Londra, Ok all’esilio del raìs. Nasce il gruppo di contatto

LONDRA – Il Regno Unito ‘’non tratta una partenza di Muammar Gheddafi’’, dice il ministro degli esteri britannico William Hague, ma ‘’questo non impedisce ad altri di farlo’’: cala il sipario sulla Conferenza di Londra sulla Libia con lo scenario di un possibile esilio del rais di Tripoli.


– E’ l’unico modo di fermare il bagno di sangue – ha detto Hamad bin Jabr al-Than,premier e ministro degli esteri del Qatar, primo paese arabo che, dopo la Francia, ha riconosciuto i ribelli del Cnt proponendosi anche come tramite per vendere il petrolio libico e in questo modo finanziare gli sforzi dell’opposizione.
In Libia le cose per gli insorti si mettono male: le forze di Gheddafi ‘’attaccano dal mare e da terra’’ Misurata, ha gettato l’allarme il primo ministro David Cameron inaugurando la riunione di Londra. Cecchini del dittatore ‘’sparano addosso agli abitanti e poi li lascia morire dissanguati in strada’’, ha detto Cameron mentre la Cnn parla di ‘’carneficina’’.


Come proteggere gli abitanti della città libica? A Londra non è stato rafforzato il dispositivo militare. E’ stato costituito invece un Gruppo di Contatto sulla Libia di una ventina di paesi che si riunirà al più presto in Qatar, ma si è cominciato anche a parlare di armare i ribelli, come aveva proposto l’ambasciatore americano all’Onu Susan Rice trovando convergenza nel ministro degli esteri francese Alain Juppe, ma non presso l’alleato britannico.


– La risoluzione Onu – ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton – permetterebbe di farlo.
Ma per il sottosegretario agli esteri britannico Alistair Burt, potrebbe essere ‘’illegale’’. Al di là dei risultati, modesti sulla carta, l’obiettivo di Londra era mostrare a Gheddafi una profusione di bandiere: quasi 40 nazioni sovrane, oltre alla Lega Araba, l’Organizzazione della Conferenza Islamica, la Ue, l’Onu e la Nato che domani assumerà il comando delle operazioni militari. Una prova di coesione uniti convincere il rais che è ora di togliere le tende.


Grande assente a Londra era l’Unione Africana, che fino a ieri doveva esserci: divergenze interne, come ha spiegato Juppe, oppure forse la discrezione di chi dietro le quinte sta negoziando per la partenza del rais da Tripoli?
– E’ stato un giorno importante per la Libia – ha detto Hague -. Abbiamo allargato e approfondito la coalizione.
E’ stata anche l’occasione per un maxi-spot del Cnt in versione giacca e cravatta. Tra i ribelli potrebbero esserci ex tirapiedi di Gheddafi e, come ha detto il comandante supremo della Nato ammraglio James Stadviris, ‘’guizzi’’ di al Qaida e, per capirci di più, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno annunciato l’invio di diplomatici esperti di mondo arabo a Bengasi. Ma intanto Hague ha tenuto a battesimo la nuova compagine portando il portavoce Mahmoud Jibril a incontrare la Clinton e Cameron.


Si è parlato, tra l’altro di come fare fronte ai bisogni finanziari dell’opposizione, dopo che pubblicamente, in una conferenza stampa organizzata dal Foreign Office, i ribelli di sono impegnati tenere, nel dopo Gheddafi, libere elezioni. La riunione, nella scenografica Lancaster House, si è chiusa sulle note di un obiettivo comune: Gheddafi non ha più legittimità e se deve andare.


‘’Idealmente’’ tutti i partecipanti di Londra, Cameron, la Clinton, perfino il Cnt, vorebbero processarlo per crimini di guerra ma se il dittatore accettasse di levarsi di torno di suo nessuno sarebbe scontento: come ha detto alla Bbc Hague, ‘’non sta a noi decidere dove Gheddafi vuole andare in pensione’’.

Frattini: «Nessun salvacondotto»


LONDRA – Gheddafi deve andare via. La parola d’ordine alla Lancaster House, la sede di rappresentanza del Foreign Office che ha ospitato la Conferenza sulla Libia, è una sola: l’uscita di scena del Rais, con un esilio che non significhi però un ‘salvacondotto’ che gli garantisca l’immunità di fronte alla Corte Penale Internazionale (cpi). Una posizione che mette d’accordo tutti, riferisce il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che lascia Londra ‘soddisfatto’ per una riunione che ha avuto un ‘’importante risultato politico’’.


