I ribelli controllano il petrolio e avanzano verso ovest

ROMA – Le forze di Muammar Gheddafi in ritirata dall’est del Paese, con gli impianti petroliferi strategici tornati nelle mani dei ribelli che si dicono pronti a esportare l’oro nero all’estero, e che ora puntano su Sirte, preparandosi all’offensiva contro la città natale di Gheddafi, simbolo del regime e della Rivoluzione. E’ la Libia nel nono giorno dall’inizio della missione ‘’Odissey Dawn’’, contrassegnato dall’avanzata degli antigovernativi e dalla dura battaglia in corso a Misurata, unica città dell’ovest nelle mani degli anti-Gheddafi. Ma è anche il giorno in cui a Bruxelles il comitato militare della Nato ha trovato l’intesa sul comando delle operazioni, affidate al generale canadese Charles Bouchard, che saranno tese a “proteggere i civili e le aree popolate da civili sotto minaccia di attacco da parte del regime”.


La missione, denominata ‘’Unified protector’’, prevede una no fly zone rafforzata (no fly zone plus), ovvero raid su bersagli di terra. All’Alleanza occorreranno circa 48 ore per assumere il pieno controllo delle operazioni. Intanto, procede anche il pressing diplomatico su Tripoli: Washington annuncia possibili colpi di scena, se è vero, come detto ieri dal ministro della Difesa Usa Robert Gates e dal segretario di Stato Hillary Clinton, che ci sarebbero “defezioni importanti” tra le fila del governo libico.


Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini dal canto suo ribadisce.
– L’esilio di Gheddafi é una delle opzioni che la comunità internazionale sta valutando.
E si dice convinto che anche a Bengasi la soluzione verrebbe accettata.
Mentre a Bruxelles si discuteva, l’offensiva dei ribelli supportata dai raid aerei su Sirte e Ajdabiya, ripresi anche su Tripoli, ha visto cadere una dietro l’altra le principali città tra Bengasi e Sirte: i ribelli festeggiano ad Ajdabiya, dove l’altro ieri hanno ammainato le bandiere verdi del regime, e soprattutto a Ras Lanuf, considerato il secondo sito strategico per il settore energetico libico – c’è una raffineria da 220.000 barili al giorno e numerosi depositi di petrolio e gas -, e Marsa el Brega, sede di un importante terminal per l’export.
I campi petroliferi riconquistati nelle ultime 48 ore consentiranno ai ribelli di ‘’produrre almeno 100.000, 130.000 barili al giorno” con una potenzialità di “300.000’’, ha detto Ali Tarhoni, responsabile per gli affari economici degli antigovernativi, che affermano di aver già siglato un contratto con il Qatar per l’export. Il flusso di greggio riprenderà ‘’in meno di una settimana’’.


L’avanzata militare è rapida, forse anche troppo: sul loro cammino i ribelli ‘’non vedono soldati di Gheddafi’’, confermando indirettamente quanto annunciato ieri dal governo, ovvero una ‘’ritirata tattica’’ dei militari dall’est. Tanto che una avanguardia dei ribelli sarebbe entrata in serata Nawfaliya, circa 100 km a est di Sirte, ultima città di rilievo prima della roccaforte di Gheddafi.


Ora gli armati attendono che i raid della coalizione puliscano il campo dai corazzati nemici, che stazionerebbero a circa 50 km di distanza. I fatti sembrano dar loro ragione: i raid aerei sono tornati a colpire proprio Sirte, provocando almeno due forti esplosioni. La tensione è alle stelle, tanto che nella roccaforte del rais nel pomeriggio di ieri testimoni hanno visto un convoglio di 20 mezzi militari, tra cui mezzi antiaerei mobili, e dozzine di auto cariche di civili in fuga verso Tripoli.

MISURATA


Nuovi attacchi battaglia in città

ROMA – Le truppe di Gheddafi da giorni cingono d’assedio Misurata, unica roccaforte degli insorti nell’ovest del paese. Ma ieri hanno scatenato un attacco in forze, per cercare di eliminare quest’ultima testa di ponte nemica e riprendere il controllo di tutto l’ovest. Residenti hanno riferito alla BBC che i lealisti hanno cominciato a cannoneggiare la città, con carri armati e artiglieria pesante, e sono riusciti a raggiungere il centro. Qui avrebbero preso il controllo del Palazzo del Popolo, dove avrebbero piazzato cecchini sul tetto.


Sempre secondo i residenti, i governativi avrebbero ormai il controllo del 60% della città. Fra di loro ci sono non solo soldati dell’esercito, ma anche mercenari. Gli scontri più duri si sarebbero verificati nell’arteria principale, Tripoli Street. La situazione per la popolazione è terribile, secondo i resoconti degli stessi abitanti. Bombardamenti e sparatorie sono continui, mancano luce e acqua, il cibo comincia a scarseggiare. L’ospedale è intasato di feriti, mandati subito a casa dopo medicazioni o amputazioni per far spazio a nuovi pazienti.