Siria, la polizia spara per disperdere i manifestanti

DARAA – Le forze di sicurezza siriana sono intervenute ieri a Daraa nel sud della Siria per disperdere una manifestazione anti governativa cui hanno partecipato migliaia di persone. Lo riferisce il sito di Radio Free Europe che cita testimoni oculari, secondo cui la polizia ha aperto il fuoco e lanciato gas lacrimogeni. “Vogliamo dignità e libertà” gridavano gli oppositori e ancora “No alle leggi di emergenza”.


Secondo l’organizzazione Human rights watch, negli ultimi dieci giorni, almeno 60 persone sono rimaste uccise nel governatorato di Daraa, cuore della protesta anti-governativa, mentre per gli oppositori le vittime sarebbero 130. A Latakia, città costiera della Siria, teatro nei giorni scorsi di violenze, hanno perso la vita altri 15 manifestanti e 150 sono rimasti feriti.


Intanto per oggi in tutta la Siria sono state organizzate manifestazioni a sostegno del presidente Bashar al Assad, mentre nel Paese sono in corso proteste senza precedenti dal suo arrivo al 2000, ha dichiarato un responsabile siriano. “Marce di sostegno al presidente Assad e al Paese saranno organizzate in tutti i governatorati” siriani, ha detto la direttrice della televisione siriana Rim Hadad.


Ieri il Parlamento siriano ha chiesto al presidente Assad di venire a spiegare il suo programma di riforme democratiche, che si è impegnato ad attuare, ed ha osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime delle manifestazioni di questi giorni contro il regime. “Entro i prossimi due giorni il presidente darà notizie che rallegreranno i siriani”, lo ha detto il vicepresidente Faruq Sharaa, confermando che nelle prossime 48 ore il presidente della Siria, Bashar al Assad, parlerà al suo popolo per promettere riforme e per placare le proteste che negli ultimi giorni hanno infiammato il Paese. Tra i primi provvedimenti è quasi certo che ci sarà anche una revoca della legge d’emergenza, in vigore da quasi 50 anni.


E’ tornata la calma, invece, a Latakia, località costiera del nord del Paese in cui l’altro ieri Assad, per la prima volta nei suoi dieci anni di regno, aveva schierato l’esercito.


In attesa che Assad parli, ci si chiede quali siano le reali intenzioni del regime, che promette riforme ma intanto schiera l’esercito, lasciando capire che la repressione è un’opzione ancora sul tavolo. Tanto che ieri ha parlato il premier turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha rivelato di aver sentito Assad più volte al telefono, raccomandandogli di rispondere alle richieste del suo popolo, dando il via al processo di democratizzazione. “La Turchia è molto attenta a ciò che avviene in Siria – ha detto Erdogan – con la quale divide 800 chilometri di frontiera e ha rapporti di buon vicinato”. Il premier turco ha anche confermato che Assad sta lavorando all’abrogazione della legge d’emergenza.