E mi deve credere, avrei desiderato incontrare, ascoltare quanti più connazionali possibile. Purtroppo, la coincidenza con la riunione dei rappresentanti dei circoli del Pd in America latina ha sconvolto la mia agenda. Questa è stata condizionata da quella del ‘Coordinamento’ il quale, per sue ragioni, ha voluto evitare un’assemblea pubblica. Ma è un appuntamento rimandato solo di qualche mese, niente più.


Ci dice che, come d’altronde è stato anche confermato dal coordinatore Francesco Rotundo, l’incontro si farà prossimamente; sicuramente prima della fine dell’anno.
– Tornerò – assicura il deputato del Pd -. E lo farò assieme a qualche esponente del partito. Sarà l’occasione per incontrare la Collettività, come credo che sia doveroso per un parlamentare.
– Sebbene non abbia avuto modo di ascoltare le esigenze dell’uomo della strada, del cittadino comune, dell’italo-venezolano che non ama mostrarsi in pubblico e preferisce l’anonimato, ha incontrato alcuni esponenti della Collettività. Cosa le è stato detto?


I problemi, nel fondo, sono sempre gli stessi: soprattutto una maggiore attenzione del mondo politico, una migliore assistenza ai connazionali bisognosi. E’ quanto commenta l’on. Porta che aggiunge:
– Le difficoltà dei nostri connazionali le conosciamo molto bene. Si chiede soprattutto assistenza sociale. Ciò vuol dire anche rispolverare iniziative legislative come l’assegno di solidarietà, che è stata una proposta dell’on. Marisa Bafile.


Sostiene, poi, che si chiede anche di dare un maggiore accento alla diffusione della lingua e della cultura italiane che, “in America latina, si traduce in più attenzione ai nostri giovani, alle seconde e terze generazioni”.


– E potremmo continuare con una terza questione: la rete consolare – chiosa -. Questa è sempre più deficitaria, per la sciagurata scelta del governo di ridurle fortemente le risorse.
Afferma che è ormai radicata anche in America Latina, la sensazione di abbandono della Collettività. A suo avviso, “il governo si distrae e non vi dà alcuna importanza”. Insomma, “il suo è un messaggio di disinteresse”.


– E procede a tagli lineari che castigano severamente il capitolo di spesa relativo alle nostre comunità all’estero…
– Appunto…


Lingua e cultura, italiane ovviamente. I nostri Istituti di Cultura fanno miracoli. E, lavorando come formichine, riescono a organizzare mostre, conferenze ed altre manifestazioni culturali a dispetto delle risorse economiche che sono sempre minori.
– Quale importanza attribuisce alla diffusione delle nostre espressioni culturali?
– Se si paragona quello che l’Italia investe in questo settore con quello che invece vi destinano i francesi, i tedeschi o gli inglesi – risponde – si corre il rischio di rasentare il ridicolo. I nostri investimenti rappresentano un terzo… a volte sono 10 o 20 volte inferiori a quelli anche di Stati più piccoli, come ad esempio il Portogallo o l’Olanda.


Afferma che la lingua italiana è richiesta da oltre 50 milioni di italo-discendenti e sottolinea che la nostra è la lingua che trasmette la cultura di un paese che ospita il 60 per cento del patrimonio artistico riconosciuto dall’Unesco.


– L’italiano – aggiunge – non è solo la lingua di Dante e dei maggiori premi Nobel della storia, ma è anche il veicolo commerciale più economico in termini di investimenti.
E, ricollegandosi al tema dei nostri Istituti di Cultura, commenta che non solo “il governo nega loro le risorse di cui hanno bisogno” ma “procede anche alla chiusura di importanti sedi, agendo in maniera autolesionista”.
– L’ultima notizia, per quel che riguarda la nostra ripartizione – ci dice -, è la chiusura dell’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro. Si da il caso che, proprio a Rio de Janeiro, ci saranno prossimamente due grandi avvenimenti: le Olimpiadi e i Campionati Mondiali di Calcio. Così, mentre tutti i paesi si preparano a proiettare la propria immagine culturale, in occasione di questi eventi, l’Italia sceglie di andare controcorrente. Ciò non vuol dire risparmiare; vuol dire semplicemente non aver capito cosa significhi essere presenti e promuovere l’internazionalizzazione del Paese.


Ma in tutto questo panorama, quali sono le responsabilità dei nostri parlamentari? Sono riusciti i deputati ed i senatori della circoscrizione ‘esteri’ a sensibilizzare il mondo politico della penisola sulle nostre necessità e sull’importanza di avere in tutti i paesi collettività che, come tutti sappiamo, sono sempre assai apprezzate oltre che numerose?


– Abbiamo un grave problema – spiega -. Da un lato c’è una rappresentanza parlamentare seria, che lavora ed è estremamente attiva. E parlo di tutti i miei colleghi del Pd: gli onorevoli Narducci, Garavina, Farina, Fedi, e Bucchino. D’altronde è sufficiente analizzare l’attività parlamentare di tutti noi. Dicevo, allora, che da un lato c’è una rappresentanza parlamentare che lavora e, dall’altro incontriamo una maggioranza assente o poco presente e distratta. Ed anche parlamentari che non fanno onore al centrodestra, come ad esempio Di Girolamo e, come sarà probabilmente dimostrato prossimamente, Caselli. Insomma, vi sono parlamentari che non solo hanno dimostrato la loro incapacità ma sono anche coinvolti in episodi che contribuiscono a trasmettere un’immagine infelice degli italiani nel mondo.

I VOLTAGABBANA

Lo hanno battezzato il “calciomercato” della politica e solo pochi ancora se ne meravigliano o se ne scandalizzano. D’altronde sono cambiate solo le modalità, ma un voto, ieri come oggi, è anche una ‘merce di scambio’: si può comprare offrendo denaro o, più semplicemente, promettendo un ‘incarico di governo’. L’on. Porta sostiene che quanto denunciato recentemente dal deputato Gino Bucchino ha contribuito a smentire; a cancellare, almeno in parte, la matrice d’opinione che dei connazionali all’estero, soprattutto nel mondo politico, si era creata dopo i fatti di Di Girolamo e di Razzi.


– Rinnovo la mia solidarietà all’on. Bucchino, con il quale condivido la militanza nel Pd, l’amicizia e la quotidiana vicinanza negli scranni del parlamento – sottolinea innanzitutto per poi proseguire:
– Il cambio di casacca dell’on. Razzi, il caso vergognoso di Di Girolamo, le inquietanti compagnie di Caselli, hanno creato una immagine che non corrisponde alla realtà. Fino al giorno della denuncia dell’on. Bucchino, la stampa italiana aveva messo in risalto i casi di natura negativa senza sottolineare il nostro lavoro onesto in Parlamento.


Il parlamentare eletto nella circoscrizione America-Meridionale, per concludere ci assicura la sua volontà di tornare in Venezuela:
– Voglio ringraziare la ‘Voce’, il quotidiano degli italiani del Venezuela che attraverso la sua pagina web è oggi letto in tutto il mondo, per l’occasione che mi offre di rivolgermi alla grande collettività residente in Venezuela e di assicurare ad essa che tornerò molto presto. Il mio desiderio è quello di poter mantenere legami assai stretti con questa comunità.

M.B.