Napolitano a NY: «L’Italia ce la farà: ha coraggio»

NEW YORK – ‘’I prossimi anni non saranno facili per nessuno ed in particolare per l’Italia, ma ce la faremo. Sì, we shall overcome’’. Con queste parole, citando il titolo della canzone di protesta pacifista di Joan Baez che divenne un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, Giorgio Napolitano ha concluso il discorso alla comunità italiana di New York riunita per brindare al 150.mo dell’Unità. Un discorso molto applaudito in una cerimonia che si è aperta cantando in coro l’inno di Mameli e durante il quale Napolitano ha elogiato il ruolo degli italiani che vivono negli USA.


– La consapevolezza dei problemi che ci attendono sarà al centro del mio intervento di domani (oggi, ndr) all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – ha detto il capo dello Stato -. Italia ce la fara’ – ha aggiunto – perchè si è diffuso un nuovo spirito di orgoglio e di fiducia intorno al 150/esimo anniversario, perchè c’è la rinnovata volontà di rafforzare la nostra unitè e coesione nazionale, perchè queste sono le condizioni per superare le difficoltà di fronte a noi.


Ha citato il suo discorso del 17 marzo in Parlamento e la risonanza mondiale delle celebrazioni italiane espresse anche dalle parole di Barack Obama, che ha reso omaggio al coraggio, al sacrifico dei patrioti italiani che crearono l’Italia unita, e ha ricordato che Giuseppe Garibaldi ispirò anche il nome del 39.mo Reggimento di Fanteria.


– Sono profondamente grato al presidente Obama che ha proclamato la festa del 17 marzo anche negli Stati Uniti – ha detto ancora Napolitano.
Un pensiero è andato ‘’al dolore, al sudore e al successo’’ degli immigranti italiani in America. Ne arrivarono 4 milioni a Ellis Island.
– L’Italia non li dimentichà mai – ha giurato Napolitano, che martedì visiterà il Museo di Ellis Island. Nel 1861, ha ricordato il capo dello Stato, si realizzò l’unità in quell’Italia in cui erano diffusi povertà, analfabetismo, malattie e si aprì la strada verso la modernizzazione e la crescita sociale, ‘’ma non si fu in grado per molto tempo di assicurare un futuro dignitoso a tutti gli italiani e l’emigrazione divenne una triste necessità’’. Ma oggi negli Stati Uniti delle opportunità sociali, del ‘’self made man’’, gli italiani sono integrati, hanno ottenuto ‘’immensi risultati’’ simboleggiati dalla figura di Geraldine Ferraro, appena scomparsa, a cui Napolitano e l’uditorio in piedi hanno reso omaggio.


– Voi oggi – ha detto Napolitano – occupate un ruolo di grande rilievo e di grande successo nel promuovere i valori e le qualità associate con l’immagine dell’Italia. Vi ringrazio delle celebrazioni del 150.mo che avete organizzato.


Napolitano ha espresso particolare compiacimento per la recente decisione di inserire la lingua italiana nei programmi dell’istruzione secondaria negli Stati Uniti.
– La promozione dell’italiano – ha detto – rappresenta certamente una priorità perchè la lingua è il primo strumento per diffondere una conoscenza aggiornata dell’Italia, lontana da clichè e da luoghi comuni, oltre ad essere una delle più antiche e nobili forze culturali che hanno unito il nostro paese e assicurato la coesione dei nostri cittadini all’estero.


La cerimonia per il 150.mo, un pranzo a cui hanno partecipato i rappresentanti della comunità di New York e i promotori delle celebrazioni per il 150.mo, è stata molto calorosa, segnata dall’entusiastica accoglienza riservata a Napolitano che ieri, prima delle tre giornate di permanenza a New York, nella città sulla foce dell’Hudson sferzata da un vento freddo si è concesso una passaggiata fuori programma, insieme al figlio Giulio, per andare a prendere un caffè.