Lampedusa, dopo l’invasione esplode la rabbia

ROMA – La rivolta di Lampedusa contro l’invasione dei migranti era prevedibile. In un certo senso ha dato ragione agli avvertimenti del figlio di Gheddafi che, in un’intervista televisiva di pochi giorni fa, aveva avvertito esplicitamente che la bomba dell’immigrazione sarebbe esplosa senza preavviso. Il punto è che questo, con ogni probabilità, è solo l’ inizio. Le sei navi che il governo spedirà a Lampedusa mercoledì per svuotarla potrebbero ben presto essere costrette a tornare in una spola a lungo termine. In tal senso hanno ragione il Quirinale, la Chiesa, palazzo Chigi quando insistono sul fatto che si tratta di un problema europeo la cui soluzione non può essere lasciata solo all’Italia: la globalizzazione, dice Giorgio Napolitano dagli Stati Uniti, impone soluzioni globali. Il capo dello Stato teme reazioni ‘’sbrigative’’ da parte dell’opinione pubblica e comunque anche la distinzione tra clandestini e richiedenti asilo politico per stabilire chi debba essere rimpatriato e chi no, pare difficile da attuare nel mezzo di una crisi umanitaria.


L’opposizione sospetta che il governo abbia lasciato marcire per dieci giorni l’emergenza di Lampedusa per riuscire più facilmente a impostare una politica di respingimenti, ma in realtà la sensazione è che un po’ tutti siano stati colti di sorpresa dalle dimensioni del fenomeno, forse perchè distratti dalla guerra in Libia e dalla crisi nucleare giapponese. Adesso è tutto più difficile e comunque alcune regioni del Nord e del centro non sembrano disposte ad accogliere indiscriminatamente i fuggiaschi.


Sebbene l’Italia sia stata in passato terra di emigrazione, le scosse sociali dovute all’inedito incrocio tra Africa ed Europa, come rileva il presidente della Repubblica, hanno una portata epocale e si tratta di affrontarne l’impatto con strumenti nuovi. In linea di massima, la maggioranza delle forze politiche sembra comunque d’accordo sull’impossibilità di sostenere un afflusso di decine di migliaia di persone nell’attuale crisi economica. Il grosso degli arrivi è dalla Tunisia dove in questo momento non c’è guerra e dunque prima o poi potrebbe cominciare l’ondata di rimpatri: quello che colpisce è il totale silenzio dell’Ue del quale si occuperà anche il consiglio dei ministri straordinario di domani.


Il tema è intrecciato strettamente con le operazioni militari in Libia e con la scontro diplomatico in atto con Parigi e Londra. Il preannunciato asse italo-tedesco non solo non è emerso ma l’Italia è stata esclusa dalla videoconferenza a quattro tra Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania. Sebbene il comando militare sia passato sotto la guida Nato, continua ad esserci confusione sui reali obiettivi dell’operazione Odissea: la mediazione dell’Unione africana è caduta nel vuoto, e adesso è scesa in campo la Russia che giudica non autorizzati i raid occidentali. La situazione è complicata dalle polemiche interne.


Silvio Berlusconi si è presentato all’udienza del processo Mediatrade (nel quale è imputato per frode fiscale e appropriazione indebita in relazione a diritti televisivi acquistati negli Usa) e ha parlato di accuse ridicole montate ad arte per eliminarlo politicamente. Il premier non ha risparmiato una frecciata alla Consulta proprio mentre il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, denunciava la ‘’guerra civile fredda’’ in corso attraverso l’uso politico della giustizia. L’opposizione respinge questi comportamenti e invita il Cavaliere a chiarire la sua posizione in tribunale senza tante storie. E’ il fronte sul quale il Pd osserva la linea dura, senza possibilità di trattative. Alla Direzione, Pier Luigi Bersani ha difeso però il dialogo avviato con il centrodestra su federalismo e crisi economica perchè, ha spiegato, di fronte alla debolezza del governo il partito deve dimostrarsi responsabile e pronto ad assumere la futura guida del Paese. Per questo motivo, pur riconoscendo il disagio interno, il segretario ha detto che sbaglia chi esce e ha invitato all’ unità. Ma per un rinnovamento vero, secondo Dario Franceschini, servono energie nuove, come un’assemblea dei 1000 talenti italiani piu’ vicini e rappresentativi.


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