Lampedusa, continuano gli sbarchi. Ora è paura di epidemie

LAMPEDUSA – Dopo 40 giorni ‘’d’inferno’’ con sbarchi e recuperi in mare a ripetizione in una conta senza fine, a Lampedusa parole come solidarietà, assistenza, umanità stanno lasciando il posto a rabbia, preoccupazione, paura. Tra la gente il passa parola è aspettare fino al 15 aprile e se per quella data il governo non avrà risolto ‘’il caso Lampedusa’’ sarà posta in atto qualche iniziativa clamorosa.


Adesso l’incubo per gli isolani si chiama epidemia. Il rischio è reale, tant’è che oggi arriveranno gli ispettori sanitari della regione siciliana per verificare le condizioni igieniche in tutti i centri che ospitano circa duemila migranti e per effettuare sopralluoghi nei punti più critici: come la collina detta ‘’della vergogna’’, nella zona del porto, dove sono ammassati altri tremila tunisini, che vivono in tende di fortuna, tra blatte e sporcizia, altri vivono sotto i cavalcavia, o nell’area del depuratore, mentre i più fortunati si lavano nelle docce del campo sportivo.


In un’assemblea nell’aula consiliare che si è aperta proprio mentre giungevano in porto tre barconi con 200 migranti, circa trecento lampedusani si sono sfogati col governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, giunto nell’isola per rendersi conto della situazione. La gente racconta che da giorni i bambini non frequentano più le attività extrascolastiche e i più piccoli giocano a fare la conta di quanti migranti partono e quanti ne arrivano, anzichè scambiarsi le figurine dei calciatori.
– Sono traumatizzati – urla un padre a Lombardo che ascolta, mentre cerca di contattare al telefonino il premier Berlusconi.


Uno dietro l’altro i lampedusani fanno l’elenco dei drammi che vivono.
– Cominceremo la nostra ribellione abbattendo la ‘Porta d’europa’ – avverte Stella, riferendosi al monumento realizzato in una scogliera dell’isola dedicato ai migranti che arrivano con i barconi della speranza.
– Teniamo in casa le nostre figlie per evitare contatti con gli extracomunitari che vagano tutto il giorno, chiedendo un euro a chiunque incontrano per strada, una sigaretta o anche da mangiare – dicono in coro in una sala gremita e carica di tensioni.


Da Lombardo non si aspettavano parole ma soluzioni: così il governatore alla fine riesce a contattare il premier. I primi due tentativi al telefonino falliscono. Poi va nella stanza del sindaco, Dino De Rubeis, e lì arriva la telefonata di Berlusconi. Dieci minuti di conversazione, durante i quali tutto d’ un fiato Lombardo spiega che ‘’l’isola è un inferno’’, riferendo al presidente del Consiglio tutto quello che ha visto con i propri occhi:’’cose disumane’’, dice.
Il colloquio finisce con l’impegno di Berlusconi a convocare un Consiglio dei ministri alla presenza del governatore.


All’ora di pranzo nell’area della stazione marittima va in scena la solita protesta, con centinaia di tunisini che chiedono di andare via gettandosi in maniera plateale per terra, invocando Allah e lamentandosi della scarsa razione di cibo: un piatto di riso e due panini.