I 37 paesi rappresentati nella capitale britannica dai loro ministri degli Esteri e le 4 organizzazioni internazionali sedute attorno al tavolo, sono infatti ‘’uniti’’ nel giudicare le operazioni militari non un fine ma un mezzo. Perchè – ricorda il capo della diplomazia italiana – l’obiettivo vero è quello di una strategia politica per il dopo Gheddafi che parta dal cessate il fuoco, l’uscita del Rais dal paese ed un dialogo inclusivo che porti ad una Libia democratica e ‘’unita’’, anche con una costituzione per il paese.


E il Cnt assume sempre più un ruolo ‘chiave’: sempre più credibile – dice Frattini – anche sulla luce del ‘manifesto’ che ha portato a Londra (elezioni libere, stato laico, rispetto dei diritti e degli impegni assunti a livello internazionale). E sul possibile esilio del Rais gli occhi si puntano sull’Unione Africana che può ‘’avere un ruolo e far leva’’, seppur con ‘’discrezione’’ come vanno fatte queste cose. L’Ua però ieri a Londra non c’era. E’ stata il grande ‘assente’ della Conferenza: un posto vuoto al tavolo che alcuni hanno letto con la possibilità che l’organizzazione panafricana stia trattando con il regime per una soluzione di uscita.
La tesi ‘ufficiosa’, che circola tra le diplomazie, è che l’Ua non si sia presentata perchè avendo preso le distanze sia dal Cnt sia da Tripoli, non ha voluto partecipare ad una conferenza dove il Comitato di Transizione Nazionale, come rimarcato, è considerato un interlocutore ufficiale e cruciale. L’assenza dell’Ua è stato motivo di ‘’rammarico’’ ha detto Frattini ma non ‘’ci dobbiamo arrendere’’: ‘’intendiamo coinvolgerla’’. E se la parola d’ordine è ‘Via Gheddafi’ – come ribadito anche, tra gli altri, dal segretario di stato americano Hillary Clinton – le posizioni sull’esilio (che l’Italia considera ‘’la migliore tra le opzioni’’) sembrano avvicinarsi sempre più. E mentre a Londra nasce un gruppo di lavoro ‘ristretto’ stabile sulla Libia – con riunioni periodiche a livello di alti funzionari – Roma conferma la sua posizione sull’esilio ma smentisce qualsiasi iniziativa di trattativa. E smentisce le voci, rimbalzate dal nordafrica, secondo le quali Moussa Koussa, ministro degli esteri libico, oggi è atteso a Roma. ‘’Notizia infondata’’, fa sapere la Farnesina mentre anche Palazzo Chigi spiega di non aver notizia di tale arrivo. Smentite che arrivano mentre alcune indiscrezioni lascerebbero intendere che il ministro libico stia per ‘abbandonare’ il regime.
Non si è placata intanto la polemica sulla mancata partecipazione dell’Italia alla videoconferenza di sulla Libia tra Usa, Francia, Gb e Germania.


– Le polemiche strumentali – ha detto Frattini stamane – indeboliscono l’Italia, non il governo Berlusconi.
Ma sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, chiedendo che l’Italia ritiri ‘’la disponibilità delle sue basi’’, visto che non è stata invitata. Dall’opposizione è intervenuto Roberto Menia (Fli), convinto che l’Italia sia stata esclusa per mancanza di autorevolezza. Mentre per Anna Finocchiaro (Pd) ciò che è accaduto è ‘’la prova conclamata’’ che la posizione ‘’ondivaga di Berlusconi’’ sulla Libia ha fatto ‘’prendere le distanze dall’Italia a tutti i paesi europei’’. Felice Belisario (Idv) parla di ‘’esclusione gravissima, emblema di quanto sia irrilevante il peso del governo”. Ma sono solo ‘’chiacchiere’’ per Francesco Casoli (Pdl): la videoconferenza ‘’non ha portato a nessuna decisione’’ quindi, ‘’esserci o meno, non serviva a nulla’’.